Famiglia : Corvidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Chissà mai perché quando si parla di Gazza, subito le si accolla l’attributo di ladra, come se fosse l’unica caratteristica peculiare di questo uccello.
E pensare che in nessun’altra parte del mondo viene usato questo epiteto offensivo.
Chi la chiama semplicemente codalunga, chi chiacchierona, chi caudata, chi comune, chi europea ma mai ladra.
Tuttavia anche se farsi chiamare in questo modo non è certo piacevole, sulla gazza ha sempre avuto un significato diverso, divertente, un particolare che ha sempre creato attorno a lei un alone di simpatia e benevolenza.
Questa particolarità spesso è stata usata in letteratura, in divertenti commedie e persino nella musica operistica per creare quelle particolari situazioni tragicomiche che alla fine del racconto si dipanano incolpando la gazza ladra di turno, attrice inconsapevole di misfatti prima addebitati agli attori della commedia.
Ne sa qualcosa Rossini che due secoli orsono, con la sua famosissima ed omonima opera lirica, l’ha resa simpaticamente famosa nel mondo intero. Certamente è stato uno dei principali promotori di questa pubblicità.
La gazza non è poi ladra come si suole immaginare ma è semplicemente attratta dal luccichio degli oggetti abbandonati dall’uomo che l’attirano curiosamente come accade per molti altri uccelli.
Diversi rapaci anch’essi curiosi, si avvicinano spesso ad oggetti luccicanti, così pure le Allodole (Alauda arvensis) con i fatidici specchietti ma anche altri pennuti cercano e rubano oggettini colorati come gli uccelli giardinieri australiani (famiglia Ptilonorhynchidae) che adornano i loro nidi con gingilli impensabili per attrarre la femmina. Quindi più che di ladra sarebbe meglio parlare di curiosa.
Molti indicano come origine di questo nome il fatto che la gazza effettivamente ruba e molto ma si tratta come vedremo, dei piccoli di altri nidi ma non per nasconderli o rapirli, come raccontato nella tradizione popolare ma peggio ancora per mangiarseli.
La Gazza europea o Gazza comune (Pica pica Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Corvidae.
Essendo un uccello comune, ben visibile e quindi ben conosciuto da tutti, alla Gazza sono stati affibbiati moltissimi nomi locali a volte simpatici altre volte amichevoli come d’uso per gli animali di compagnia.
In un breve elencazione da nord a sud dell’Italia, troviamo Berta, Checca, Pica, Sgasa, Gaza, Cacciagole, Carcarazza, Ciaula, Gaisgia, Ciabòt, Tapagi, Ciadel, Fracass, Azzera, Calacòle, Ciola, Cola, Cóle, Còlecòle, Aiòsa, Ajassa, Agassa. Termini tutti riferiti al notevole chiasso che abitualmente questo uccello fa nella sua vita quotidiana.
È chiamata Magpie in inglese, Elster in tedesco, Urraca comun in spagnolo, Pie bavarde in Francese e Pega rabuda in portoghese.
Particolare l’origine del termine inglese di magpie che viene usato comunemente in gergo anche per indicare un raccoglitore di oggetti piccoli ed inutili ma anche per additare una persona pettegola e chiacchierona.
D’altra parte l’etimologia del binomio scientifico Pica pica deriva dal termine classico latino “pica” = chiassoso, allegro, poi diventato successivamente “gaium” = gaio derivando dal nome proprio Gaio, un tipo che probabilmente sprigionava allegria da tutti i pori !
Molte leggende e tradizioni accompagnano questo uccello nei vari d’angoli d’Europa, alcuni sono aneddoti simpatici altri male auguranti ma come si sa le origini di questo folclore, legato alla natura, si perde spesso nella notte dei tempi, quando l’umanità soffriva di paure ataviche e temeva streghe ed animali mostruosi sconosciuti e mai visti.
Nel mondo anglosassone una di queste storielle è entrata nella tradizione locale tanto da essere interpretata anche dai bambini in una Nursery Rhyme molto conosciuta e nel comportamento di ogni giorno anche fra gli adulti, una tradizione da loro stessi spesso sconosciuta ma tuttora praticata.
Alla vista di una gazza è istintivo rivolgerle metaforicamente un saluto per evitare una prossima sventura, salutandola cordialmente con un “Buongiorno Signor Gazza, come sta sua moglie ?” accennando un’alzata di cappello per riverenza.
Una tipica reazione scaramantica molto simile al colpetto che ci si dà sulla fronte per ricordarci la disgrazia che abbiamo avuto nel vedere un gatto nero attraversarci la strada. Quando però l’incontro coinvolge più gazze la situazione cambia in meglio. Nella simpatica poesiola infantile recitata anche per il corvo, con il quale la gazza sembra condivida la sfortuna dell’incontro, più uccelli si vedono e più il risultato è positivo.
