Oriolus oriolus

Famiglia : Oriolidae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

Oriolus oriolus

Specie tropicale che si riproduce in Europa durante l’estate, quando la frutta abbonda, il Rigogolo (Oriolus oriolus) non è un uccello facile da osservare © Davide D’Amico

Nell’ambiente in cui viviamo la natura ed i colori non sempre evidenziano quella varietà ed esaltazione di forme e sfumature che le aree tropicali o i tanto agognati paradisi terrestri dei tropici ci offrono, per cui l’immaginazione è circoscritta a queste valutazioni. Osserviamo i documentari naturalistici girati in questi luoghi ameni ed ogni essere che ci viene mostrato ha di gran lunga caratteristiche e bellezze da noi introvabili o almeno pensiamo che così sia.

Ma la realtà spesso smentisce questa supposizione! Anche il nostro paleartico ha le sue meraviglie: provate ad osservare un Rigogolo e ne avrete la riprova!

Ad un’ipotetica domanda posta a chiunque, da dove possa provenire un simile uccello, di certo ricevereste una risposta semplice e banale: non può vivere qui da noi!

Oriolus oriolus

Fino intenditore, raccoglie qui, su un ciliegio, le primizie. Solo frutti ben maturi, zuccherini, lasciando gli altri per le prossime visite dopo aver ben memorizzato il luogo © Jesús Villaplana

Viene certamente da qualche foresta tropicale oppure è un uccello tenuto in cattività e scappato da qualche gabbia!

In effetti qualcosa di vero è insito in questa risposta, in quanto questo volatile è un abitante di foreste tropicali ma viene fin quassù ogni estate a nidificare tra di noi.

Il Rigogolo (Oriolus oriolus (Linnaeus, 1758)) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia degli Oriolidae ed è uno degli uccelli più belli ed appariscenti della nostra avifauna.

È in pratica, l’unico rappresentante di questa famiglia e di questo genere presente nel nostro territorio, in quanto gli appartenenti a questo raggruppamento sono tipicamente uccelli che vivono nelle dense foreste pluviali tropicali e in climi equatoriali.

Oriolus oriolus

Stesso comportamento su un gelso alla ricerca delle more migliori. Nonostante la taglia e il colore ci si accorge della sua presenza solo grazie al caratteristico canto flautato © Henrique Oliveira Pires

Pochissimi hanno avuto l’occasione di osservare un Rigogolo allo stato selvatico, seppur dotato di colori a dir poco smaglianti!

È uno degli uccelli più schivi e riservati e quand’anche appollaiato fra i rami dell’albero che avete di fronte a voi, passerebbe facilmente inosservato.

E pensare che è giallo come un limone ed ha le dimensioni di un Merlo (Turdus merula) !

Unico indizio della sua presenza è il canto flautato che emette insistentemente nella stagione degli amori, ben diverso da qualsiasi canto a cui siamo avvezzi e che sentiamo nei nostri boschi: un suono tropicale, un canto non nostro che ci fa capire immediatamente che si tratta di un uccello di un altro mondo.

Oriolus oriolus

Per le nespole è forse un po’ tardi ma ce ne sono ancora e s’ingozza avidamente. In realtà il Rigogolo è un insettivoro, ma per far ritorno in Africa deve fare il pieno di calorie © Davide D’Amico

Nella tradizione contadina lombarda questa caratteristica viene ripetuta da una poesiola che in onomatopeia ripete il suono del suo canto.

Compare Piero, vieni all’osteria? Vengo anch’io vengo anch’io!

Ma anche in altre regioni è d’uso riproporre il canto con altri messaggi:

È già maturo il fico? No per Dio no per Dio!

Così pure nei paesi europei dove risulta comune, come in Spagna, dove gli hanno appioppato decine di nomignoli imitativi del suo canto: “muchofrio, pedroviejo” oppure”, abbinandolo al suo amore per il fico, “Rodrigo madura el higo? ”

Oriolus oriolus

I suoi frutti preferiti sono i fichi, come ricordano in varie lingue i nomi volgari © Gianfranco Colombo

L’Europa non ha perso l’occasione di ricordarlo in proverbi e nomignoli, anche se risulta poco diffuso in alcune aree.

