Famiglia : Scarabaeidae
Testo © Dr. Giovanni Luca Scardaci
Il ben noto Maggiolino comune (Melolontha melolontha Linneaus 1758); dal greco antico “melolanthé” cioè scarabeo, è un coleottero appartenente alla famiglia degli Scarabaeidae. Questa famiglia, come menzionato nell’introduzione ai coleotteri, comprende oltre 20.000 specie diffuse in tutto il mondo.
Il nome comune italiano “maggiolino” si deve al fatto che gli adulti, in genere, sfarfallano nel mese di maggio. In Inghilterra è chiamato cockchafer (o maybug), in Germania Feldmaikäfer ed in Francia Hanneton commun.
Zoogeografia
La specie è presente in tutta Europa; Le sue popolazioni, fino agli anni 50 del 20° secolo, erano molto abbondanti in tutta Europa (in molti casi erano vere e proprie flagelli, specialmente in zone agricole) dopodiché sono decrementate drasticamente attraverso l’uso di pesticidi poiché rovinavano, fino alla distruzione, le coltivazioni.
Oggi, grazie all’uso limitato di pesticidi per favorire l’agricoltura biologica, le sue popolazioni stanno, lentamente, tornando a crescere.
Al genere Melolontha appartengono 4 specie europee, anch’esse presenti in tutta Europa: Melolontha hippocastani (Fabricius, 1801), Melolontha pectoralis (Megerle von Mühlfeld, 1812) e Melolontha sardiniensis (Drumont, Muret, Hager & Penner, 1999). Quest’ultima, scoperta e descritta da Drumont nel 1999, è presente solo ed esclusivamente in Sardegna (infatti è un endemismo).
Ecologia-Habitat
È una specie fitofaga (cioè si nutre di piante), in particolare di piante erbacee (annuali e perenni) ma anche di specie arbustive. La larva si nutre delle radici (es. delle patate) mentre l’adulto si nutre delle foglie (in generale di latifoglie).
Morfofisiologia
L’adulto può raggiungere i 30 mm di lunghezza, di corpo compatto e robusto; Le elitre, con pronunciate strie longitudinali, sono di color marrone/rossiccio con sporadica peluria biancastra, mentre il pronoto è di color nero, accompagnato da una folta peluria.
La regione ventrale è di color nero (soprattutto i segmenti addominali che diventano bianchi solo in prossimità delle elitre), mentre la regione del prosterno (l’equivalente del pronoto in posizione ventrale) è occupata da una folta peluria biancastra.
È presente, anche se non evidentissimo come nel caso dello Scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis), un dimorfismo sessuale: tutti i maschi hanno 7 antennomeri o lamelle (la femmina ne ha solo 6) e sono più lunghi della femmina. Maschi e femmine del Maggiolino sono, perciò, molto simili tra loro.
La larva può raggiungere i 50 mm di lunghezza, di corpo molle e leggero. È di tipo melolontoide. Questo termine, ripreso dal nome scientifico di questa specie, è usato per indicare tutte quelle larve di altre specie, appartenenti alla famiglia degli Scarabaeidae, che sono ricurve a C.
Solo la testa e le mandibole sono sclerificate: le mandibole, in particolare, consentono alla larva di scavare gallerie e di nutrirsi delle radici. Sono presenti, inoltre, 3 paia di zampe.
Etologia-Biologia Riproduttiva
La larva si sviluppa sottoterra in prossimità di radici di cui si nutre. Può vivere fino a 4 anni (l’inverno lo supera scavando fino a 100 cm di profondità). Tra la fine d’aprile e tutto il mese di maggio risale verso la superficie del terreno dove passa allo stadio di pupa, crea cioè un bozzolo all’interno del quale si metamorfosa (si modifica) in adulto. Questa fase può richiedere fino a 6 settimane (la durata è influenzata principalmente dalla temperatura esterna e dall’umidità).
L’adulto può vivere fino a 7-8 settimane; Come nel caso dello Scarabeo rinoceronte, questa fase è sfruttata principalmente per la riproduzione. L’unica differenza è che, in questo caso, anche l’adulto (oltre la larva) si nutre, in particolare di foglie (erbacee e arbustive, anche di alberi). Una femmina può deporre, in prossimità di radici erbacee e/o arbustive, fino a 80 uova per diverse volte.
Lotta biologica e curiosità
Questo insetto, come già accennato in precedenza, è stato in tempi abbastanza recenti ma sopratutto in tempi storici un vero e proprio problema per l’agricoltura, spesso e volentieri come un flagello, anche perché non esistevano i moderni pesticidi.
Nel Medioevo, intorno al 1320, il tribunale di Avignone condannò il coleottero come fuorilegge e a lasciare il paese nel giro di pochi giorni … addirittura si narra che fosse stato scomunicato. Per onor del vero, oggi non siamo tanto diversi visto che a Memphis, Tennessee, c’è una legge che vieta alle rane di gracchiare dopo le 23.00 !
Durante la rivoluzione industriale, ma anche prima, come strategia di lotta biologica, il coleottero veniva mangiato arrostito o in zuppa, specialmente in Francia e Germania.
Dopodiché, l’introduzione dei moderni pesticidi ha sicuramente contribuito a ridurre drasticamente la presenza del coleottero infestante nei campi coltivati ma, in seguito, i pesticidi si sono rilevati dannosi (e in certi casi inutili poiché uccidevano gli insetti “utili” alla lotta biologica) per la salute dell’uomo poiché assorbiti dalla pianta e/o dai frutti coltivati.
Attualmente, si cerca di limitare la presenza del coleottero nei campi coltivati con la lotta biologica attraverso l’uso di parassiti (batteri, funghi e nematodi, piccolissimi vermi piatti parassiti) che, parassitando l’interno della larva, ne limita la crescita portandola, in molti casi, alla morte.
Infine, questo coleottero è stato una sorta di “giocattolo” per molti bambini, vissuti dall’antica Grecia, passando per l’età Vittoriana fino agli anni 60-70 del secolo scorso. I bambini legavano un filo a una delle zampe posteriori del coleottero per poi lasciarlo libero ma tenendo il filo mentre il coleottero volava nel tentativo di scappare via (una sorta di aquilone). Il coleottero durante il volo, trattenuto dal filo, “disegnava” delle vere e proprie spirali, le quali hanno ispirato Aristofane a scrivere, in un verso della commedia “Le Nubi”, che “la fantasia è paragonabile alla melolanthé che il fanciullo fa volare attaccata a un filo”.
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