Famiglia : Alcedinidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Nel 1990 la Perth Mint Western Australia, la zecca Australiana, decise di coniare una moneta alquanto strana, non tanto per quanto effigiato sulle due facce della medaglia e neppure per il materiale di cui era composta ma per le inusuali misure.
Si trattava di una moneta lingotto dal peso di 1 kg, larga una decina di centimetri ed alta 1,5 composta da oltre 32 once di purissimo argento. Considerate le misure ed il peso, non era certo una moneta circolante ma stimolò così tanto il mercato dell’investimento aureo ed anche il nazionalismo australiano, da diventare un simbolo che ogni famiglia volle tenere nelle loro case. Si trattava del Silver Kookaburra una moneta sulla quale erano rappresentate su una faccia la Regina Elizabetta II d’Inghilterra e sull’altra questo simpatico, comunissimo e spesso noiosissimo uccello sghignazzante, di nome appunto kookaburra.
Solitamente siamo abituati a pensare che i martin pescatori siano uccelli che vivono immancabilmente in prossimità dell’acqua dalla quale traggono il cibo per il loro sostentamento mentre la realtà mostra che diversi generi e specie di uccelli appartenenti a questo gruppo, hanno comportamenti e habitat ben diversi.
Il celebre Kookaburra sghignazzante (Dacelo novaeguineae Hermann, 1783) è uno di questi. Infatti appartiene all’ordine dei Coraciiformes ed alla famiglia degli Alcedinidae, la stessa nella quale sono collocati diverse specie di martin pescatori.
L’Australia, luogo che ospita due dei quattro appartenenti a questo genere, è un paese pieno di simboli così particolari e diversi fra loro che non troverebbe difficoltà a rappresentarli come emblemi della loro nazione.
Già il loro stemma nazionale ospita canguri ed emù, cigni neri e allodole gazza, in rappresentanza delle diverse regioni che la compongono, altri sono ricordati in altre ricorrenze quali l’ornitorinco, l’echidna, il koala, il vombato, il dingo ma uno prevale su di tutti per la sua simpatia e per la socialità che ha consolidato nel tempo con l’essere umano.
Tanta è la popolarità che non vi è campo che non abbia il suo riferimento.
Francobolli, monete, canzoni, racconti per bambini, mascotte di squadre sportive, perfino il simbolo di precedenti Olimpiadi portano il suo nome. Il kookaburra è onnipresente in quasi tutti i luoghi abitati dell’Australia e condivide pacificamente e senza alcun timore, ambienti ed attività umane.
Il suo nome ha origine onomatopeiche e ripete quello affibbiato dagli antichi aborigeni di “guuguubarra”, a imitazione del suo forte e sguaiato richiamo. La sua presenza non passa inosservata in quanto a tutte le ore del giorno, e purtroppo per chi lo ha vicino anche all’alba, si mette bene in vista su qualche ramo secco o lampione, spesso in coppia se non addirittura in piccoli gruppi ed inizia ad emettere questi sgraziati, fortissimi e spesso laceranti versacci.
Anche il nome vernacolare di sghignazzante dato dagli australiani non smentisce il tipo di verso che emette.
Infine è un uccello molto confidente, senza alcun timore della presenza umana tanto da diventare nelle zone rurali ed anche in alcuni parchi pubblici, un animale domestico ma libero ed indipendente che a volte arriva ad accettare il cibo direttamente dalle mani dell’uomo. Viene spesso ammaestrato e tenuto in cattività mostrando un carattere amichevole e molto sociale tanto da divenire praticamente un animale di casa.
Altri nomi dati a questo uccello nelle varie lingue sono: in inglese Laughing Kookaburra, in tedesco Jägerliest in francese Martin-chasseur géant, in spagnolo Cucaburra, in portoghese Kokaburra ed in giapponese un divertente Waraikawasemi.
