Famiglia : Muscicapidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Che la natura abbia a volte comportamenti poco comprensibili per noi umani, è un fatto acclamato e risaputo. La nostra innata fretta di voler capire in tempi ristretti problemi che la natura ha risolto in centinaia di migliaia di anni, ci induce a volte a dare una giustificazione che soddisfi più la nostra curiosità che la realtà dei fatti, facendoci dimenticare che a monte di tutto ci sono fili conduttori indiscutibili ed inappellabili, plausibili e naturali, chiamati evoluzione e convergenza evolutiva. Specie diverse che condividono lo stesso habitat, si evolvono e sviluppano comportamenti ed adattamenti simili.
In effetti sarebbe altrimenti difficile comprendere il perché due specie di uccelli appartenenti al medesimo genere, talmente somiglianti da confondersi, con abitudini alimentari coincidenti e che vivono nello stesso territorio durante la nidificazione, quali il Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) ed il ben noto e simile Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus), d’inverno uno decida di spostarsi di poco e l’altro di intraprendere un viaggio di migliaia di km ed addentrarsi in aree tropicali pericolose e remote.
Così pure la Ballerina gialla (Motacilla cinerea) e la Cutrettola (Motacilla flava) praticamente simili, stesso genere, stessa alimentazione, stesso territorio e diversa destinazione invernale.
Ancora l’Averla cenerina (Lanius minor) e l’Averla maggiore (Lanius excubitor) ed anche il Saltimpalo (Saxicola torquatus) e lo stiaccino che qui descriviamo.
Lo Stiaccino (Saxicola rubetra Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Muscicapidae, seppure in precedenza collocato nei Turdidae ed è praticamente nel paleartico il sosia estivo del saltimpalo.
Un grazioso e minuto uccellino molto colorato, molto territoriale e molto timido ma che riesce ad attirare l’attenzione posandosi su i più piccoli rilievi del terreno o i pochi arbusti presenti nel brullo territorio che ama frequentare. Molto simile nel comportamento al saltimpalo, con il quale può essere facilmente confuso, in particolare durante la migrazione primaverile, quando condivide appieno il territorio, lo si vede cacciare insetti con azioni molto simili al suo congenere. Dal posatoio su cui è posato eccolo improvvisamente buttarsi a terra e dopo una breve corsetta, acchiappare rapidamente un insetto od un bruco mimetizzato nell’erba e poi risalire in alto a consumare la preda.
Al contrario del primo che ha una modalità di caccia molto aerea, lo stiaccino è più terricolo ed usa il posatoio solo per osservare il terreno circostante per poi scendere al suolo e rimanerci anche per alcuni istanti.
A volte razzola e zampetta tra l’erba bassa, saltellando sulle zolle e sui sassi sparsi sul terreno, rimanendo poi a riposare standosene ben dritto ed impettito su una piccola pietra alta pochi centimetri. In questa posizione passa quasi inosservato in quanto il suo colore si amalgama perfettamente col terreno circostante.
L’etimologia del nome scientifico del genere Saxicola trae origine dall’unione di due termini latini “saxus” = sasso e “cola” da “colere” = abitare appunto per l’habitat abituale frequentato dalla specie; rubetra deriva sempre dal latino “rubus” = rovo ma anche con un diretto riferimento ad Aristotele che parlava, indicandolo con questo nome, di un uccello similare che si nutriva di bruchi raccolti a terra.
Come al solito la fantasia italiana nell’affibbiare nomi particolari, a volte neppure strettamente riferibili al soggetto nominato e derivati da modi di dire oppure da gerghi dialettali o da storpiature impronunciabili di altri nomi, ha dato i suoi frutti anche con lo stiaccino. I toscani in questo caso, sembra abbiamo coniato questo termine derivandolo dal loro modo di pronunciare il verbo schiacciare-stiacciare, riprendendo il comportamento a volte tenuto da questo uccelletto quando a terra che sembra nascondersi dietro ogni corrugamento. Gli inglesi invece la pensano al contrario chiamandolo Whinchat riferendosi alla pianta del Ginestrone o Ginestra spinosa (Ulex europaeus) detta “whin”, dove questo uccello ama posarsi abitualmente. Sempre in Europa è chiamato in tedesco Braunkehlchen, in spagnolo Tarabilla Norteña, in francese Tarier des prés, in portoghese Cartaxo-nortenho ed un simpatico Mamijironobitaki in giapponese.
