Tutto sui canguri, alti poco più di un coniglio o come un uomo. La loro vita nel marsupio.
Testo © Giuseppe Mazza
Quando viene al mondo, 33 giorni dopo il concepimento, il Canguro gigante rosso è più piccolo di un fagiolo. Raggiunge a stento il grammo, 1 / 70.000 circa del peso degli adulti, ed è, in pratica, un embrione.
Le orecchie e gli occhi non si sono ancora formati, ma guidato dall’olfatto riesce ugualmente ad arrampicarsi lungo il ventre materno e a raggiungere, in 4-5 minuti, il marsupio. Si infila nella morbida tasca incubatrice, si attacca a un capezzolo, e per quasi 8 mesi nessuno lo vede più.
Prima che ” nasca ” una seconda volta chiedo al Dr. Neil W. Morley, responsabile del famoso HEALESVILLE SANCTUARY , presso Melbourne, di farmene fotografare uno, nel marsupio.
“Con i canguri giganti”, mi spiega, “è praticamente impossibile perchè, per tenerli fermi, bisognerebbe addormentarli. Possiamo però provare con una Wallaby, cioè con un canguro di media taglia.”
Gli australiani chiamano infatti Kangaroo solo quelli giganti, alti come un uomo, Wallaby i canguri che siamo abituati a vedere negli zoo europei e Pademelon e Rat-Kangaroo quelli piccoli, simili a conigli o grossi topi, con dimensioni comprese fra 25-50 cm.
Mi affida a Kevin Mason, il capo del personale, e con una squadra di quattro uomini ci avviamo, fra l’erba alta, per un vialetto della riserva.
Raggiungiamo la zona delle Brush Wallabies e con dei giganteschi retini, simili agli acchiappa farfalle della nostra infanzia, ha inizio una spettacolare caccia al canguro.
Prendiamo subito una femmina, ma non va bene, perchè il piccolo è troppo cresciuto, e, dopo alcuni tentativi, mi gridano che, finalmente, hanno nella rete il soggetto giusto.
Con le dita Kevin apre adagio il marsupio e appare un esserino roseo: le zampe, la coda e il naso sono già ben visibili, e si tiene saldamente attaccato al capezzolo. Dev’essere nato da pochi giorni.
“A questa età”, mi dice Kevin,”non è nemmeno in grado di succhiare il latte e la madre deve ancora spruzzarglielo in bocca”.
Nei canguri la durata della gestazione più l’incubazione nel marsupio, corrisponde, grosso modo, a quella della vita intrauterina dei placentati di ugual taglia.
E anche la vistosa differenza con i nostri caprioli e i cervi, è più apparente che reale : sono tutti buoni corridori, grandi erbivori delle praterie e dei boschi, capaci di digerire la cellulosa con batteri simbionti.
Ma come hanno potuto nascere degli animali cosi’ “diversi” e perchè li troviamo solo in Australia?
Per una risposta occorre risalire alla preistoria e seguire i primi passi dei mammiferi sul nostro pianeta.
I marsupiali comparvero nel Cretaceo, circa 130 milioni di anni fa: abitavano il Nord America e nell’Eocene si spinsero gradualmente verso il sud, dove, ancora oggi, sono presenti con alcune specie di Opossum.
Poi, mentre le forme del Nord America venivano soppiantate dai più evoluti placentati provenienti dall’Eurasia, gli antenati dei canguri passarono dal Sud America all’Australia attraverso l’Antartide che fece, per un breve periodo, da ponte fra i due continenti.
In questa nuova terra, ben presto isolata dal resto del mondo, non vi erano mammiferi superiori e i marsupiali si svilupparono indisturbati, colonizzando gli ambienti più diversi.
Rifecero, in un certo senso, a modo loro, tutti i più importanti gruppi dei placentati. Cosi’, per quanto possa sembrare incredibile, oggi in Australia troviamo lupi, gatti, scoiattoli, talpe e topolini marsupiali ed oltre 50 specie di canguri.
Si incontrano un po’ ovunque e di notte, con l’auto, bisogna stare attenti a non investirli.
