Pandion haliaetus

Famiglia : Pandionidae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

Pandion haliaetus

Ubiquitario e visibilissimo dove presente, Pandion haliaetus ha una vasta diffusione mondiale con 5 sottospecie © Gianfranco Colombo

Sebbene sia un uccello presente in tutti i continenti e ben diffuso in ogni areale adatto, il Falco pescatore è sempre una preda ambita da parte di birdwatcher e ornitologi di tutto il mondo, poiché il loro numero non è mai elevato e ogni avvistamento è sempre una straordinaria esperienza.

Questo uccello ubiquitario e visibilissimo, dove presente, è per molti invece una chimera e raramente avvistato nella loro vita.  Non si occulta in boschi densi e impenetrabili, non si nasconde in anfratti scoscesi e irraggiungibili ma al contrario ama posarsi su alberi rinsecchiti e spogli, su tralicci stradali e dove più comune, anche su attrezzature portuali e costruzioni litoranee. Anche il nido segue questi canoni ed è sempre e immancabilmente visibile da ben lontano seppure sempre irraggiungibile se non dall’alto.

In alcune località questo uccello è divenuto anche un emblema di un ritorno agognato dopo anni di assenza e solo attraverso protezioni assidue e costanti, è riuscito a posizionarsi definitivamente ed ormai considerarsi stabile. Esempio più noto di questo successo è stato il Loch Garten in Scozia dove nel 1950 una coppia di questi uccelli iniziò a nidificare dopo un’assenza di oltre 50 anni.

La scomparsa era dovuta agli abbattimenti illegali dei pochi esemplari presenti e agli insistenti furti di uova, da parte di spregiudicati collezionisti, effettuati con tale insistenza da costringere materialmente le coppie presenti ad abbandonare questo angolo recondito ed inusuale del loro areale.

Fu un avvenimento molto importante per gli appassionati osservatori inglesi e vi fu un afflusso assai consistente di visitatori, tanto che l’intera area fu invasa pacificamente da amanti della natura che con le dovute cure e prevenzioni, garantirono indirettamente anche una vasta protezione a questo nuovo arrivo.

Anche negli anni successivi la nidificazione fu ricorrente e ancor più costante fu la presenza di controlli affinché il nido non soffrisse di alcun pericolo e rischio di fallimento. Le pochissime coppie presenti si erano ormai stabilizzate ma erano ancora troppo ridotte nel numero per cantar vittoria.

Dicono sia avvenuto durante una notte buia d’inizio maggio del 1958, quando un ladro di uova su una barchetta, raggiunse furtivamente l’albero disseccato al centro di un laghetto vicino a Loch Garten in Scozia dove era posto il nido di questo rarissimo uccello e, arrampicatosi di soppiatto, ne rubò il contenuto.

Fu così istituito un sistema di controllo costante di queste nidificazioni, incrementate negli anni, con il posizionamento di sistemi elettronici che ne hanno garantito la salvezza nel tempo. La natura è comunque forte e resistente e l’anno successivo iniziarono di nuovo quelle nidificazioni che, consolidate, permangono tuttora.

Pandion haliaetus

Si nutre solo di pesci, marini o d’acqua dolce, osservando talora immobile dal cielo lo specchio d’acqua. Adocchiata la preda si tuffa fulmineo © Gianfranco Colombo

Dire Osprey il nome in inglese di questo uccello, è ormai sinonimo di protezione, di bellezza e rarità e, in Inghilterra, il ricordo di quella storia avventurosa è ancor oggi rammentata da tutti.

Il Falco pescatore o Aquilastro (Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)) è un uccello rapace appartenente all’ordine degli Accipitriformes e alla famiglia dei Pandionidae, un raggruppamento unico creato per allocare questa particolarissima specie.

È sotto certi aspetti un’aquila di mare, tanto che il nome dato alla specie riflette questa caratteristica: haliaetus dal greco “hali” = mare e “aetos” = aquila, anche se in realtà nulla ha a che fare con le vere aquile di mare, uccelli possenti e massicci che mancano dell’eleganza propria di questo anomalo falco.

Tant’è che per le aquile di mare di tutto il mondo, il termine haliaetus declinato in haliaeetus è stato dato al genere anziché alla specie. In Africa l’Aquila pescatrice africana Haliaeetus vocifer, nell’estremo Oriente asiatico l’Aquila di Steller (Haliaeetus pelagicus), in Europa l’Aquila di mare codabianca (Haliaeetus albicilla), in America l’Aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus), in Oceania l’Aquila panciabianca (Haliaeetus leucogaster).

