Cistus ladanifer

Famiglia : Cistaceae


Testo © Prof. Paolo Grossoni

 

Cistus ladanifer è nativo del settore sud-occidentale del Mediterraneo, dall’Algeria e dal Marocco alla penisola iberica occidentale e alle Baleari. Si discute se sia anche originario della Francia mediterranea dove oggi è molto frequente.

Cistus ladanifer è nativo del settore sud-occidentale del Mediterraneo, dall’Algeria e dal Marocco alla penisola iberica occidentale e alle Baleari. Si discute se sia anche originario della Francia mediterranea dove oggi è molto frequente © Giuseppe Mazza

L’epiteto specifico ‘ladanifer’ di questo cisto fa riferimento al làdano, o labdano, resina essudata dall’arbusto e molto ricercata.

Viene comunemente chiamato cisto ladanifero, làdano, làdano del Portogallo in italiano, ciste à gomme, ciste ladanifère, ciste porte-labdanum in francese, gum rockrose, laudanum, common gum cistus in inglese, jara pringosa, ládano in spagnolo, esteva in portoghese e Lack-Zistrose in tedesco.

Il 76% delle specie del genere Cistus L. (1753) sono spontanee della zona mediterranea, dall’Africa settentrionale (Egitto escluso) a tutta l’Europa meridionale e dall’Asia occidentale fino all’Iran nord-occidentale e al deserto del Negev. Le altre specie sono endemismi macaronesici delle Canarie e di Madera.

Dal momento che il frutto maturo dei cisti è una capsula che si apre longitudinalmente per disperdere i semi, Carl Linnaeus denominò il genere valendosi del nome già in uso che, a sua volta, derivava dal greco ‘κίστη’ (chíste) cesta, capsula, scatola, adoperato per indicare un qualsiasi recipiente chiuso e vuoto internamente.

Cistus è un genere critico che è stato oggetto di numerose revisioni: attualmente è costituito da 33 specie e da 34 ibridi (‘WFO World Flora Online’).

I nuovi inserimenti e i necessari spostamenti, non solo fra i generi della famiglia ma anche con quelli di altre famiglie, hanno determinato diversi sinonimi.

Il ‘WFO, 2024’ riporta i seguenti sinonimi: Halimium (Dunal) Spach, Ladanium Spach, Ladanum Raf., Ledonia Spach, Libanotis Raf., Rhodocistus Spach, Stegitris Raf., Stephanocarpus Spach e Strobon Raf.

I cisti sono arbusti di piccole o medie dimensioni sempreverdi e con foglie semplici, opposte e decussate, coriacee, sessili o picciolate, da lineari a ovate, lunghe 2-8(10) cm; il margine è piano e liscio, oppure revoluto o ondulato. I rami giovani e le pagine inferiori delle foglie sono pubescenti o molto pubescenti e in alcune specie diventano bianco-grigiastri per la densità del tomento. Sono più o meno profumati a seconda della produzione di resine che è così notevole in Cistus creticus, Cistus ladanifer e Cistus monspeliensis da avere rametti e foglie vischiose.

I fiori, solitari o in infiorescenze cimose, hanno la corolla con 5 petali dall’aspetto stazzonato, bianchi oppure rosa o rosso porpora; il calice è formato da 3 o 5 sepali, nel secondo caso i tre più esterni sono più grandi. In alcune specie la base del petalo ha una macchia (unghia) gialla.

Le fogllie di Cistus ladanifer sono sessili, ed i 5 petali hanno il caratteristico aspetto stazzonato © sarahjavejones

I fiori sono vistosi per il colore e per le dimensioni, (3)4-10 cm di diametro, ma effimeri: quelli bianchi durano uno/due giorni mentre i fiori rossi appassiscono nella stessa giornata; tuttavia, dal momento che l’antesi si prolunga dalla tarda primavera fino all’estate inoltrata, la pianta rimane a lungo fiorita.

I fiori sono ermafroditi. L’ovario, supero, è formato da un singolo pistillo e da 5-6 carpelli; fa eccezione Cistus ladanifer che ha 6-12 carpelli.

L’androceo è composto da numerosi stami (50-200) gialli molto produttivi.

L’impollinazione è sempre entomogama e i fiori vengono visitati da apidi, sirfidi e coleotteri.