Nel Victoria, South Australia, New South Wales e Queensland, oltre alle comunissime Brush Wallabies (Macropus rufogriseus), possono saltare improvvisamente in mezzo alla strada dei Canguri Giganti Grigi (Macropus giganteus).
Sono in grado di superare anche recinti di tre metri e raggiungono l’incredibile velocità di 90 Km/h, con balzi di tredici metri.
Analoghe sono le prestazioni dei Canguri Giganti Rossi (Macropus rufus), frequenti nel centro Australia e in alcune riserve del sud.
I maschi, veramente imponenti, superano i 160 cm (più 105 di coda) e, come i cervi, hanno un corto pelo rossiccio.
Durante il periodo degli amori, per farsi belli, usano una sorta di “gel” rosso, secreto dalla pelle sotto la gola, che ravviva il petto e il dorso con lucenti screziature sanguigne.
Le femmine, più piccole, si accontentano, in genere, di un manto grigio-bluastro.
È facile incontrarle nella Riserva di Urimbirra, presso Adelaide, mentre saltellano, in enormi recinti, col figlio, ormai cresciuto, che fa capolino dal marsupio.
Per parecchi mesi dopo la “seconda nascita”, infatti, i piccoli rientrano nella tasca per dormire e vi si infilano, con un tuffo, al primo segno di pericolo. Poi, dopo un po’, ruotano di 180° e si affacciano alla “finestra” per vedere cosa succede.
I cuccioli di canguro sono dei veri “coccoloni” ed hanno uno svezzamento lunghissimo. Anche quando, ormai grandi, non possono più entrare nel marsupio, occupato da un fratellino, vi introducono, di tanto in tanto, la testa per dimenticare le brutture del mondo e bere un sorso di latte.
Gli effettivi di queste tre specie, prima perseguitati per la carne dagli aborigini, poi avvelenati dagli allevatori di pecore e in seguito superprotetti, sono oggi diventati così numerosi da rappresentare, in certe zone, un vero problema.
Molte piccole Wallaby, i Canguri Lepre e Ratti Canguro, sono invece in serio pericolo. Un tempo dovevano guardarsi solo da serpenti, varani e, al più, da qualche marsupiale carnivoro, ma oggi devono fare i conti con la voracità delle volpi, dei cani e dei gatti introdotti dall’uomo nel loro ambiente.
È ormai quasi impossibile scorgere, al chiaro di luna, il simpatico Ratto Canguro Rossiccio (Aepyprymnus rufescens), un bel tipo che saltella, con fasci d’erba avvolti nella coda, nei deserti del centro Australia. Gli servono per addobbare la tana nel sottosuolo e trascorrere, relativamente comodo e al fresco, le ore calde del giorno.
In questa specie la coda ha perso la funzione di bilanciere in corsa e si è trasformata in mano, come per molte scimmie e abitanti della giungla.
A proposito, lo sapevate che nelle foreste pluviali della Nuova Guinea e del Nord Australia esistono dei canguri arboricoli ?
Date le numerose stranezze di questo continente, nessuna meraviglia che i canguri saltellino sulle piante, ma gli studiosi si domandano ancora perchè, in contrasto con ogni teoria evolutiva, dopo millenni di vita sugli alberi la loro coda non si è fatta prensile e non hanno trasformato, secondo le nuove esigenze, le loro buffe zampe “da coniglio”.
La patetica immagine di un canguro che salta maldestramente fra i rami, come un passerotto, suggerisce infatti, subito, l’idea di una “costruzione sbagliata”.
Forse l’ambiente in cui vivevano non era abbastanza stimolante, forse la mancanza di nemici e le troppe foglie a disposizione scoraggiavano l’affinamento delle loro qualità d’arrampicatori.
Sta di fatto che, nei millenni, hanno modificato solo il pelo, rendendolo soffice e fitto per proteggersi dalle piogge torrenziali dei tropici, ma non hanno cambiato il resto ritenendo già “abbastanza buona” la loro mediocrità.
JONATHAN DIMENSIONE AVVENTURA – 1987