Testo © Prof. Paolo Grossoni
Secondo la classificazione APG IV (The Angiosperm Phylogeny Group, 2016, Botanical Journal of the Linnean Society, 181(1): 1-20), quarto aggiornamento della classificazione delle Angiosperme fondata su metodologie di filogenetica molecolare, le Cistaceae appartengono all’ordine Malvales Dumort. (1829), ordine delle Eu-Dicotiledoni, o ‘vere dicotiledoni’, che comprende le specie le cui piante producono granuli pollinici ‘tricolpati’, cioè con la superficie esterna segnata da tre solchi (‘colpi’) longitudinali.
Tramite analisi molecolari è stata poi confermata anche su basi genetiche la costanza della presenza di questo carattere nelle piante della maggior parte delle famiglie tradizionalmente incluse nelle Dicotiledoni.
Le Malvales sono per lo più caratterizzate da fiori perfetti (bisessuali, ipogini e diclamidati, cioè con petali e sepali); la corolla è dialipetala, l’ovario è in genere pluricarpellare e, a seconda delle specie, ogni carpello contiene da 1 a molti ovuli. Il frutto differisce fra le famiglie ed è anch’esso un carattere morfologico importante.
Diversi autori hanno ipotizzato che le prime Cistaceae si siano differenziate nel Terziario verso la fine dell’Eocene, intorno a 40 Ma, tuttavia le prime conferme filogenetiche raggiungono il Miocene, intorno a 18-10 Ma (Guzman e Vargas, 2009, Historical biogeography and character evolution of Cistaceae (Malvales) based on analysis of plastid rbcL and trnL-trnF sequences, Organism Diversity & Evolution, 9(2): 83-99).
Dal momento che tutti i cladi attuali della famiglia sono presenti nel bacino del Mediterraneo anche con numerosi generi e specie, è da ritenere che questa regione geografica sia stata l’area di differenziazione delle cistacee, poi migrate anche nel continente americano.
Ma in ogni caso, i cambiamenti avvenuti alla fine del Messiniano (5,3 Ma) con il rapido ritorno delle acque nel Mare Mediterraneo e l’affermarsi del clima mediterraneo hanno costituito, soprattutto lungo la fascia costiera, ambienti particolarmente idonei per questi taxa che hanno così potuto ulteriormente differenziarsi, arrivando spesso a caratterizzare e condizionare le nuove formazioni vegetali.
Quindi, più che un isolamento geografico, sono state le condizioni ecologiche a favorire lo sviluppo delle cistacee.
Alla famiglia delle Cistaceae Juss. (1789) appartengono piante caratteristiche di ambienti sia tropicali sia temperati anche freddi come quelli montani o continentali purché luminosi e più o meno aridi.
Sono prevalentemente specie arbustive (nanofanerofita) e basso-arbustive (camefita), ma non mancano piante erbacee annuali o perenni. Secondo il WFO World Flora Online (2024) attualmente esse comprendono 220 specie raggruppate in 8 generi e, rispetto al precedente ordinamento tassonomico di questa famiglia (cfr. ‘The Plant List 2013’), sono stati cassati i generi Halimium (Dunal) Spach e Horanthes (Raf.) e vi è stato trasferito il genere Pakaraimaea Maguire & P.S.Ashton.
I generi sono:
Cistus L. – 34 specie, piante nanofanerofite (NP). L’areale comprende il bacino del Mediterraneo, dalla Macaronesia (isole Canarie) e dalla penisola iberica alla Grecia; prosegue poi dalla penisola anatolica all’Asia occidentale fino all’Iran nord-occidentale e a tutta l’Africa settentrionale con l’esclusione dell’Egitto. Diverse specie vengono impiegate in ambito ornamentale.
Crocanthemum Spach – 20 specie, piante camefite suffruticose (Ch suffr.) e nanofanerofite (NP). L’areale comprende buona parte del Nord America, quasi tutta l’America centrale e, fortemente disgiunto, l’America meridionale, dal Brasile meridionale, all’Argentina settentrionale. Di scarso interesse applicato.
Fumana (Dunal) Spach – 19 specie, tutte piante nanofanerofite (NP). L’areale è esteso dalla Scandinavia all’Europa mediterranea e prosegue nell’Asia occidentale e nel Nord Africa, Di scarso interesse applicato.
Helianthemum Mill. – 112 specie, piante erbacee, terofite e soprattutto emicriptofite (H), e camefite suffruticose (Ch suffr.). È il genere con l’areale più esteso della famiglia e comprende l’Europa e le isole Canarie, il Nord Africa, l’Asia occidentale, la Cina centro-settentrionale e la Mongolia Interna; è inoltre presente nell’America centrale. Diverse specie vengono impiegate in ambito ornamentale.
Hudsonia L. – 3 specie, piante camefite suffruticose (Ch suffr.) diffuse nel Nord America fino ai Northwest Territories canadesi. Di scarso interesse applicato.
Lechea Kalm – 18 specie, piante erbacee emicriptofite (H) e camefite suffruticose (Ch suffr.); sono spontanee nel Nord America e nell’America centrale. Di scarso interesse applicato.
Pakaraimaea Maguire & P.S.Ashton, – 1 specie, pianta arborea (P scap). Pakaraimaea dipterocarpacea Maguire & P.S.Ashton è un endemismo arboreo della Guyana e del Venezuela che precedentemente era inserito nella sottofamiglia Pakaraimoideae delle Dipterocarpaceae. Di scarso interesse applicato.