Questo uccello viene genericamente ed erroneamente chiamato da molti beccafico, in quanto golosissimo di questi frutti anche se nella realtà il Beccafico (Sylvia borin), è un allegro e piccolo uccelletto, appartenente alla famiglia dei Silvidi molto più minuto e ben modesto nella colorazione ma che condivide la stessa passione per questa dolce delizia.

I nomi volgari dati al Rigogolo sono molteplici, fra i quali alcuni particolari anche se spesso ripetizione del suo canto: galpèder, galvèder, gallopietro, comparepiero, beiora, goolo, rependolo e tanti altri.

Il nome italiano dato al Rigogolo è frutto di trasformazioni, troncature e mala trascrizione del termine latino “auri galbulum” = del colore dell’oro, mentre l’etimologia del binomio scientifico, Oriolus oriolus, ripetuto sia nel genere che nella specie, riprende il termine latino “aureolus – aurum” = dorato – oro.

È di certo una combinazione ma non v’è dubbio che questo uccello già dal nome evidenzia una caratteristica così importante da essere paragonata all’oro!

Nomi comuni internazionali sono: Eurasian Golden Oriol in inglese, Loriot d’Europe in francese, Oropèndula Europea in spagnolo, Pirol in tedesco, Papa figos in portoghese ed un simpatico Nishikouraiuguisu in giapponese.

Zoogeografia

Patria d’origine di questo uccello sono le aree tropicali dell’Africa, dove convive con congeneri molto simili ma che hanno mantenuto il carattere di residenti anziché divenire migratori a lungo raggio, come il nostro Rigogolo.

Nidifica in tutta l’Europa continentale fino alle sponde del Mare del Nord e del Baltico raggiungendo le coste meridionali della Finlandia e attraverso la Russia transuranica fino ad occupare le repubbliche asiatiche centrali e lambire la Mongolia nordoccidentale, in una fascia limitata dal 60mo parallelo nord.

Oriolus oriolus

Il maschio è di un magnifico giallo brillante in forte contrasto col nero vellutato delle ali. Caratteristica, anche rispetto a specie analoghe, la barra nera fra il becco e l’occhio © Isabelle Cros – Quercy Animalier

È presente anche in Turchia ed Iraq, nella parte occidentale dell’Iran ed in Africa lungo la catena montuosa dell’Atlante, dal Marocco all’Algeria.

Manca totalmente in Islanda e nella maggior parte della penisola scandinava nonché nelle isole britanniche dove è alquanto raro.

Tutte le popolazioni europee e parte di quelle asiatiche, svernano diffusamente nell’Africa australe, occupando estensivamente un territorio vastissimo che va dalla Repubblica centroafricana al Sudafrica.

Le popolazioni dell’estremo areale orientale svernano in India a sud della catena Himalayana.

Oriolus oriolus

Le femmine, olivacee-verdastre, hanno il ventre chiaro. La barra nera vicina all’occhio è solo accennata come altre caratteristiche della livrea maschile © Isabelle Cros – Quercy Animalier

La lunghissima migrazione verso i quartieri estivi inizia nella tarda primavera e si conclude nella seconda metà del mese di maggio, a volte con ritardi fino alla prima decade di giugno: è infatti uno degli uccelli più ritardatari a concludere la stagione migratoria.

È altrettanto rapido nel ridiscendere verso sud, in quanto già da fine luglio e con massima concentrazione nel mese di agosto, se ne torna nei suoi quartieri invernali.

Sono state determinate due sottospecie che raggruppano a grandi linee le medesime popolazioni che scelgono i due luoghi diversi di svernamento.

Oriolus oriolus oriolus, la sottospecie svernante in Africa e Oriolus oriolus kundoo, quella svernante in India.

