Famiglia : Asparagaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Yucca gigantea Lem. è inclusa nella famiglia Asparagaceae, sottofamiglia Agavoideae, secondo la recente classificazione basata sulla filogenetica molecolare APG IV (Angiosperm Phylogeny Group IV) del 2016.
La specie fu descritta nel 1859 dal botanico francese Charles Antoine Lemaire (1801-1871) nel giornale L’Illustration Horticole (Ill. Hort. 6, Misc.: 91-92 ;1859).
Nel testo Lemaire dichiara che vide questa pianta in piena fioritura il 10 ottobre 1859 in una delle serre del Sig. Jean Verschaffelt (1811-1884), orticoltore di Gand, che a sua volta l’aveva avuta da un appassionato cultore botanico della provincia di Anversa (Belgio).
La serra era nel vivaio Verschaffelt che fu aperto nel 1808 da Pierre Antoine (1764-1844) e quindi incrementato dai figli Alexandre (1801-1850), Louis (1806-1849) e Jean.
Il vivaio raggiunse il massimo della ricchezza di specie coltivate con Ambroise (1825-1886), esponente di terza generazione della famiglia.
All’epoca il vivaio aveva rinomanza internazionale per le diverse collezioni (azalee, camelie, palme, ecc.) e in particolar modo per l’introduzione di nuove specie esotiche raccolte da cacciatori di piante soprattutto in Sudamerica. La pianta descritta da Lemaire non aveva alcuna indicazione circa il suo sito di raccolta così egli suppose provenisse dal Messico.
Località confermata da esplorazioni successive di altri botanici.
Si è così appurato che Yucca gigantea cresce principalmente nel bioma tropicale stagionalmente secco del Belize, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Messico centrale, Golfo del Messico, Messico sudorientale, Messico sudoccidentale, Nicaragua e Panama.
In coltivazione è presente nei Caraibi, in Ecuador, nelle Isole Galapagos, in America meridionale, Spagna, Portogallo, Italia, Australia e Nuova Zelanda.
La letteratura botanica e orticola, fino a pochi anni fa, oltre a Yucca gigantea riconosceva altre due specie: Yucca guatemalensis Baker (1872) e Yucca elephantipes Regel ex Trel. (1902).
Tuttavia studi recenti hanno accertato che in realtà trattasi di un’unica specie e, in base alla data di pubblicazione, il nome corretto, perché prioritario, è Yucca gigantea Lem.
Il nome del genere erroneamente deriva da quello comune “yuca o juca” che nei Caraibi si usava per indicare un’altra pianta, la manioca (Manihot esculenta Crantz) della famiglia Euphorbiaceae.
L’epiteto specifico gigantea deriva dal greco γιγάντειος (gigánteios), gigantesco, per le dimensioni della pianta rispetto a quelle già note dello stesso genere.
Volgarmente è chiamata: tronchetto della felicità, yucca gigante, yucca del Guatemala, itabo, izotes.
È il fiore nazionale della Repubblica di El Salvador.
Yucca gigantea è una pianta arborescente sempreverde, spesso con tronchi multipli, tipicamente slargati alla base a forma di zampa di elefante, alti fino a 12 m e ramificati con corteccia piuttosto ruvida.
I tronchi di Yucca, e di molte altre Monocotiledoni arborescenti, sono molto particolari perché i loro fasci sono privi di cambio, per questo detti fasci di tipo chiuso. L’accrescimento secondario del tronco avviene grazie un meristema secondario, posto a livello del periciclo, che genera nuovi tessuti parenchimatici e nuovi fasci (fasci secondari) che in questo modo fanno aumentare di diametro il tronco.
Le foglie si formano a spirale e si riscontrano in prossimità dei rami superiori mentre il tronco e i rami inferiori ne sono privi.
Le foglie, a margini seghettati, sono lanceolate e possono raggiungere un metro di lunghezza e 4-5 cm di larghezza nella parte centrale.
Sono rigide e di colore grigio-verde.
Sono acuminate all’apice e terminano con una lunga spina aghiforme.
L’infiorescenza è una pannocchia eretta, densa, di norma lunga 60-90 cm, con numerosi fiori carnosi penduli di colore bianco o bianco crema portate da peduncoli lunghi fino a 2,5 cm.
Il perigonio è campanulato, con tepali ellittici, lunghi 3-4 cm.
