Famiglia : Arecaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Argentina, Bolivia, Brasile Centroccidentale e Paraguay, dove vive nelle foreste aperte e nelle savane soggette a periodiche inondazioni alternate a periodi di siccità in cui spesso è la specie dominante.
Il genere è dedicato all’astronomo Niccolò Copérnico (1473-1543); il nome specifico è il termine latino “alba” = bianca con riferimento al colore del fusto delle piante più giovani.
Nomi comuni: caranday palm, caranday wax palm (inglese); carandai, carandà (portoghese – Brasile); caranday, palma blanca, palma negra (spagnolo).
La Copernicia alba Morong (1893) è una specie piuttosto variabile a fusto solitario eretto di 18-22 cm di diametro, alto fino a 25-30 m negli esemplari più vecchi in natura, ricoperto dai residui dei piccioli delle vecchie foglie nella parte più giovane, liscio nella parte più vecchia e di colore grigio biancastro che tende a iscurirsi con l’età.
Le foglie, su un picciolo lungo 70-80 cm munito ai margini di robuste spine lunghe fino a 2 cm, sono palmate, orbicolari, lunghe nella parte mediana circa 70 cm, profondamente divise in numerosi segmenti rigidi bifidi all’apice, di colore generalmente grigio verde superiormente, grigio argenteo inferiormente e ricoperte da uno strato di cera di colore grigio bluastro, specie nella pagina inferiore.
Infiorescenze tra le foglie più lunghe delle stesse, ramificate con caratteristiche brattee tubolari, portanti fiori ermafroditi odorosi lunghi 0,6 cm, disposti a gruppi di due, con corolla ricoperta da una densa peluria.
I frutti sono ovoidi, lunghi circa 2 cm, neri a maturità, contenenti un solo seme ovoide lungo circa 1,4 cm. Si riproduce per seme che germina in 3-4 mesi. Specie molto ornamentale, è considerata la Copernicia più diffusa in natura e la più veloce di crescita, coltivabile in pieno sole nelle zone a clima tropicale, subtropicale e temperato caldo, dove può resistere a temperature fino a circa -3/-4 °C, sono riportati valori inferiori di qualche grado in esemplari maturi e per brevissimo periodo con danneggiamento della chioma.
Non è particolarmente esigente riguardo al suolo e ben radicata può sopportare periodi di secco. La cera, che si ricava della foglia, è considerata anche di superiore qualità rispetto a quella della Copernicia prunifera (che fornisce la famosa cera “carnauba”), ma per la resa inferiore viene poco utilizzata. I fusti sono localmente impiegati come pali e nelle costruzioni, le foglie per confezionare cappelli ed altri oggetti artigianali.
Sinonimi: Copernicia australis Becc. (1908); Copernicia nigra Morong (1893); Copernicia rubra Morong (1893); Coryphomia tectorum Rojas (1916); Copernicia ramulosa Burret (1928).
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