Oriolus oriolus

I maschi sono territoriali e coraggiosi. Guai se un Cuculo, una cornacchia o un altro uccello entra nella zona scelta per la nidificazione © Agostino Codazzi

Ecologia ed Habitat

Alti alberi frondosi, dense foreste di latifoglie e frutteti con alberi ad alto fusto, rappresentano l’ambiente ideale per il Rigogolo.

Questo uccello raramente scende a terra e quando accade, lo fa con un guizzo rapido ed inaspettato solo per raccogliere furtivamente un grosso insetto od un bruco avvistato dal ramo su cui era appollaiato. Non saprebbe peraltro camminare con disinvoltura visto che le zampette sono piuttosto corte ed inadatte per farlo.

Il Rigogolo passa tutta la sua vita nascosto fra le dense fronde degli alberi, sui rami più alti e con spesso fogliame, appunto quelle alte fronde che mosse dal vento, riescono ad occultare con lo sventolio delle foglie e la loro variazione di tonalità, l’esaltante e vivace colorazione del suo piumaggio.

Oriolus oriolus

Il nido è una solida coppa costruita con fili d’erba e fissata come un’amaca alla forcella di un ramo. Resistente ai venti è sempre posto in alto, anche a 20 m dal suolo © Pierandrea Brichetti

Immaginiamolo su un alto platano, un albero che mostra nella stagione estiva, foglie di colore giallastro e nocciola, frammiste ad altre di un verde brillante e che mosse dalla brezza mostrano la faccia inferiore biancastra di quel tomento che caratterizza questa pianta e lui il maschio, giallissimo, fermo immobile mentre emette il suo canto e lei la femmina, verde olivastra vicina ad ascoltare quella soave musica.

Chi mai riuscirebbe a scorgerli?

Oltretutto come vedremo, quando sceglie il luogo di nidificazione ama farlo a ridosso di un corso d’acqua abbinando il gorgoglio del ruscello alla sua voce.

Solo nei quartieri invernali africani ed in parte in quelli indiani, il Rigogolo può accettare dei compromessi.

Oriolus oriolus

Il maschio e la femmina si alternato nella cova di 3-5 uova. Quando schiudono è un continuo via vai in cerca d’insetti. Qui una femmina in volo © Jesús Villaplana

Qui lo si può trovare anche in boschetti di acacia spinosi in mezzo alla savana oppure vicino a piccoli villaggi, con quattro alberi e qualche cespuglio ma appena scova piccoli angoli di foresta, con tanto di fiumiciattolo che l’attraversa, ecco che vi si rifugia immediatamente.

D’altra parte, in queste aree deve trascorrerci l’inverno anche se per il suo metodo di vita, questo periodo dura ben otto mesi, durante i quali si deve adattare alla meglio e lottare con le specie residenti per sopravvivere.

Morfofisiologia

Il Rigogolo mostra un evidentissimo dimorfismo sessuale con livree tanto distinte fra loro da far pensare allo sprovveduto, a due diverse specie di uccelli.

Oriolus oriolus

Eccola di nuovo al nido, accanto ai piccoli appena saziati © Pierandrea Brichetti

Il maschio ha il corpo, la testa, le copritrici inferiori dell’ala ed il dorso di un magnifico giallo brillante, con tonalità che spesso risultano diverse anche fra di loro. A volte è giallo carico ed opaco, altre di colore limone brillante ed altre ancora così chiare da sembrare leggermente slavate e tendenti al bianco.

Tonalità dovute certamente all’età del piumaggio, al momento dell’osservazione e naturalmente, dalla diversa angolazione della luce solare.

È comunque un uccello inconfondibile nel paleartico.

La copertura alare e la coda sono invece di un nero vellutato in forte contrasto con il colore del corpo.

Sulle ali mostra una corta barra del medesimo giallo, posta all’altezza delle remiganti in corrispondenza delle prime copritrici primarie sempre ben visibile quando appollaiato.