Zoogeografia
Lo stiaccino occupa quasi totalmente il continente europeo, l’area caucasica e la parte asiatica siberiana occidentale. In Europa è ampiamente diffuso nella parte centro orientale, così pure nella parte settentrionale, nell’intera Russia europea, con attenuazione delle presenza scendendo nella parte mediterranea.
Occupa tutta l’area pirenaica ma attenua la sua presenza nella penisola iberica dove è poco localizzato ed addirittura mancante nella parte centro meridionale. Manca anche in Grecia ed Islanda, in Francia è presente a macchia di leopardo mentre in Italia è ben diffuso sulle Alpi, mentre sull’Appennino ha aree totalmente scoperte e la sua diffusione si fa sempre più rada scendendo a sud. Manca nelle isole principali.
Lo stiaccino è un migratore a lungo raggio che sverna in Africa nell’area subsahariana dal Senegal all’Etiopia, coprendo nella parte orientale tutta la Rift Valley fino a raggiungere la Tanzania. La specie è monotipica per cui non sono state classificate sottospecie anche se si stanno valutando delle particolarità riscontrate in alcune popolazioni.
Ecologia-Habitat
Come detto in precedenza lo stiaccino occupa habitat collinari e montagnosi in paesaggi piuttosto brulli e poco alberati, con vegetazione scarsa formata da piccoli arbusti od anche di solo essenze erbose in particolare nella parte meridionale dell’areale mentre nel nord del territorio è presente anche in pianure con simili caratteristiche.
Sulle catene montuose italiane si insedia fino a 2000 m di altitudine scegliendo d’abitudine falde esposte a sud come tipico delle specie appartenenti al suo genere. Nell’estremo nord frequenta infatti anche brughiere al limite della tundra, prati umidi ed anche acquitrinosi, un tappeto erboso poco profondo o con erica e a volte completamente spoglio e sassoso.
Al contrario del saltimpalo che frequenta anche zone coltivate ed antropizzate, lo stiaccino è piuttosto solitario anche negli habitat, scegliendo abitualmente praterie collinari soggette unicamente all’alpeggio estivo di animali o ad un’unica od occasionale falciatura stagionale. Queste situazioni rendono l’ambiente particolarmente ricco di insetti di cui si nutrono e alquanto salutare visto che non soffrono i malanni di un uso indiscriminato di diserbanti ed insetticidi. Durante lo svernamento in Africa, occupa ambienti di ogni tipo ma sempre poco alberati ed aridi. Non disdegna zone sassose, aree al limite di paludi, praterie prossime alle savane e prati di montagna.
Morfofisiologia
Lo stiaccino è un uccelletto elegante e con una silhouette leggermente più snella del saltimpalo, pur avendo una coda ancora più corta del suo congenere.
Ha anche una postura più orizzontale quando posato che rende di conseguenza la sua figura più slanciata e meno tozza di quella del saltimpalo che è praticamente verticale nel portamento.
Ma queste particolarità non sono certo le uniche o sufficienti per distinguere questo uccello da specie simili. Dal saltimpalo si distingue principalmente e di primo acchito dal sopracciglio bianco, ben visibile anche da distante e sempre presente in ogni livrea stagionale sia del maschio che della femmina.
Senza questo riferimento immediato lo si potrebbe facilmente confondere con il congenere in quanto i colori rossastri ed alcune sprazzi neri sono presenti in entrambe le specie.