L’etimologia del genere Dacelo coniata da Leach nel 1815 è un vero nonsenso linguistico, frutto di cattivo gusto o meglio ancora di una forma offensiva della serietà del mondo scientifico, considerato che prende lo spunto da un modo puerile di coniare neologismi in uso nel primo Medio Evo. Infatti è un anagramma del termine latino “Alcedo” = martin pescatore come lo è Cedola e Lacedo altri generi anch’essi anagramma dello stesso nome. Scherzi dei classificatori di altri tempi.
Di converso novaeguineae proviene dal latino “novus” e Guinea. Il primo esemplare (forse si trattava della congenere Dacelo leachii) venne consegnato nel 1766 al mondo dell’ornitologia europea da Joseph Banks, il botanico di bordo della spedizione del Capitano Cook, il quale disse di averlo raccolto sulle isole attorno alla Nuova Guinea ma probabilmente era sulla penisola di York in Australia considerato che qui è molto comune mentre nell’altra è poco presente.
Zoogeografia
Il kookaburra sghignazzante, (termine riportato dall’originale nome inglese che in italiano si pronuncia cucabarra), vive solo in Australia, nella parte est del continente, nell’area che va dalla penisola di York nel Queensland fino ad Adelaide nel South È presente saltuariamente anche in Tasmania, nel nord della Nuova Zelanda e nell’area di Perth, nell’estremo sud ovest del continente, perché introdotto dall’uomo.
La specie più simile e con la quale è facilmente confondibile, è il Kookaburra dalle ali azzurre (Dacelo leachii) che occupa invece tutta la parte nord del continente australiano ed alcune isole attorno alla Nuova Guinea. Nei territori dove si sovrappongono, questi due uccelli sono spesso in competizione dimostrando probabilmente che entrambe le specie un tempo appartenevano allo stesso ceppo dal quale si sono successivamente allontanati.
È un uccello residente e mantiene il territorio anche dopo il periodo di nidificazione.
Essendo più che un martin pescatore, un “martin cacciatore”, come dicono i francesi, il kookaburra non ha problemi climatici né tantomeno di insufficienza di acqua da cui dipendere per cui non soffre dei forti periodi di siccità che stagionalmente colpiscono parti di questo paese né tantomeno del periodo dei rovesci estivi a volte estremamente violenti.
Ecologia Habitat
Il kookaburra vive indifferentemente in ambienti secchi od umidi, foreste primarie e ripariali, boscaglie aperte o boschi di eucalipti, giardini o savane disabitate, parchi pubblici ed anche in luoghi abitati. Importante è che nel suo territorio vi siano sufficienza di cibo ed alberi con cavità adatte alla nidificazione.
È un uccello tipicamente solitario che rimane costantemente nel suo territorio che difende e preserva contro nemici ed avversari con accanimento. È anche curioso e non appena ci si avvicina eccolo uscire allo scoperto dai suoi abituali nascondigli, principalmente le cime frondose di alti alberi e subito svolazzare a certa distanza ed emettere il suo grido di allarme controllando i movimenti dell’intruso.
Cionondimeno ha saputo evolversi con estrema facilità e dove gli si è presentata l’occasione, è entrato in contatto con l’essere umano sovrapponendo i reciproci territori. La sua assoluta incuranza verso l’uomo è espressa anche verso gli animali di casa che spesso schernisce forse più per divertimento che per difesa. La sua spudoratezza aggiunta alla sua insensatezza, sono così forti ed istintivi che non manca a volte di rubare il cibo lasciato inavvertitamente sul tavolo da picnic, scegliendo naturalmente i bocconi di carne.
Forse per questa sua naturale predisposizione ha trovato beneficio dalla presenza umana ed ha usufruito della sua protezione.
Morfofisiologia
Il kookaburra sghignazzante è il più grosso rappresentante degli alcedinidi, con una lunghezza di oltre 40 cm, un peso di 450 g ed un’apertura alare di 60 cm. Non per altro, viste le misure, era dapprima classificato comeDacelo gigas, un gigante fra i suoi simili.