Il frutto è una capsula con deiscenza loculicida, formata da 5-6(12) logge con moltissimi semi che possono restare dormienti anche a lungo.

L’apparato radicale è robusto e le radici, potendosi allungare per 3-4 m penetrando nel suolo per 100-150 cm, permettono la colonizzazione di suoli aridi, anche incorenti o superficiali, purché aperti e luminosi.

Per tutte le specie, il numero cromosomico è 2n = 18.

I cisti sono eliofili, xerofili e termofili. Temono gli inverni freddi (il cisto più resistente è Cistus laurifolius L.), esigono estati calde e asciutte e l’optimum è nella ‘fascia’ della foresta mediterranea sempreverde.

Per le loro esigenze in luce e grazie alla tolleranza ai suoli aridi, possono occupare aree più o meno degradate, come garighe e dune sabbbiose, formando anche coperture estese (macchia a cisto).

Rispetto a molte altre piante, sono avvantaggiati non solo per le difficoltà di quegli ambienti ma anche perché sono piante allelopatiche e, al tempo stesso, anche tossiche per i mammiferi erbivori, selvatici o domestici.

La diffusione è ulteriormente favorita dal fuoco. I cisti sono tipiche pirofite, per cui le plantule, essendo eliofile e germinando subito dopo un incendio, possono crescere senza concorrenza.

Inoltre, i tegumenti seminali sono duri e riescono facilmente a proteggere l’embrione dalle alte temperature dell’incendio; per effetto della disidratazione subita, essi poi si crettano permettendo all’acqua e all’aria di giungere all’embrione.

È ovvio che, anche in assenza di incendi, nel tempo fattori ambientali e saprofiti degradano i tegumenti rendendoli permeabili. Volendo far germinare semi di cisto, è buona pratica pretrattarli esponendoli per una decina di minuti a (80)-110 °C riproducendo così gli effetti del passaggio del fuoco.

Questa è una tipica ‘macchia a cisto’ nel sud del Portogallo. Cistus laurifolius può superare i 2 m d’altezza con un’ampiezza pari alla metà.

Questa è una tipica ‘macchia a cisto’ nel sud del Portogallo. Cistus laurifolius può superare i 2 m d’altezza con un’ampiezza pari alla metà © Andrée Weigel

Purché coltivati in ambienti mediterranei, per il loro pionierismo e la loro rusticità i cisti vengono utilizzati per la ricolonizzazione di aree bruciate, per il contenimento di suoli incoerenti, per la produzione di miele e, con le specie idonee, per la raccolta del ladano, la resina molto richiesta in cosmesi e in profumeria.

Ovviamente la funzione più ricercata resta quella ornamentale.

Occorre però tenere presente che le forme ibride sono molto diffuse e non sempre è possibile distinguere immediatamente un ibrido dalle relative specie parentali e, a questo proposito Robert Page ha sottolineato che “Qualsiasi cultivar con petali bianchi e macchiati è probabile che venga venduta come Cistus ladanifer“.

È quindi venuta meno l’utilità di una ripartizione in ranghi sottogenerici di questo genere che invece viene ancora impiegata nella pratica vivaistica distinguendo i taxa in base al colore dei petali: leucocisti o ‘WWPC’ (‘White or Withish Pink Clade’), quelli con fiori bianchi, mentre vengono detti eritrocisti o PPS (‘Purple Pink Clade’) quelli con fiori rosa-rosso porpora.

I fiori, solitari e profumati, misurano 7-10 cm. Sono bianchi con un’unghia gialla, in genere sovrapposta da una macchia rosso-marrone intenso sfrangiata al margine.

I fiori, solitari e profumati, misurano 7-10 cm. Sono bianchi con un’unghia gialla, in genere sovrapposta da una macchia rosso-marrone intenso sfrangiata al margine © Achim Mittler

Cistus ladanifer L. (1753) è un arbusto sempreverde con chioma aperta e odorosa; di crescita rapida, può raggiungere un’altezza di 2 (2,5) m e un’ampiezza pari alla metà. Ha rametti rapidamente glabri e appiccicosi per le essudazioni resinose che, con l’età, da verdi diventano grigiastri.

