Famiglia : Lecythidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’America Centrale e Meridionale tropicale (Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guyana, Guyana Francese, Panama, Perù, Suriname e Venezuela), dove cresce nelle dense foreste umide, spesso lungo i fiumi, a bassa altitudine.
Il nome del genere è quello indigeno della Guyana Francese “couroupitoutoumou”.
Il nome della specie fa riferimento al luogo di origine.
Nomi comuni: cannonball-tree (inglese); abricot sauvage, arbre à bombres, arbre à boulet de canon (francese); abricó-de-macaco, abricoteiro-de-macaco, amêndoa-dos-andes, castanha de macaco, curupita, macacarecuia (portoghese – Brasile); bala de cañón, bola de cañón, coco de mono, granadillo de las huaca, mamey hediondo, maraco, muco, palo de paraíso, palo santo, taparo de monte (spagnolo); kanonenkugelbaum (tedesco).
La Couroupita guianensis Aubl. (1775) è un albero sempreverde, o semisempreverde (può perdere più volte all’anno le foglie, ma le rimpiazza nel giro di pochi giorni), alto fino a circa 30 m con fusto cilindrico, che può superare 70 cm di diametro, e corteccia grigio brunastra leggermente fessurata longitudinalmente.
Le foglie, raggruppate all’apice dei rami, sono alterne, ovate o lanceolate a margine intero o leggermente dentato, lunghe 10-20 cm e larghe 4-10 cm, di colore verde intenso.
I fiori, intensamente profumati, di 8-12 cm di diametro, prodotti per gran parte dell’anno, sono portati da racemi legnosi lunghi fino a 2 m che nascono sul tronco (caulifloria) o alla base dei rami principali.
La corolla è costituita da sei petali carnosi, concavi, tondeggianti, di cui due più grandi, di colore da arancio, a rosa, a rosso internamente, spesso giallastro esternamente, con un disco centrale bianco, e numerosi stami divisi in due gruppi, uno fertile attorno al pistillo, ed uno di stami sterili, lunghi circa 2 cm, riuniti in una specie di cappuccio sopra il pistillo.
I frutti, che impiegano circa un anno per maturare, sono globosi, 10-22 cm di diametro, legnosi, di colore bruno, contenenti qualche centinaio di minuscoli semi immersi in una polpa bianca, dall’odore gradevole quando il frutto è appena maturo, ma che velocemente diventa bluastra appena esposta all’aria e dall’odore nauseabondo.La polpa è edule ed a volte localmente consumata, ma l’odore ne scoraggia l’uso alimentare, tranne che per gli animali. Si riproduce, per seme che deve essere messo a dimora fresco avendo una breve durata di germinabilità, o per polloni.
È uno degli alberi più curiosi e ornamentali, il tronco degli esemplari adulti può essere coperto dai fiori e frutti, presenti contempora- neamente, i fiori durano un solo giorno, ma prodotti in successione e in gran numero.
Specie da clima tropicale e marginalmente subtropicale umido, può sopportare eccezionali abbassamenti di temperatura fino a -1 °C per brevissimo periodo.
Sebbene in natura viva su suoli pressoché permanentemente umidi, a volte inondati, si adatta anche a climi spiccatamente stagionali, sopportando periodi di secco.
Utilizzato, per lo più come curiosità botanica, in parchi e giardini di grande estensione con l’accortezza di evitare luoghi di passaggio e stazionamento per la pericolosità dei pesanti frutti che possono cadere in qualsiasi momento.
Tutte le parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale. Il guscio esterno (esocarpo) legnoso del frutto viene localmente usato come contenitore, la parte superiore del frutto si stacca infatti facilmente come un coperchio, e per ornamento.
L’albero oltre ad essere sacro per gli indigeni dell’Amazzonia, lo è diventato anche presso gli Indù ed è piantato nei templi dedicati a Shiva in India.
Sinonimi: Lecythis bracteata Willd (1799); Pekea couroupita Juss. ex DC. (1828); Couroupita surinamensis Mart. ex Berg (1858); Couroupita peruviana O.Berg (1862); Couroupita antillana Miers (1874); Couroupita membranacea Miers (1874); Couroupita froesii R.Knuth (1934); Couroupita saintcroixiana R.Knuth (1934); Couroupita venezuelensis R.Knuth (1934); Couroupita acreensis R.Knuth (1939); Couroupita idolica Dwyer (1965); Couratari pedicellaris Rizzini (1976).
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