“Una per un dispiacere, due per una gioia, tre per un matrimonio e quattro per una nascita”
(One for sorrow, Two for mirth, Three for a wedding, Four for a birth).
Altri si sono allungati fino a sette forse alla ricerca forsennata di migliori risultati.
“Una un dispiacere, due una gioia, tre una ragazza, quattro un ragazzo, cinque argento, sei oro e sette un secreto da conservare”.
(One for sorrow, Two for joy, Three for a girl, Four for a boy, Five for silver, Six for gold, Seven for a secret never to be told).
Zoogeografia
Pica pica ha un vastissimo areale che occupa totalmente l’Europa, l’Asia continentale e temperata fino ad occupare la Kamchatka e le coste Siberiane del Pacifico, le coste africane mediterranee di nordovest ed il Canada occidentale fino all’Alaska. Non vi è territorio disabitato in Europa se non le Alpi e gli Appennini a quote elevate, l’estremo nord della Scozia e l’Islanda.
È presente persino a Capo Nord in Norvegia. Stranamente e senza ancora un valido motivo plausibile, manca in Sardegna, in Corsica, nelle Baleari ed a Creta.
Ecologia-Habitat
L’opportunismo, l’intelligenza e l’adattabilità di Pica pica sono stati fortemente d’aiuto nell’occupazione di ogni tipo di ambiente terrestre dove vi sia anche il minimo indispensabile per garantire la sua sopravvivenza.
Dalle tundre desolate alle zone predesertiche ma con vicinanza dell’acqua, da aree a coltivazione intensiva alle coste marine, dalle città più trafficate a boschi fitti e selvaggi, insomma non vi è luogo dove questo uccello non si sia insediato.
È anche salito in altitudine fermandosi però, in Europa, ai 1500 metri mentre in Asia, come ad esempio nel Bhutan, vive placidamente anche in valli a 3.000 metri.
Ancora oggi non si capisce però cosa l’abbia trattenuto nel passato, ad invadere aree limitate da un semplice corso d’acqua come fosse un confine invalicabile per poi improvvisamente occuparle in massa fino a rendere la sua presenza opprimente.
Occupazioni continue a volte improvvisamente bloccate per anni per poi di nuovo mettersi in movimento senza un minimo tentennamento. Con queste azioni si è vista l’occupazione repentina, dopo decenni di titubante assedio nell’hinterland come se in attesa di rinforzi, di spazi cittadini nelle metropoli del sud Europa quando già da molti anni l’operazione si era conclusa in quelle del nord del Continente.
Morfofisiologia
Pica pica è un corvide di media misura ma con dimensioni esaltate enormemente dalla lunghissima coda che raggiunge da sola oltre 25 cm di lunghezza su una lunghezza totale di 45 cm. Il peso è ridotto a soli 200 g e l’apertura alare di 60 cm.
La livrea della gazza, vista a distanza, evidenzia un uccello praticamente bianco e nero ma che da vicino con il riflesso della luce solare, rivela invece inaspettate colorazioni bronzee multicolori.
A parte il ventre, i fianchi e la banda alare che sono di un bianco niveo, le altri parti del corpo sono totalmente nere corvino opaco, fatte salve le ali e l’immensa coda che riflettono quella tavolozza di colori che va dal rossastro al blu, dall’azzurro al verde, dal giallastro al bronzeo.
È probabile che la coda, posseduta anche dalla femmina, abbia solo una funzione di corteggiamento viste le difficoltà che provoca durante il volo e l’assoluta inutilizzazione in altre occasioni ma il problema si enfatizza maggiormente nel momento della cova, visto che il nido è certamente inadatto a contenere una simile appendice. Come nel caso del Codibugnolo (Aegithalos caudatus), è forse più di ostacolo che di pratico utilizzo.
Il becco totalmente nero, è robustissimo, conico e massiccio, adatto a qualsiasi utilizzo. Le zampe anch’esse nere con calzoni del medesimo colore sono in netto contrasto con il ventre bianchissimo.
I giovani di vestono in breve tempo la medesima livrea degli adulti e sono riconoscibili più per la momentanea e ridotta lunghezza della coda e per la brillantezza delle penne che non per la livrea in generale.
Sono state classificate una decina di sottospecie fra le quali, degna di nota, la Pica pica mauritanica tipica dell’Atlante marocchino ed algerino che evidenzia una piccola macchia post oculare di un bell’azzurro brillante.
Etologia-Biologia riproduttiva
Come tutti i Corvidi anche Pica pica ha una notevole intelligenza, unita ad un atavico istinto di curiosità e di indole esplorativa.