Le foglie sono opposte e decussate, sessili o subsessili, lanceolate con il margine revoluto, lunghe 3-8 (10) cm e larghe fino a 2 cm. Sono discolori: la pagina superiore è verde scuro, lucida e glabra; quella inferiore, grigio chiara e tomentosa anche per peli ghiandolari che secernano la resina, ha 1-(3) nervature di cui la centrale è prominente.

I fiori, particolarmente vistosi e profumati, hanno un diametro di 7-10 cm; sono solitari e sono portati da un breve peduncolo. I 5 petali, dall’aspetto di carta stropicciata, sono bianchi con un’unghia gialla in genere sovrapposta da una vivace macchia, sfrangiata al margine, di colore rosso-marrone intenso.

Fra i cisti questa macchia è presente solo in questa specie e negli ibridi in cui l’ha trasmessa. Il pistillo è circondato da numerosi (anche oltre 100) stami giallo-arancioni, disuguali in lunghezza ma sempre più lunghi del pistillo; l’ovario è formato da 6-12 carpelli. Il calice è formato da 3 sepali ovali lunghi più o meno una decina di millimetri, glabri, tubercolati e inizialmente pubescenti.

L’impollinazione è affidata ad apidi, sirfidi e coleotteri. A sinistra la forma normale, e a destra la sottospecie Cistus ladanifer sulcatus.

L’impollinazione è affidata ad apidi, sirfidi e coleotteri. A sinistra la forma normale © Eric Alan Isaacson. A destra la sottospecie Cistus ladanifer sulcatus © Hans Hillewaert

I fiori sono effimeri e spesso la corolla è già appassita verso la fine della prima giornata (pianta WWPC); l’antesi ha inizio nella tarda primavera ma può durare fino all’estate inoltrata con una profusione di fiori che attirano numerosi impollinatori. Il frutto è una capsula loculicida ovoidale, pubescente, lunga (7) 10-15 mm con (6) 10 (12) logge. Si apre verso la fine dell’estate e durante l’autunno e l’inverno libera fino a un migliaio di semi globosi e brunastri con un diametro di 0,5-1 mm e un peso di 0,25-0,30 mg.

Una singola pianta adulta può produrre anche 150.000 semi in un anno. I semi hanno tegumenti duri e impermeabili all’acqua e all’aria che impediscono la germinazione che avviene solo quando l’azione degli eventi climatici o il fuoco non li hanno degradati.

Come in tutti i cisti, il numero cromosomico della specie e delle relative varietà è 2n = 18. Oltre che per seme, è possibile moltiplicare questo cisto anche agamicamente mediante talee di rami non fioriferi tagliate a fine primavera o nella tarda estate.

Cistus ladanifer è eliofilo, xerofilo e termofilo; è piuttosto indifferente alla natura chimica del suolo ed è considerato specie allelopatica per l’effetto inibente, sulle piante vicine, da parte dei suoi essudati particolarmente ricchi in polifenoli e diterpeni, (Chaves Lobón, N., et al., Plants, 2023, 12, 9.72).

Cistus ladanifer fornisce il ladano più richiesto dall’industria profumiera, ma il cisto è anche una pianta ornamentale rilevante per il giardino mediterraneo.

Cistus ladanifer fornisce il ladano più richiesto dall’industria profumiera, ma il cisto è anche una pianta ornamentale rilevante per il giardino mediterraneo © Tony Grover

Sono stati selezionati infatti numerosi ibridi. Uno dei più diffusi è Cistus x purpureus nato in natura da Cistus ladanifer x Cistus creticus.

Sono stati selezionati infatti numerosi ibridi. Uno dei più diffusi è Cistus x purpureus nato in natura da Cistus ladanifer x Cistus creticus © Paco Garin

Fra i cisti, questa specie, e gli ibridi derivati, sono i più ricercati per vivacizzare e profumare i giardini. Il ladano (o labdano) di questo cisto (da cui in nome specifico (‘ladanifer’) è quello più ricercato dall’industria profumiera; è una oleoresina rosso brunastra appiccicosa, essudata dalle foglie e dai rametti, che viene impiegata per le proprietà, per l’aromaticità e, soprattutto, come fissativo perché potenzia efficacemente la stabilità dei profumi ed ha un’efficacia pari all’ambra grigia prodotta dai capodogli.