Pandion haliaetus

Non si è ancora capito come riesca ad agganciarla con precisione a diverse decine di centimetri di profondità, per niente confuso dalla rifrazione prodotta dall’acqua. In genere si tratta di lucci, salmoni e trote quando pescano nelle aree fredde del Nord e branzini o muggini quando si tuffano fra le onde del mare © Gianfranco Colombo

Anche nei comportamenti mostra differenze molto accentuate. Zampe molto lunghe e con artigli che risultano tra i più accentuati e, come vedremo, assai specializzati. Infine la caccia e le prede. Il Falco pescatore ama solo e quasi solo esclusivamente pesce, pesce vivo guizzante e preferibilmente di grossa taglia che si procura prelevandolo non in superficie con un semplice sorvolo basso e radente ma tuffandosi e immergendosi totalmente. Insomma quest’uccello è in realtà diverso da tutti i suoi simili anche se allo stesso tempo somigliante a tutti.

L’etimologia di Pandion ha un’origine mitologica dell’antica Grecia, molto confusa e diversamente interpretata.

Pandion è il nome di un antico regnante il cui figlio Niso venne trasformato in un rapace, qualcuno dice uno Sparviere (Accipiter nisus), dopo che la sua città fu consegnata al nemico, con tradimento, da sua figlia Scilla che venne a sua volta trasformata in un allodola condannata per sempre a sfuggire al padre falco. Altri vogliono che anziché in uno Sparviere, fosse stato trasformato in Falco pescatore (Pandion haliaetus) e la figlia in un pesce, perpetuando in tal modo il concetto di persecuzione eterna.

Nelle aree europee dove è comune viene chiamato: in Tedesco Fischadler, in spagnolo Águila pescadora, in finlandese Sääksi, in francese Balbuzard pêcheur, in norvegese Fiskeørn, in russo Скопа, in inglese Osprey e in italiano Falco pescatore. Un nome universale: evidente la ripetizione nel nome, dell’abbinamento aquila-pesce.

Pandion haliaetus

Quasi sempre riemerge con un pesce di 100/200 g, ben agganciato tra gli acuminati artigli, la giusta quantità di carne giornaliera di cui ha bisogno © Glauco Vicario

Zoogeografia

Nel 1956 con l’abbattimento di un albero rinsecchito nelle paludi Alimini (tra Lecce e Otranto) sul quale era posto un nido di questo già raro uccello, è stato posto termine all’ultima nidificazione sulla terraferma italiana del Falco pescatore.

Nell’area mediterranea continuarono alcune rare e sparse nidificazioni in Sicilia e in Sardegna ma erano destinate anch’esse a sparire. Nel Mediterraneo rimasero solo alcune coppie nidificanti in Tunisia, in Marocco, nel sud della Penisola iberica e in Corsica. Molto diffuso rimase sulle coste del Mar Rosso e nella penisola araba mentre sul continente europeo, la parte occidentale è da secoli totalmente scoperta, se non la Scozia come sopra ricordato.

Negli ultimi decenni si è visto un moderato ritorno in alcune aree mediterranee precedentemente abitate o il rafforzamento nel numero delle popolazioni già esistenti, favorite dalla creazione di aree protette e con la predisposizione di piattaforme idonee alla nidificazione, anche se la situazione non è per nulla consolidata. Abita invece diffusamente la penisola scandinava e la Russia europea dalla tundra alle coste del Mar Nero e verso est si addentra in Asia fino alle coste del pacifico, Kamchakta inclusa.

Pandion haliaetus

Eccolo con un muggine appena pescato. Pandion haliaetus può avere un’apertura alare di 180 cm, una lunghezza di 65 cm e un peso di circa 1,5 kg © Glauco Vicario

Anche nel Nord America è largamente diffuso mantenendo le medesime latitudini occupate in Eurasia fino a raggiungere a sud le sponde caraibiche dove è presente in buon numero.

In Asia occupa anche l’estremo sud est, a sud dell’equatore, fino a occupare gran parte dell’Oceania, dimostrando di adattarsi facilmente a ogni clima ed ambiente.

Il Falco pescatore è un migratore a lungo raggio in quelle aree dove l’inverno ha caratteristiche climatiche insopportabili ma è invece residente in quelle tropicali e dell’Oceania.

Le popolazioni europee e asiatiche occidentali, migrano in Africa nella fascia subsahariana e australe fino al Sudafrica, con ormai numerose segnalazioni di casi di svernamento di alcuni individui anche nell’area mediterranea. Quelle nordamericane svernano dal Messico sino a lambire l’Argentina e Cile mentre quelle centroasiatiche e Siberiane nella penisola indiana in quella indocinese e Indonesia. Quelle indoaustraliane sono in gran parte stanziali se non alcune popolazioni che si recano a svernare verso nord, in Indonesia.

Pandion haliaetus

Qui è nella consueta sala da pranzo, un luogo senza importuni dove può divorarlo con calma © Glauco Vicario

La migrazione di questo falco avviene in modo solitario e attraverso rotte non ben determinate per cui può capitare accidentalmente anche in aree mai frequentate e non corrispondenti appieno al suo habitat ideale.