La faccia inferiore delle remiganti è invece più chiara, di colore cenere verdastro.

Su entrambi i lati della testa porta una piccola barra nera che dal becco arriva a toccare il globo oculare, formando una piccola mascherina anch’essa sempre ben visibile.

Nella coda, sulla parte terminale delle timoniere esterne, sono presenti delle macchie gialle che formano un evidente e caratteristico disegno.

Il becco è arancione, robusto e forte, molto appuntito e le zampe nerissime con dita tipiche di un uccello arboricolo.

Gli occhi sono di colore cremisi, con un rosso più o meno accentuato secondo l’età dell’individuo.

Le femmine sono invece totalmente verdastre ed olivacee sulla parte superiore del corpo e sulla copertura alare e biancastre, con sfumature giallognole sui fianchi, con alcuni riferimenti che rispecchiano la livrea del maschio seppur in modo alquanto attenuato quali la piccola barratura giallastra sulle spalle, la linea nera vicina all’occhio, il becco leggermente aranciato ed il caratteristico disegno giallo nero sulla coda.

I giovani sono alquanto simili alla femmina adulta e mostrano come unica diversità, una forte macchiettatura nera sul petto grigiastro.

La livrea adulta viene acquisita dopo il secondo anno ma è molto complessa ed articolata per cui spesso si possono avere interpretazioni alquanto diverse sull’età dei soggetti osservati.

Oriolus oriolus

Questo maschio ha trovato un grosso bruco della Sfinge del pioppo (Laothoe populi) che offre a un pullo già in grado di zampettare sui rami © Bea Torok

In volo mostra caratteristiche alquanto simili a grossi turdidi, con un’andatura veloce, rapidi battiti d’ala, leggere scivolate ed una moderata ondulazione.

Nei quartieri invernali il nostro Rigogolo incontra specie molto simili e spesso, vista la sfuggevolezza, molto confondibili fra loro.

In Africa convive con Oriolus larvatus, Oriolus percivali, Oriolus brachyrhynchus, Oriolus nigripennis, Oriolus clorocephalus e Oriolus auratus, mentre in India con Oriolus xanthonotus, Oriolus tenuirostris e Oriolus chinensis, quest’ultimo incredibilmente simile alla nostra specie.

Il rigogolo misura 23 cm di lunghezza, un peso variabile dai 50 agli 80 g ed un’apertura alare di circa 45 cm.

Oriolus oriolus

Giovane maschio. La livrea assomiglia molto a quella delle femmine adulte ma il giallo è marcato e il becco nerastro © Miguel Angel Hernansanz Galan

Biologia riproduttiva

Se il rigogolo è già molto schivo e riservato nelle normali attività giornaliere, lo diviene ancor più durante il periodo di nidificazione.

Inoltre, tanta è la grazia del suo canto e tanta è la bellezza della sua livrea, quanto incredibile l’architettura del suo nido!

Innanzitutto la scelta e la collocazione di questa opera d’arte: il Rigogolo pone il nido ad altezze spesso vertiginose per un uccello della sua taglia.

Ama i filari di alberi posti sul bordo dei boschi, preferibilmente le prime retrovie dai margini e possibilmente vicino a piccoli corsi d’acqua. Le preferenze sono per alberi di latifoglie ma nel nord dell’areale non disdegna l’uso di conifere o di essenze sempreverdi a volte anche in piccoli boschetti isolati.

Non c’è un’altezza prefissata dove porre il nido ma viene sempre costruito mediamente molto alto dal suolo, talvolta anche superando i 20 m di altezza.

Generalmente viene costruito sulla parte terminale dei rami a dimostrazione che questo uccello non soffre certo di paura del vuoto tantomeno degli sballottamenti a cui questi rami sono soggetti.

Il nido è praticamente un’amaca sospesa nel vuoto e letteralmente retta e cucita attorno a due rametti orizzontali di una forcella del ramo.