Il ladano diffonde un aroma dolce e gradevole e, per la sua attività antiossidante dovuta in particolare ai flavonoidi, veniva usata per curare diverse patologie.

Questa resina non va confusa con il laudano (o tintura di oppio) che è invece una soluzione alcolica di oppio che, oltre alla sua pericolosità, ha anche tutt’altre finalità.

Questo cisto è malvisto per l’agricoltura in quanto può divenire specie molto competitiva. Però è anche vero che la presenza del cisto migliora la qualità edafica del suolo soprattutto quando questo sia povero in nutrienti o inquinato o perché precedenti incendi ne abbiano distrutto lo strato organico.

Il frutto di Cistus ladanifer è una capsula ovoidale, pubescente con deiscenza loculicida ripartita anche in 12 logge.

Il frutto di Cistus ladanifer è una capsula ovoidale, pubescente con deiscenza loculicida ripartita anche in 12 logge © Antonio Rico García

Come evidenziatob dalla mappa del WFO, Cistus ladanifer è spontaneo nel settore sud-occidentale del Mediterraneo, dall’Algeria e dal Marocco alla penisola iberica occidentale e alle Baleari, mentre è molto dubbia la sua spontaneità in Francia dove, tuttavia, si sta naturalizzando lungo le coste mediterranee. Si è ben acclimatato alla Gran Canaria, a Cipro, nell’Australia meridionale, in Nuova Zelanda e in Sud Africa. In quest’ultimo stato il cisto è stato dichiarato ‘specie invasiva’.

Secondo WFO la specie è ripartita in tre sottospecie:

– subsp. ladanifer – Marocco e penisola iberica dove è particolarmente diffusa nella sua metà occidentale. La capsula è suddivisa in 9-10 (12) logge;

– subsp. mauritianus Pau & Sennen (= subsp. africanus Dens.); endemico delle regoni costiere dell’Algeria e del Marocco; in Europa è presente esclusivamente in Spagna nella provincia di Málaga. Le foglie sono ellittiche ma, a differenza delle altre due sottospecie, sono picciolate. La capsula è ripartita in 8-9 logge.

Si apre verso la fine dell’estate, o durante l’autunno e l’inverno, liberando fino a un migliaio di semi globosi e brunastri con un diametro di 0,5-1 mm.

Si apre verso la fine dell’estate, o durante l’autunno e l’inverno, liberando fino a un migliaio di semi globosi e brunastri con un diametro di 0,5-1 mm © Jordi Bassols Garcia

– subsp. sulcatus (Demoly) P.Monts.) – endemismo dell’estremità SW dell’Algarve (Portogallo). Rispetto alle altre due sottospecie, la pianta ha dimensioni minori e, in genere, foglie sessili molto appiccicose, ellittiche, più piccole (42 x 16 mm) e con le nervature prominenti. I fiori sono più piccoli (5 cm) e totalmente bianchi; la capsula è suddivisa in 8-9 logge. Suo sinonimo ancora in uso è Cistus palhinae Ingram.

Per la bellezza della fioritura questa specie è divenuta una rilevante pianta ornamentale per il giardino mediterraneo. A questo scopo vengono utilizzati anche ibridi ottenuti dall’incrocio, casuale o antropico, del cisto ladanifero con svariate altre specie dello stesso genere.

Alcuni di questi ibridi e di queste varietà, Cistus ladanifer subsp. sulcatus f. bicolor, Cistus ladaniferBashful’, Cistus ladaniferBlanche’, Cistus × cyprius ‘Troubadour’, Cistus × stenophyllus, Cistus × aguilarii (Cistus ladanifer × Cistus populifolius), Cistus × purpureus (Cistus ladanifer × Cistus creticus), hanno avuto una buona affermazione anche per le poche esigenze di coltivazione. Nella scheda precedentemente ricordata (WFO (2024) sono registrati 35 ibridi e anche i sinonimi, dovuti alle differenti interpretazioni tassonomiche per le ripartizioni proposte nel passato, sono 35 che sono ripartiti per la subsp. ladanifer (23 nominativi), per la subsp. mauritianus (8) e 4 per la subsp. sulcatus.

 

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