Gli stami hanno i filamenti corti e spessi, strettamente appressati all’ovario nella metà inferiore, le antere sono molto ridotte.
L’ovario ha forma oblunga ed è sormontato da un corto stilo e da tre stimmi bifidi, lunghi circa 3,5 mm.
I frutti, lunghi fino a 9 cm, sono capsule oblungo-ovoidali, inizialmente ripieni di polpa bianca o giallastra.
In natura l’impollinazione è attuata da Tegeticula yuccasella (Riley, 1872) della famiglia Prodoxidae, piccola falena, di colore bianco, con apertura alare di 18-27 mm.
Questa falena e la pianta di Yucca sono interdipendenti e l’una non può vivere senza l’altra.
Si tratta di un processo di coevoluzione per cui i due partner, falena e pianta, si sono evoluti a seguito di reciproche interazioni e che hanno portato ad adattamenti reciprocamente vantaggiosi.
Infatti, si è visto che maschi e femmine di falena escono dai loro bozzoli in primavera, in contemporanea con la fioritura della pianta.
Si accoppiano sui fiori dando inizio all’attività delle femmine.
Queste prelevano una consistente quantità di polline dalle antere e subito vanno a cercare un’altra infiorescenza, generalmente di un’altra pianta, in modo da assicurare la massima variabilità genetica alla pianta.
Interessante rilevare che questa specie di falena non ha una lunga lingua, caratteristica della maggior parte delle falene e delle farfalle, ha invece dei tentacoli attorno alla bocca che le facilitano il trasporto del polline e quindi dell’impollinazione.
Appena la falena arriva su una nuova infiorescenza, entra in un fiore per controllare se è recettivo al polline e nel frattempo, grazie alle sue antenne sensibili agli odori, percepisce se è stato visitato da altre falene, nel qual caso cerca un altro fiore.
Solo dopo aver trovato il fiore idoneo, depone uno o più uova, non molti, nell’ovario del fiore e contemporaneamente deposita sullo stigma alcuni granuli di polline, che porta con i tentacoli.
Avvenuta la fecondazione, mentre l’ovario si trasforma in frutto, che sarà da nutrimento per le larve, si formeranno i semi per garantire la riproduzione della pianta.
In poche settimane, le larve saranno completamente cresciute e una volta cadute a terra si affondano nel terreno creando il bozzolo, dove rimarranno fino alla primavera successiva, talora più di un anno, per trasformarsi in insetto alato e ricominciare il ciclo.
Yucca gigantea, per il portamento e i fiori grandi, è una pianta molto ornamentale introdotta nelle zone mediterranee, a clima invernale mite, per abbellire parchi e giardini.
In alcune aree dell’America Centrale si utilizza per prevenire l’erosione e stabilizzare i terrazzamenti nei terreni agricoli, come ad esempio le piantagioni di caffè.
Dalle foglie si estrae una fibra per realizzare spago e cestini.
In Messico e negli stati limitrofi, le foglie e i fiori sono utilizzati nella medicina tradizionale.
Le sue radici ricche di saponine, erano utilizzate per trattare infiammazioni e altre condizioni patologiche.
In alcuni Stati dell’America Centrale (Guatemala, Costa Rica, ecc.) i fiori sono mangiati crudi oppure sono fritti con le uova per fare ottime frittate.
Talora si utilizzano nelle zuppe e negli stufati di carne.
Recenti ricerche sulle proprietà medicinali di questa pianta hanno rilevato, negli estratti di tessuti del fusto, la presenza di ben dieci saponine steroidee. Due glicosidi spirostanolici (Ys-II e Ys-IV) hanno mostrato, nel test antimicotico e antibatterico in vitro, attività inibitoria moderata contro la crescita di Candida albicans e Cryptococcus neoformans.
Sinonimi: Yucca elephantipes var. gigantea (Lem.) Molon (1914); Dracaena lennei Baker (1880); Dracaena yuccoides Baker (1880); Sarcoyucca elephantipes Linding. (1933); Yucca eleana W.Watson 1889; Yucca elephantipes Regel ex Trel. (1902); Yucca elephantipes var. ghiesbreghtii Molon (1914); Yucca ghiesbreghtii Baker (1880); Yucca guatemalensis Baker (1872); Yucca lenneana Baker (1875); Yucca mazelii W.Watson 1889; Yucca mooreana Baker (1880); Yucca roezlii Baker (1880).
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