Lo stiaccino maschio ha una livrea nuziale ben accentuata nei colori e mostra il petto aranciato fin quasi al ventre che rimane sempre biancastro, la testa con una accentuata mascherina nera delimitata nella parte superiore da un nettissimo sopracciglio bianco che si protrae fin sulla nuca ripreso da una linea malare ben distinta ed altrettanto bianca.
Il capo è grigio striato di ocraceo, con un disegno che si ripropone e prosegue fin sulla copertura alare. Coda e remiganti marroni con penne frangiate di ocra.
La femmina è alquanto simile al maschio fatto salvo la mancanza del nero intenso sulla mascherina facciale e della vivacità dei colori. Nella livrea invernale il maschio si scolora notevolmente nelle tonalità e diventa molto simile alla partner. I giovani appena involati hanno una livrea abbastanza insignificante, un piumaggio marroncino punteggiato da macchie nerastre sul petto che poi si accentuano durante il piumaggio del primo inverno.
Misura 12 cm in lunghezza, un peso di 18 g ed una buona apertura alare di 25 cm caratteristica di una specie fortemente migratoria.
Etologia-Biologia riproduttiva
Specie molto terricola sfrutta nella caccia anche l’appostamento da un piccolo rilievo che può essere un arbusto, una roccia od anche uno stelo rinsecchito di un’erbaccia e da questo posatoio si getta a terra colpendo immancabilmente la preda.
Lo usa anche per effettuare quei brevi voletti rapidi e brevissimi, spesso verticali per acchiappare al volo una farfallina od uno sprovveduto dittero.
Lo stiaccino è prevalentemente insettivoro per gran parte dell’anno in particolare durante la nidificazione ma in autunno spesso integra l’alimentazione con bacche e semi probabilmente per integrare al massimo le energie necessarie per la lunghissima migrazione.
Si nutre di bruchi, ragni e larve ma anche crisalidi di insetti e lumachine che cattura in continuazione durante la giornata con pochissimi momenti di pausa.
Come detto, l’areale preferito per la nidificazione è prettamente subalpino e formato da prati a pascolo con manto erboso intervallato da rocce affioranti e con bassi arbusti.
Il nido è sempre costruito a terra, in un leggero avvallamento o sulla cresta di una leggera increspatura, immerso nella vegetazione e coperto dalla stessa tanto da formare una copertura protettrice che lo nasconde completamente alla vista.
La femmina scava una leggera depressione e la riempie di muschio, di erbe secche e di piccole radicette fino a formare una coppa larga e non molto profonda nella quale vengono deposte da 5 a 7 uova di un bel colore celeste a volte leggermente e finemente punteggiate di rossastro.
La cova effettuata dalla sola femmina, dura un paio di settimane ed i piccoli rimangono nel nido per altri 17-18 giorni anche se dipendono dai genitori per altro periodo dopo l’involo. Generalmente effettua due nidiate all’anno.
Uccello molto solitario durante la fase riproduttiva diventa invece molto sociale al momento del ritorno primaverile nelle aree di nidificazione.
Nei giorni di pieno movimento migratorio, si possono osservare ai piedi dei rilievi montani, raggruppamenti di molte decine di individui appollaiati a grappolo su cespugli o su recinzioni o fili elettrici, in attesa del momento propizio per effettuare l’ultimo balzo che li porterà sui luoghi di nidificazione.
Talvolta questa attesa si prolunga per diverse settimane dando l’illusione che la presenza di questo uccello, in un area non abituale alla nidificazione, sia premonitrice di una sua anomala riproduzione in loco.
L’avanzare della stagione nelle aree planiziali, non coincide con la situazione climatica montana ed il piccolo stiaccino sa istintivamente di dover attendere il completo scioglimento del manto nevoso nei suoi luoghi natii, per poter dare inizio ad una nuova stagione riproduttiva.
Sinonimi
Motacilla rubetra Linnaeus, 1758.
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