Famiglia : Ostraciidae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Pesce mucca a nido d’ape Acanthostracion polygonium (Poey, 1876) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Tetraodontiformes ed alla famiglia degli Ostraciidae, i così detti pesci cofano o pesci scatola.
Un ordine che conta circa 350 specie riunite in 10 famiglie. Fra le più note, talora presenti negli acquari come gli insoliti Aracanidae, i Balistidae, noti come pesci balestra per il loro profilo e il grilletto dorsale, i Diodontidae che raggruppano i pesci palla, i Molidae col Pesce luna (Mola mola) riservato ai grandi acquari oceanici, i Monacanthidae, noti come pesci lima per la pelle rugosa usata un tempo per levigare i manufatti ed i Tetraodontidae, la famiglia più numerosa con 28 generi che ospita da sola oltre 200 specie.
Il termine generico Acanthostracion nasce dal greco “akantha“, spina, e “ostrakon”, conchiglia, con riferimento alla caratteristica corazza protettiva sottopelle dotata di spine, mentre il termine specifico polygonium dal greco “poly”, molti e ”gonius”, angolo, evoca i disegni poligonali della livrea.
Il curioso riferimento alle mucche del nome volgare, presente anche nell’appellativo inglese di “Honeycomb cowfish” ed in quello spagnolo di “Torito” o “Torito hexagonal”, nasce da due protuberanze spinose poste sul capo a mo’ di corna, mentre i francesi, guardando la forma e la livrea, parlano di “Coffre à cornes” o “Poisson-coffre nid d’abeille”.
Zoogeografia
Acanthostracion polygonium è una specie centrata nell’area caraibica con una diffusione molto vasta nell’Atlantico occidentale dalle isole Bermuda ed il New Jersey fino al Brasile e all’Uruguay.
Ecologia-Habitat
Il Pesce mucca a nido d’ape vive lungo le coste, a 3-80 m di profondità, mimetizzato fra le formazioni madreporiche, ma si trova anche nelle praterie sommerse ed è presente nelle acque salmastre degli estuari.
Morfofisiologia
Lungo in genere 25 cm, con un massimo di 50 cm, Acanthostracion polygonium è un pesce corazzato, protetto sotto la pelle da placche ossee esagonali saldate fra loro che consentono solo piccole aperture per la bocca, le narici, le branchie, le pinne, e l’ano.
Il profilo della fronte è ripido con le due caratteristiche corna accanto agli occhi, ma ve ne sono altre due non meno pungenti, rivolte all’indietro poco prima della pinna anale, simile per forma e taglia alla dorsale.
Mancano le pinne pelviche, le pettorali recano 12 raggi molli e la caudale, arrotondata, è preceduta da un lungo peduncolo.
La locomozione è affidata principalmente alle ondulazioni di quest’ultima coadiuvata dalle pettorali, mentre la dorsale e l’anale servono da timoni e per manovre accurate.
La piccola bocca, con labbra carnose, reca al massimo 15 minuscoli denti conici per mascella. Servono ad afferrare piccoli invertebrati bentonici, soprattutto gamberetti, o a sbocconcellare spugne, alcionari e tunicati.
Fermo restando il disegno a nido d’ape, talora con una piccola macchia al centro degli esagoni, la pelle, protetta da un muco velenoso, la ostracitossina, presenta spesso tonalità blu, che possono tendere, istantaneamente al grigio, al verde o al giallo per necessità mimetiche o secondo l’umore del pesce.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Acanthostracion polygonium vive generalmente solitario o in coppia.
Non vi è un dimorfismo sessuale evidente come per esempio in Ostracion meleagris, ma si tratta anche qui di una specie ermafrodita proteroginica, con femmine cioè che a partire da una certa taglia possono trasformarsi in maschi e regnare su un piccolo territorio dove, specie nel periodo riproduttivo, lasciano entrare solo le femmine.
La fecondazione non è collettiva ma avviene in coppia. Prima di salire in superficie per emettere contemporaneamente ovuli e sperma, i partner si corteggiano a vicenda, nuotando su e giù nella colonna d’acqua sovrastante.
La deposizione avviene in genere al crepuscolo, quando le uova, affidate alle correnti, corrono meno il rischio d’essere predate. Anche le larve sono pelagiche e le post larve di pochi millimetri presentano una insolita forma cubica.
Quando raggiungono i fondali, anche i giovani, giallo arancio con macchie rosso scuro, hanno l’aspetto di un dado.
Crescendo s’intravvedono gli abbozzi delle corna e poi il corpo si allunga e la livrea assume gradualmente il disegno alveolare degli adulti.
Acanthostracion polygonium è pescato per gli acquari ma quando incappa nelle reti finisce non di rado anche in tavola, cucinato arrosto.
Pare che la carne sia buona anche se talora a rischio ciguatera, una grave intossicazione alimentare legata alla presenza di organismi velenosi nel loro regime alimentare.
La resilienza della specie è decisamente buona, con un possibile raddoppio delle popolazioni in meno di 15 mesi, e l’indice di vulnerabilità alla pesca, moderato, segna 40 su una scala di 100.
Nella Lista Rossa IUCN figura “Least Concern”, cioè come “Minima Preoccupazione”.
Sinonimi
Acanthostracion polygonius Poey, 1876; Lactophrys polygonia (Poey, 1876); Acanthostracion poligonos Poey, 1876; Acanthostracion polygonia Poey, 1876; Lactophrys polygonius (Poey, 1876); Lactophrys saxatilis Mowbray, 1931.