Famiglia : Bufonidae
Testo © Dr. Edoardo Di Russo
Il Rospo comune (Bufo bufo (Linnaeus, 1758)) appartiene alla classe degli Amphibia, i vertebrati che trascorrono almeno una parte del loro ciclo vitale nel mondo acquatico, all’ordine degli Anura, gli anfibi privi di coda, e alla famiglia dei Bufonidae. La specie è elencata nell’ Appendice III della Convenzione di Berna del 1979 per la conservazione della vita selvatica e dei biotopi in Europa. La IUCN Red List registra questa specie con lo status “Minimo Rischio” (LC), invece il Comitato Italiano della IUCN la registra come “Vulnerabile” (VU).
Il nome del genere Bufo deriva dal latino volgare “būfo”, a sua volta dal greco “βάτραχος” (vátrachos) = batraco: termine con cui in alcune vecchie classificazioni zoologiche si indicavano gli anfibi, e in particolare gli anuri comunemente noti come rane e rospi.
Zoogeografia
Il Rospo comune è presente in nord Africa (Marocco, Algeria e Tunisia), dalla Siberia orientale fino al Kazakistan, in Medio Oriente (Turchia, Siria e Libano).
In Europa lo troviamo ovunque, tranne che in alcune isole quali l’Irlanda, le Baleari, Malta, Creta, la Corsica e la Sardegna. Insieme al Bufotes viridis è il maggior rappresentante della famiglia dei Bufonidae.
Ecologia-Habitat
Essendo una specie in grado di adattarsi a diversi ambienti lo possiamo trovare in una vasta gamma di habitat. La sua necessità di ambienti umidi si mostra soprattutto durante il periodo della riproduzione, in cui frequenta laghi, fiumi, stagni, fossati e acquitrini, zone con acque ferme o a lento scorrimento poco profonde, per far sviluppare le larve.
Principalmente frequenta boschi di latifoglie e conifere con zone paludose o umide ma lo troviamo spesso anche in agrosistemi, orti e giardini. Si può osservare anche in ambienti senza acqua come zone aride incolte e boschi di macchia mediterranea. Evita gli spazi aperti per la possibilità di essere predato. Sono animali principalmente notturni e durante le ore diurne si rifugiano in cavità rocciose o sotto vegetazione spessa. L’altitudine va dal livello del mare fino ai 2000 m s.l.m., anche se è stato osservato fino ai 3000 m.
Morfofisiologia
Ha una corporatura molto tozza e robusta, con il muso corto e arrotondato. La pelle è ruvida e asciutta e presenta numerose verruche distribuite su tutto il corpo. La colorazione è variabile da un bruno scuro a rosso cupo, o a grigio giallognolo, a seconda dello stato fisiologico dell’animale, le condizioni di umidità ambientale e della stagione. Delle macchie scure più o meno marcate possono essere presenti superiormente e formare bande longitudinali irregolari.
Gli occhi hanno una pupilla ellittica orizzontale, con l’iride di colore dorato-ramato. Posteriormente agli occhi sono presenti grandi ghiandole parotoidi dai cui pori, tramite una forte pressione, viene espulsa una sostanza bianca e velenosa che procura irritazione agli occhi, naso e bocca, se invece iniettata nei vasi sanguigni ha effetti venefici.
Le zampe posteriori presentano 5 dita, mentre le anteriori 4 e entrambe presentano tubercoli sulla faccia inferiore del palmo. Le dimensioni si aggirano intorno ai 20 cm, zampe posteriori escluse. Il dimorfismo sessuale è poco marcato, i maschi sono generalmente più piccoli e slanciati delle femmine (10 cm circa), e hanno gli arti posteriori più lunghi in proporzione al corpo. Durante il periodo della riproduzione i maschi presentano 3 tubercoli nuziali sulle prime tre dita e un tubercolo carpale. Questi servono al maschio per aggrapparsi alle ascelle della femmina infatti il loro tipo di amplesso si chiama “ascellare”.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Gli adulti si cibano prevalentemente a terra e la loro dieta comprende invertebrati come formiche, molluschi, insetti e aracnidi e a volta piccoli vertebrati. Il metodo di caccia viene definito come “sit and wait” e consiste nel rimanere fermo finché la preda non è così vicina da poter essere catturata con l’ausilio della lingua.
Quando il rospo si sente minacciato o è in pericolo, gonfia il corpo abbassando la testa e sollevandosi sulle zampe, così da sembrare più grande. I principali predatori dei rospi adulti sono ofidi del genere Natrix in quanto immuni alle secrezioni velenose prodotte. Molti rapaci e corvidi che si nutrono di rospi li spellano prima con il becco, per evitare le sostanze velenose contenute nella pelle, e mangiano i tessuti interni. Tra i parassitoidi che utilizzano il Rospo comune come ospite si registra la Lucilia bufonivora, un dittero della famiglia dei Calliphoridae, che depone le uova sulle cavità nasali del rospo e una volta nate, le larve si nutriranno degli occhi, cervello e altri tessuti dell’ospite.