Tuberaria (Dunal) Spach – 13 specie, piante erbacee in maggioranza emicriptofite (H), ma anche alcune terofite annuali (T). Sono originarie dell’Europa occidentale e di quella mediterranea, del Nord Africa (con l’esclusione dell’Egitto) e delle regioni mediterranee dell’Asia occidentale. Alcune trovano impiego come piante ornamentali.
L’areale della famiglia Cistaceae è quindi incentrato su due centri principali di diffusione: il primo, e il più antico, è costituito dall’Europa, dall’arcipelago delle Canarie e dalle regioni dell’Africa settentrionale e dell’Asia centrale e occidentale; il secondo è quello americano che è prevalentemente settentrionale, ma interessa anche alcune regioni del Centro e del Sud America.
I generi delle Cistaceae sono considerati ‘critici’ perché non è sempre chiaramente identificabile l’attribuzione a un determinato genere o a un taxon sottogenerico. Specialmente nei generi in cui più specie convivono negli stessi territori (specie simpatriche) queste incertezze derivano soprattutto dalla relativa capacità di ibridazione non solo fra specie dello stesso genere, ma anche di generi diversi o con forme ibride dovute a precedenti incroci.
Le recenti ricerche filogenetiche su base molecolare, affinando le conoscenze sui rapporti nelle specie e fra le specie, permettono di aggiornare e revisionare la posizione tassonomica e gerarchica dei taxa e i rapporti intergenerici. È per queste ragioni che i generi Halimium e Horanthes sono stati invalidati e le loro specie sono state attribuite ad altri generi delle Cistaceae. Queste revisioni hanno anche originato nei generi della famiglia variazioni e fluttuazioni anche sensibili nel numero delle specie.
Le cistacee, siano esse erbacee o legnose, hanno fusti cilindrici o tetragonali che, in molte specie, sono più o meno pubescenti per la presenza di peli di protezione e/o ghiandolari. Le foglie sono semplici, sempreverdi (con l’ovvia eccezione delle specie annuali), picciolate o sessili, stipulate (Tuberaria) o non stipulate, pubescenti in diversi taxa.
Cistus, Fumana (in parte), Helianthemum e Tuberaria (in parte) hanno foglie opposte mentre Crocanthemum, Fumana (in parte), Hudsonia, Lechea, Pakaraimaea e Tuberaria (in parte) hanno foglie alterne; in diverse specie erbacee le foglie basali sono disposte in verticilli. La lamina è mononervia o parallelinervia per la presenza di 1 o 3 (5) nervature che iniziano dall’inserimento della lamina stessa la quale non è mai lobata e ha margini interi spesso revoluti o ondulati (raramente crenati o serrati). Nei generi americani Lechea e Hudsonia alcune specie hanno le foglie squamiformi o ericoidi.
I fiori, ermafroditi, attinomorfi e ipogini, sono solitari o riuniti a formare un’infiorescenza che, a seconda delle specie, può essere definita (cimosa), con crescita simpodiale, indefinita (racemosa), con crescita monopodiale.
I fiori, sessili o peduncolati, anche vistosi ma in genere molto effimeri, hanno la corolla formata da 5 petali, raramente 3 (Lechea e Tuberaria), di colore bianco, giallo o rosso ma in alcuni casi anche marroni, rosa, fucsia, arancio; a volte, anche sulla stessa infiorescenza, in Crocanthemum, Fumana, Helianthemum, Lechea ai fiori normalmente casmogami si possono accompagnare fiori cleistogami con corolla assente o fortemente ridotta. Il calice è formato da 3-5 sepali più o meno persistenti.
Gli stami sono in numero molto variante fra le specie (da 3-5 a 100-200); in molti casi, quando vengono stimolati dagli insetti essi, si curvano verso l’esterno ricoprendo così di polline il pronubo ma, nello stesso tempo, lasciando scoperto lo stigma. In questo modo, anche in carenza di impollinatori, viene garantita la produzione di semi. L’ovario è supero con (2) 3-5 (12) carpelli e 1 stigma (3 in Lechea).
Con l’eccezione dei fiori cleistogami, l’impollinazione è entomogama; anche se la maggior parte delle specie non hanno nettari, i fiori vi suppliscono con una notevole produzione di polline. Alcuni cisti secernano una piccola quantità di nettare, ma Cistus ladanifer è una clamorosa eccezione perché ne produce in abbondanza.
Il frutto è una capsula loculicida, che matura nell’anno, formata da (2) 3-5 (6-12) valve contenenti da 1-2 (Hudsonia) a un migliaio (Cistus) semi per capsula, molto piccoli con diametri fra 0,5 e 1,5 mm. Essi sono bitegumentati e includono un embrione provvisto di cotiledoni ellittico-orbicolari fortemente ricurvi intorno all’embrione.
I tegumenti e la morfologia dell’embrione conferiscono al seme una particolare resistenza alla perdita di acqua e alle forti pressioni meccaniche; in diversi taxa permette anche di tollerare elevate temperature dovute al fuoco (pirofitismo).
Diverse cistacee (Cistus, Fumana, Heliathemum, Pakaraimaea dipterocarpacea) instaurano associazioni ectomicorriziche con numerosi basidiomiceti e ascomiceti (fra cui funghi del genere Tuber).
La famiglia conta attualmente (2024) i seguenti generi: Cistus, Crocanthemum, Fumana, Heliathemum, Hudsonia, Lechea, Pakaraimaea, Tuberaria.
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