Attraversa in modo erratico deserti o mari, aree densamente abitate o alte catene montuose abbassandosi ogni tanto non appena trova specchi d’acqua in cui pescare.

Non si sa con esattezza quanto duri il suo trasferimento verso i quartieri invernali ma si presume che impieghi diversi mesi e siano condizionati dalle temperature ambientali.

Forse è per questo motivo che sempre più spesso si assiste a locali svernamenti nell’area mediterranea in particolare durante inverni non troppo rigidi. Lo svernamento avviene in luoghi costieri o, se nell’entroterra del continente, in prossimità di ampi specchi lacustri che ripropongono i loro habitat naturali.

Sono state classificate quattro sottospecie specifiche per ogni continente.

Pandion haliaetus

Questo, in America, preferisce la foresta adiacente, con alberi decorati dai festoni ricadenti della Tillandsia usneoides © Gordon Magee

Il Pandion haliaetus haliaetus per le popolazioni di Europa e Asia, Pandion haliaetus carolinensis per il Nord America, Pandion haliaetus ridgway dell’America centrale e Pandion haliaetus cristatus dell’Australia e Oceania, anche se quest’ultima molti la considerano assurta a livello di specie con il nome di Pandion cristatus.

Ecologia-Habitat

Il Falco pescatore è un uccello legato indissolubilmente all’acqua. Il luogo di nidificazione è sempre posto in prossimità di questo elemento e solo in rarissimi casi, a pochissima distanza di volo da specchi d’acqua, in quanto ambiente dal quale trae il suo alimento.

Le coste marine sono l’habitat principale per le popolazioni che abitano aree tropicali come in Australia e in generale l’Oceania, nel Golfo del Messico in America e sul Mar Rosso e penisola arabica in Asia.

I laghi e i grandi estuari sono invece i luoghi dove si riscontra maggiormente nelle aree boreali.

Pandion haliaetus

Nozze a Sweetwater Wetlands Park, a Gainesville in Florida. Le coppie sono stagionalmente monogame e si dissolvono con i primi freddi, quando è il momento di migrare © Erika H. Simons

La Finlandia, dove si riscontra la massima concentrazione europea, con i suoi 180.000 laghi e 188.000 isolette, rappresenta più di ogni altra nazione, l’habitat ideale per quest’uccello.

Boschi rivieraschi con grossi alberi rinsecchiti, prospicienti gli specchi d’acqua, sono luoghi particolarmente consoni alle loro esigenze: da questa posizione sopraelevata libera da ingombri visivi, possono direttamente adocchiare il cibo nell’acqua sottostante e cacciarlo, tenendo nel frattempo ben sott’occhio il loro nido e i loro piccoli.

Morfofisiologia

Come già detto, il Falco pescatore è visibilissimo dov’è presente.

Alberi spogli per posarsi, strutture all’aperto per porre il nido e il suo girovagare sull’acqua quando necessario, fa rilevare facilmente la sua presenza. Oltretutto si tratta di un uccello di notevole stazza che non può passare inosservato quando in volo.

Pandion haliaetus

Due piccoli affamati nel nido: una piattaforma formata da grossi rami alla base, foderata all’interno con muschio, cortecce e pagliuzze per formare un’ampia e comoda coppa © Randy G. Lubischer – NJ, USA

Ha un’apertura alare che raggiunge i 180 cm, una lunghezza di 65 cm e un peso di circa 1,5 kg, quindi un volatile con dimensioni di una vera aquila.

Il volo del Falco pescatore è pressoché identico a quello di un grosso gabbiano: battiti profondi e piuttosto lenti e volo diretto fino a quando, avvistato qualcosa d’interessante a terra, eccolo frenare e roteare elegantemente su sé stesso per poi fare lo spirito santo e se soddisfatto, terminare con una picchiata ad ali socchiuse con le zampe ben protese in avanti fino ad impattare con l’acqua ed immergersi anche totalmente sotto la superficie, uscendo immancabilmente con un grosso pesce.

Non si è ancora capito come riesca ad agganciare con precisione la preda a diverse decine di centimetri di profondità, seppur confuso dalla rifrazione prodotta dall’acqua. Di certo è che quasi immancabilmente riemerge in superficie con ben agganciato tra gli acuminati artigli un pesce di grosse dimensioni.

La colorazione di questo falco è praticamente in bianco nero, se non fosse per l’occhio con l’iride giallo, limone negli adulti e aranciato nei giovani, che è l’unico segno di colore della sua livrea.

Pandion haliaetus

Sempre irraggiungibile se non dall’alto, il nido è spesso collocato su grossi alberi rinsecchiti, prospicienti gli specchi d’acqua, per adocchiare al tempo stesso il cibo e i piccoli © Veijo Ilomäki

Una copertura alare nerastra, un corpo totalmente candido e una segnata barratura delle remiganti, sia primarie sia secondarie, quando osservato da sotto.