Le larve mostrano un vero e proprio comportamento sociale. Si nutrono di materia vegetale come alghe, piante, plancton e resti organici raccogliendosi in massa lungo la riva del bacino e quando devono cambiare zona di pascolo, si spostano formando un banco compatto, con un largo fronte oppure in processione.
La socialità del loro comportamento è evidente nel caso uno dei girini rimanga ferito: esso rilascia un composto chimico che avverte tutti gli altri del pericolo e li spinge a fuggire verso il fondo e si disperdono in ogni direzione. Questa caratteristica non è comune in tutti gli Anura.
I principali predatori dei girini sono i tritoni, invertebrati acquatici come larve di odonati e scorpioni acquatici, e crostacei come il Prokambarus clarkii; sembra che non vengano mangiati dai pesci forse per il sapore sgradevole.
Il periodo riproduttivo del Rospo comune dipende dalla temperatura ambientale che deve essere 12 °C circa, e a seconda delle quote e latitudini varia da marzo a giugno.
Le comunità utilizzano ogni anno lo stesso sito per la deposizione, chiamate zone di frega: sono punti d’acqua poco profondi, temporanei o permanenti. Questo permette anche il monitoraggio del declino o dell’estinzione di popolazioni in caso non si registrino più nascite nel sito.
Per raggiungere questi siti si vengono a creare delle vere e proprie migrazioni, che a volte possono coprire anche un migliaio di metri. La marcia vede partecipare centinaia di individui ogni sera dopo il tramonto nei tempi piovosi e si protrae fino a che la temperatura non scende sotto il valore limite di 5°.
Durante la migrazione i rospi già cominciano ad accoppiarsi. Dato il rapporto nettamente a favore dei maschi (7:1) nelle popolazioni, questi si lanciano e si aggrappano indiscriminatamente su qualsiasi oggetto che si muova e che abbia dimensioni delle femmine, quindi anche su altri compagni maschi.
I rospi maschi hanno il sacco vocale quasi atrofizzato e non riescono ad emettere grida adatte per attirare le femmine, quindi la formazione delle coppie avviene semplicemente per tentativi ed errori dei maschi che si aggrappano tra loro.
Nel caso un maschio riesca a “prendere” una femmina, e questa non sia predisposta all’accoppiamento, reagisce “tossendo” senza emettere alcun suono; in caso sia predisposta rimane tranquilla fino a che il maschio non l’ha abbracciata al livello ascellare e prosegue verso la zona di frega trasportandolo sul dorso.
Non c’è copula in quanto la fecondazione è esterna: la femmina depone diverse migliaia di uova e il maschio le feconda mentre vengono emesse.
La coppia una volta arrivata alla zona di frega si porta verso la profondità dello specchio d’acqua, e qui trascorrerà diversi giorni tra la vegetazione. L’ovulazione nella femmina è stimolata dalla permanenza in acqua e dalla luce solare e comincia di solito dopo 6-14 giorni. Una volta iniziata l’ovulazione la coppia si sposta verso delle sporgenze da cui poi la femmina potrà deporre e agganciare le uova come canne, rami sporgenti o piante.
La femmina per deporre le uova allunga gli arti posteriori parallelamente all’indietro inarcando la schiena e le lascia uscire in due cordoni gelatinosi; questa è anche la posizione-segnale per il maschio che comincia a emettere lo sperma. Le uova non escono tutte insieme ma circa 20 cm alla volta. L’operazione dura dalle 5 alle 10 ore, e il maschio non aiuta la compagna durante la fase di deposizione infatti il processo avviene anche in sua assenza (ovviamente le uova non verranno fecondate).
Le uova vengono racchiuse in file dentro un unico cordone gelatinoso lungo circa 2 m, lasciato sul fondale o arrotolato a piante e ostacoli.
L’incubazione dura dai 5 giorni alle 3 settimane a seconda della temperatura dell’acqua, e le larve (chiamate comunemente girini) sono scure con un colore grigio-nero. Si presentano con una coda corta e una membrana caudale non estesa sul dorso. Alla nascita misurano 3-5 mm e prima della metamorfosi arrivano ai 40 mm.
I girini di solito si riuniscono in gruppi intorno i bordi dello specchio d’acqua, disponendosi nelle zone di più bassa profondità, in modo che l’esposizione alla radiazione solare sia facilitata e lo sviluppo sia favorito. Lo sviluppo dura in base alla disponibilità alimentare e alla temperatura dai 2 fino ai 4 mesi quando i girini compiono la metamorfosi e prendono le sembianze degli adulti.
I giovani rospi maschi diventano sessualmente maturi intorno al terzo anno di età, le femmine al quarto. L’aspettativa di vita media per il Bufo bufo é di 12 anni per i maschi e 9 per le femmine.
Sinonimi
Rana bufo Linnaeus, 1758.
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