Vengono usati fili d’erba finissimi e resistenti e con pazienza legati ed avvolti prima attorno ad un rametto e poi all’altro dando l’opportuna incurvatura alla coppa del nido.

Un’operazione complessa svolta da entrambi i sessi ma con preminenza del maschio che sembra sia il più capace in questa prima fase di costruzione.

Uno dopo l’altro i fili vengono cuciti sui due rametti fino a formare la struttura portante del nido, nel quale vengono poi inseriti,  principalmente dalla femmina,  materiali vegetali, piume, lana, peli di animali, ragnatele e cotone vegetale, fino a formare una comoda e soffice coppa.

Oriolus oriolus

Grazie al becco scuro, benché la livrea sia molto simile a quella adulta, si capisce subito anche qui che è una femmina in crescita © José Paulo Diogo

Il nido è piccolo nella struttura, un incavo di solo una decina di centimetri, forse stretto per questo uccello ma è garantito da una tenuta incredibilmente forte ed una resistenza tale da fargli superare le intemperie invernali. Infatti è stato osservato che nella costruzione di nuovi nidi, viene frequentemente sfruttato il materiale di vecchi alloggi a dimostrazione di quanto resistente sia il materiale usato.

Solo durante l’inverno, quando tutti gli alberi sono spogli, si riescono a notare lassù a molti metri da terra, queste incredibili costruzioni realizzate con un attrezzo anomalo qual è il becco di un uccello.

Vengono deposte da 3 a 5 uova sensibilmente affusolate, di colore biancastro con aloni color rosa, segnati leggermente da macchie scure che vengono covate da entrambi i partner per circa due settimane. Alla nascita i nidiacei vengono assistiti e nutriti da entrambi i genitori per altre due settimane finchè non abili al volo.

Oriolus oriolus

Femmina subadulta. Ha quasi la livrea definitiva, a parte il tratteggio sul petto che si attenua gradualmente con l’età © Luis Costa

Un nido posizionato così in alto e su rami estremamente flessibili, possono essere causa di cadute accidentali che risulterebbero letali per i piccoli.

Altrettanta grave è la minaccia delle cornacchie che seppur strenuamente ostacolate dai genitori che mostrano un coraggio ed un accanimento incredibile, spesso riescono a far man bassa del nido, quando attaccano in gruppi numerosi i poveri uccelletti.

I Rigogoli sono uccelli insettivori per la maggior parte dell’anno ed in specialmodo nel periodo di nidificazione. Mangiano principalmente lepidotteri e loro larve, crisalidi e imenotteri ma anche piccoli roditori e molluschi.

Terminato il periodo di nidificazione vi è una drastica modifica dell’alimentazione del Rigogolo. La necessità di incamerare grasso per il lungo percorso di ritorno che lo porterà a migliaia di chilometri di distanza, lo indirizza su alimenti fortemente calorici quali frutti altamente zuccherini che casualmente maturano in questa stessa stagione.

Ecco quindi che il fico, il sambuco, le more ed altri frutti, diventano l’alimentazione principale in questo periodo, con scorpacciate consistenti che portano ad un rapido ingrasso.

Il Rigogolo non è consederata specie a rischio seppur soggetta a prelievi a volte sconsiderati da parte di cacciatori illegali situati su uno dei percorsi principali della loro migrazione.

Nel Medio oriente con la Turchia, Cipro, Libano, Emirati Arabi ed Egitto si crea una vera barriera che causa una falcidia incredibile di questi uccelli.

Reti, trappole e fucili, in barba a leggi internazionali sulla tutela delle specie protette, fanno stragi di questo uccello rendendolo una preda ambita che alimenta un florido commercio.

Inconcepibile ed inaccettabile che un animale ampiamente protetto in tutto il continente europeo, tutelato da leggi di estrema rigidità che ne garantiscono la sopravvivenza e il benessere, termini malamente la sua vita nelle mani di simili persone.

Sinonimi

Coracias oriolus Linnaeus, 1758.

 

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