Certamente queste virtù hanno fatto si che la sua specie si sviluppasse ed occupasse territori sempre nuovi, adattandosi continuamente alle diverse situazioni incontrate durante questo cammino.
Questa sua intelligenza unita alla atavica curiosità, gli fa meritare il titolo di uno degli uccelli più intelligenti nel mondo alato. Forse le manca un po’ la parola ma con certezza si sa di soggetti che riescono ad emettere suoni gutturali molto simili alla voce umana.
È un uccello molto ciarliero e la sua presenza è sempre segnalata dal ke ke ke ke emesso continuamente ed in qualsiasi occasione. Stesso suono per segnalare la sua presenza, sempre lo stesso canto per richiamare i suoi simili, il medesimo per segnalare predatori e sempre lo stesso anche durante le gazzarre che si creano nei gruppi durante il periodo post riproduttivo.
Certamente monotona ma anche alquanto noiosa quando prossima ad abitazioni dove è subito pronta a litigare, emettendo sempre il solito squillante e caratteristico “ke ke ke ke”, col gatto di casa o con il cagnolino che abbaia od anche con un passante ignaro della sua presenza ed assolutamente innocuo per la sua incolumità.
Un martirio, dicono chi l’ha nidificante sull’albero in giardino.
Come tutti i corvidi, Pica pica si riproduce una volta l’anno durante la bella stagione e questo periodo diventa l’inferno per tutti gli uccelletti che nidificano nei pressi del suo nido.
Infatti la gazza spesso nutre i suoi nidiacei con i piccoli di altri uccelli nei cui nidi va a rapinare non appena si avvede della loro presenza.
Alla necessità mangia anche le loro uova per cui attorno al suo territorio crea praticamente un deserto per quegli uccelli che hanno un nido evidente ed a portata di mano.
Tipico comportamento, questo, anche della cornacchia grigia (Corvus cornix) con la quale non solo condivide gran parte del territorio ma anche il vizietto di frugare nel nido altrui, compresi i loro.
Da uno studio inglese si è rilevato che non vi è praticamente nulla che la gazza non mangi. È insettivora e granivora, è necrofaga e frugivora, mangia pescetti e rane ma non perdona topolini e pulcini anche domestici. Se in più aggiungiamo che è anche ladra per antonomasia ecco elencati tutti i suoi pregi.
Viene costruito un nido molto voluminoso fra le alte fronde di alberi formato da una piattaforma di robusti rami intrecciati e cementati fra loro con fanghiglia e lunghe radici, con una coppa centrale profonda che viene addobbata con piccoli steli d’erba secca e peli di animali.
Sopra di esso viene costruito un tetto di rametti spesso spinosi che avvolge totalmente il nido, lasciando una piccola apertura laterale che serve come porta di accesso al nido. Pur essendo grande e capiente non è certo sufficiente per ospitare durante la cova, un uccello con una coda di una spanna ed alla nascita una numerosa e straripante figliolanza. Eppure il nido è resistentissimo e può essere riutilizzato, dopo un ammodernamento primaverile, anche nelle stagioni successive.
Le gazze sono monogame e spesso hanno un legame indissolubile durante l’intera vita. La gazza depone abitualmente 5-8 uova di colore azzurrognolo verdastro, densamente picchiettati di brunastro. Molto simili a quelle del merlo (Turdus merula) ma naturalmente di dimensioni maggiori, tuttavia molto piccole per un uccello di queste dimensioni. La cova dura oltre tre settimane ed i piccoli rimangono nel nido per altri 25 giorni. Entrambi i genitori provvedono alla cura dei nidiacei che sono seguiti anche dopo l’involo e fino all’inizio della successiva stagione di nidificazione.
È frequente in autunno ed inverno vedere delle bande consistenti di questi uccelli, verosimilmente gruppi familiari allargati, scorrazzare per le campagne nel loro abituale parapiglia vociante. Questo periodo dura fino alla primavera successiva quando le coppie si dividono per occupare il loro territorio. È un uccello molto territoriale e difende aspramente il suo spazio vitale. Non è, e difficilmente lo sarà anche in futuro, specie a rischio, vista la vastità del suo areale ed il gran numero di esemplari presenti nelle diverse popolazioni.
La gazza negli ultimi decenni è entrata anche nel gergo popolare. Nel secolo scorso le vetture della gendarmeria parigina erano chiamate pies = gazze per il loro colore bianco e nero. L’Inghilterra non è da meno con la squadra del Newcastle upon Tyne in Scozia chiamata Magpie sempre per il colore delle maglie bianconere.
Sinonimi
Corvus pica Linnaeus, 1758.
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