Famiglia : Equidae
Testo © Dr. Gianni Olivo
Con il nome generico di mountain zebra ci si riferisce, generalmente, a due sottospecie di equide selvatico africano noto con il nome scientifico di Equus zebra Linnaeus, 1758. Molti, tuttavia, considerano la vera Mountain zebra solo la sottospecie nota come Equus zebra zebra, la più piccola tra le zebre, mentre la seconda sottospecie (Equus zebra hartmannae), anch’essa tipica di aree montuose o almeno con presenza di rilievi, viene detta, giustamente, zebra di Hartmann, per distinguerla dalla precedente. Entrambe le sottospecie, afferenti alla famiglia Equidae, erano, un tempo, diffuse sui rilievi e sulle catene montuose poste lungo la costa atlantica dell’Africa dal Sud, dall’Angola, passando per la Namibia, fino alla zona del Capo, ma pare che la zebra di Hartmann si spingesse sino al Transvaal.
A tutt’oggi Equus zebra zebra è presente nel Mountain zebra national park del Sudafrica, tra i monti Bankberg, nell’Eastern Cape, quasi all’estremità del deserto del Grande Karoo ed in alcune enclavi montuose del Southern Cape. La zebra di Hartmann è presente sulle catene montuose che costeggiano il deserto del Namib, mentre le popolazioni angolane potrebbero aver risentito pesantemente degli anni di guerriglia che hanno afflitto il paese. Pur confinate in zone relativamente ristrette, queste specie di zebra sono “migratrici” e tendono ad avere distinti pascoli nella stagione secca ed in quella delle piogge. La zebra di Hartmann, in particolare, è nota per spostarsi anche oltre 100 Km.
Tratti caratteristici comuni alle due sottospecie, che le distinguono abbastanza nettamente dalla ben più diffusa zebra delle pianure o zebra di Burchell (Equus burchielli), sono una striatura priva delle caratteristiche “ombre”, vale a dire quelle strie di colore più sfumato o marrone che si possono vedere inframezzate alle strie nere nella Burchel, una disposizione a griglia delle sottili strisce nere presenti sulla groppa e le zampe integralmente striate, fino allo zoccolo. Inoltre, la zebra di montagna presenta una gorgiera, seppure non molto accentuata, sotto il “mento”, che manca nella zebra di di Burchell ed orecchie più grandi. Il ventre è bianco in entrambe le sottospecie.
La zebra di montagna propriamente detta (Equus zebra zebra) è la specie più piccola, con pesi medi, per i maschi, di 250-280 Kg, mentre la Hartmann’s pesa 300 Kg e gli stalloni oltre i 7 anni possono toccare i 340 Kg. L’altezza al garrese è, nella Hartmann’s di 150 cm nei maschi, mentre Equus zebra zebra arriva al massimo ai 140 cm. Le femmine sono più piccole e meno pesanti.
Il termine di zebre di montagna non è, in realtà, così preciso ed assoluto, in quanto, da una parte anche la zebra “di pianura” può trovarsi, in certi periodi od in determinate condizioni, sui rilievi, mentre la zebra di montagna può ugualmente essere incontrata in pianura.
Animale adattatosi molto bene ad ambienti sub-desertici e brulli, a zone rocciose ed a volte scoscese, tende a spostarsi in pianura nella stagione delle piogge e talvolta si spinge nel deserto, tanto che ricordo di aver visto alcune zebre di Hartmann sulle dune del Namib.
Le “escursioni” nel deserto sono più frequenti dopo una pioggia ma occorre ricordare che il deserto del Namib, detto, da alcuni “il deserto che vive” è caratterizzato da un fenomeno che porta umidità come non accade in altri deserti.
L’aria calda proveniente dall’interno si scontra con l’aria fredda veicolata dalla corrente del Benguela, una corrente che sale dai mari antartici a lambire le coste occidentali dell’Africa, e da tale “scontro” nascono fitte nebbie che, tra le altre cose, sono state responsabili dei mille e mille naufragi i cui relitti costellano la Skeleton coast ed il Namib. Nel deserto potei, così, assistere all’arrivo di un muro di nebbia che veniva dall’oceano e che nascose le dune in una caligine talmente densa che pareva di essere in riva al Po in una giornata novembrina. Questa umidità consente la crescita di piante e la vita animale ne è grandemente agevolata. Nella stagione secca, Equus zebra necessita di bere più spesso, anche due volte al giorno, e se le pozze sono asciutte, è in grado di localizzare le falde d’acqua nel greto in secca dei torrenti e di scavare veri e propri pozzi fino a farla filtrare in superficie. Tali provviste d’acqua vengono difese da altre zebre ma vengono spesso sfruttate da altri animali (orici, leoni, leopardi, springbock).
L’organizzazione sociale tipica comprende un maschio ed il suo harem, eventualmente con i nuovi nati, e piccoli branchi di “scapoli”, generalmente maschi più giovani. Tuttavia, non sempre tali branchi solo costituiti da soli maschi o da soli giovani, e talvolta vi si aggregano femmine giovani o vecchi stalloni la cui forza è in declino. Tale organizzazione è simile a quella della zebra di Burchell, ma gli harem sono un po’ meno numerosi (da due a sette o otto esemplari).
A differenza delle zebre di pianura, Equus zebra ha una scarsa propensione a raggruppamenti di più “branchi” ed i clan tendono a rimanere abbastanza dispersi, inoltre è animale più silenzioso e molto raramente emette il tipico i-haaaa o qua-haaa che mantiene i contatti tra le zebre di Burchell o di Grévy.
Talvolta, soprattutto gli stalloni, emette una sorta di abbaio (utilizzato, peraltro, anche dalle altre specie), e ciò soprattutto per esprimere allarme. Un acuto strillo o belato viene emesso talvolta da un piccolo rifiutato dalla madre o da una femmina in estro. Quando pascolano, queste specie tendono a rimanere più distanti tra loro di quanto facciano altre specie, ma credo che ciò sia imputabile semplicemente all’ambiente ben più arido cui sono abituate, tuttavia tale abitudine permane anche quando il cibo è abbondante (dopo piogge copiose) o negli zoo. Gli stalloni tendono più raramente a combattere tra loro ma vigilano sull’harem e lo guidano all’abbeverata, sorvegliando i dintorni, alla ricerca di indizi di potenziali predatori.
La mountain zebra è generalmente diurna e tende ad avere tre periodi di attività dedita al pascolo: la prima dall’alba alle 8 o alle 9 di mattina, la seconda nella tarda mattinata (dalle 10 alle 13) e l’ultima dalle 15 o dalle 16 al cadere dell’oscurità. Gli inverni, sulle montagne, possono essere freddi e corrispondono, sfortunatamente, alla stagione secca, per cui gli animali devono acquisire più calorie per far fronte al freddo, in presenza di cibo più scarso, e ciò allunga inevitabilmente i tempi dedicati al pascolo e l’esposizione ad eventuali pericoli.
Il ciclo riproduttivo pare essere più irregolare che nelle altre specie, causa, forse, l’habitat inospitale, ma corteggiamento e riproduzione non differiscono molto da quelle delle altre zebre, tranne per una minor aggressività nei confronti tra stalloni.
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