Ha un corpo tozzo e robusto con testa molto pronunciata ed un becco eccezionalmente grosso. Un becco robusto, conico allargato, a barca, con base ampia che termina con una punta molto affilata. Un’arma letale come vedremo più avanti. La mandibola superiore è di colore grigiastro mentre la inferiore è giallastra. Il corpo è totalmente bianco attraversato all’altezza degli occhi, da una striscia marrone nerastra che partendo dal becco si congiunge dietro la nuca. Gli occhi sono scuri.
Questi ultimi dettagli lo contraddistinguono dal congenere kookaburra dalle ali azzurre che ha invece la testa quasi completamente biancastra e gli occhi di color perla. Le copritrici alari sono di colore brunastro con spalle e sopraccoda di un bel celeste molto evidente quando colpito dalla luce solare. Solo quando in volo mostra una grossa macchia alare bianca ben pronunciata. La coda è di un bel rosso mattone barrata da ampie linee nere e, quando spalancata, evidenzia un bordo terminale biancastro, al contrario del suo congenere che l’ha totalmente marrone. La femmina, di misure leggermente più grandi, differisce dal maschio per il sopraccoda meno brillante. I giovani hanno testa e tronco di un bianco sporco, leggermente macchiato di brunastro ed evidenziano colori meno accentuati e nitidi.
Sono state classificate in tutto quattro specie nel genere Dacelo. Appunto, oltre al nostro, il Kookaburra dalle ali azzurre (Dacelo leachii), il Kookaburra ornato (Dacelo tyro) che vive sulle isole Aru e su una piccola area costiera della Nuova Guinea ed il Kookaburra dal ventre rossiccio (Dacelo gaudichaud) tipico della Nuova Guinea.
Etologia Biologia riproduttiva
Il kookaburra nidifica generalmente una volta l’anno, occasionalmente due. È monogamo e la coppia è fedele per tutta la vita. Non ha le abitudini dei nostri tipici Martin pescatori (Alcedo atthis) nel preparare il nido ma preferisce trovarsi nicchie, cavità od anfratti senza doversi scavare quei lunghi e faticosi tunnel sotterranei.
Nidifica generalmente nei tronchi degli alberi, ad un’altezza media di 8 m ma anche in prossimità del suolo, in nicchie naturali od anche parzialmente scavate dopo aver rimosso la parte marcia del legno e creandosi lo spazio sufficiente per porre il nido. Raramente scava piccole caverne nei terrapieni senza entrare in profondità e non disdegna l’uso di cassette nido.
Depone generalmente 2 o 3 uova ma si sono trovati nidi anche con cinque forse frutto della deposizione di più femmine.
La cova dura fino a 4 settimane ed i piccoli nascono implumi. La cova e la cura dei piccoli è compiuta da entrambi i sessi ed a volte concorrono anche degli aiutanti occasionali, probabilmente figli di precedenti nidiate, che oltre all’aiuto nell’accudimento provvedono anche all’incremento della difesa. I piccoli si involano dopo circa 5/6 settimane e la maturazione sessuale arriva dopo due anni per le femmine e fin dopo i 4 anni per i maschi. L’aspettativa di vita è sui dieci anni.
Il kookaburra è carnivoro ed insettivoro. Sue principali prede sono serpentelli, lucertole, topi, anfibi e grossi insetti ma non disdegna piccoli nidiacei di altri uccelli che spesso rapina direttamente dai nidi. Ingolla generalmente le vittime in un sol boccone ma alla necessità seziona le prede con il fortissimo becco, lacerandole in piccoli pezzi. Spesso usa sbattere ripetutamente le prede ancora vive direttamente sul ramo su cui è appoggiato adottando lo stesso meccanismo in uso fra i martin pescatori.
Il kookaburra sghignazzante è ben diffuso e distribuito nella sua area e la specie non corre alcun rischio per cui non è soggetto ad alcuna tutela di protezione particolare.
Sinonimi
Dacelo gigas Hermann, 1783.
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