La coda risulta anch’essa barrata nella faccia inferiore e durante le cabrate effettuate durante la pesca, quasi sempre spiegata a ventaglio. La testa è anch’essa biancastra e porta una lunga barra oculare, più o meno marcata secondo l’età, che partendo dall’attaccatura del becco, si raccorda sulla nuca come un leggero collare.

Sul capo ha penne leggermente erettili tanto da far intravvedere un accenno di cresta nerastra e appunto questa caratteristica è stata determinante per classificare la nuova specie australiana.

Anche sul petto appare un alone più o meno accentuato di colore nero brunastro o nero che forma un bavaglio spesso ben visibile anche da lontano. Il becco è molto adunco, grosso e di colore nero. Le zampe sono assai lunghe e fornite di dita eccezionalmente unghiate e ricoperte da un’increspatura cornea zigrinata che permette di mantenere la presa dei guizzanti e scivolosi pesci.

Pandion haliaetus

I piccoli rimangono nel nido per 7 o 8 settimane, curati e nutriti da entrambi i genitori, e non mostrano il tipico cainismo presente in alcune aquile © Wesley Barr

Il dito più esterno è anche molto mobile e opponibile quando usato durante la cattura delle prede, diventando alla necessità zigodattilo.

Non vi è molta distinzione fra adulti e giovani se non una leggera macchiettatura più chiara sulla copertura alare presente nei giovani.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Il ritorno dei maschi dai quartieri invernali anticipa di qualche giorno quello delle femmine in modo che al loro arrivo i primi abbiano già riconquistato il loro territorio. Seppur non confermato, si ritiene che il Falco pescatore sia un uccello fedele al sito di nidificazione e che ritorni immancabilmente nella medesima area confidando di potersi ricollocare nello stesso territorio.

Nidifica su grossi alberi ben esposti e prospicienti i loro territori di pesca oppure su scogliere che si affacciano sul mare o su laghi anche di ridotte dimensioni, su pali dell’energia elettrica e sempre più spesso, su strutture appositamente predisposte dall’uomo. Su certe isole poco frequentate del Mar Rosso viene posto praticamente a terra in luoghi reconditi e poco disturbati.

Pandion haliaetus

Questo, ormai grande, è prossimo all’involo. I piccoli restano uniti per qualche tempo ai genitori, sfruttando il medesimo territorio e frequentando gli stessi luoghi di caccia © Jean-François Hic

Il nido è una piattaforma che raggiunge dopo alcuni anni dimensioni gigantesche tali da collassare spesso su se stessa o far crollare i rami sui quali viene appoggiata. La costanza nell’uso di questi nidi ha superato in alcuni casi accertati, molti decenni, raggiungendo dimensioni enormi e impensabili, tant’è che nella costruzione di manufatti per invogliare il ritorno di questi uccelli, si è pensato abitualmente a massicce strutture in ferro in grado di sostenere nel tempo pesi anomali.

Il nido è composto da grossi rami alla base e foderato all’interno con muschio, cortecce, falaschi e ramaglie sempre più fini, fino a formare un’ampia e comoda coppa. Vengono deposte 2 o 3 uova e occasionalmente anche 4, covate sia dalla femmina che dal maschio per un periodo fino a 6 settimane, in modo assiduo senza soluzione di continuità. È probabile che tale comportamento sia dovuto al fatto che il nido è sempre situato in posizione molto esposta e quindi soggetta a rapina da parte di corvidi o altri abituali subdoli ladri di uova. Infatti il Corvo imperiale e a volte grossi gabbiani, risultano essere una delle cause principali della sparizione di intere nidiate.

I piccoli rimangono nel nido per 7 o 8 settimane, curati e nutriti da entrambi i genitori e non mostrano il tipico cainismo presente in alcune aquile, per cui la nidiata media è sempre prossima al numero delle uova deposte.

Pandion haliaetus

Pandion haliaetus è un falco particolarmente amato e rispettato in tutto il mondo. Qui, per accoglierli e studiarli, è stata costruita una piattaforma sorvegliata da telecamere © Alain Piper

All’involo i piccoli rimangono uniti per qualche tempo ai genitori, sfruttando il medesimo territorio e frequentando gli stessi luoghi di caccia. Durante questo periodo i giovani iniziano un erratismo che li porta istintivamente verso sud fino ai quartieri invernali ma in modo indipendente dai genitori. In questi territori i giovani rimangono spesso per i primi due anni ritornando nei quartieri estivi solo a maturità raggiunta. La prima nidificazione avviene abitualmente dal terzo anno di età. La coppia è monogama nella singola stagione e si dissolve al momento della migrazione.

Come detto l’alimentazione principale del Falco pescatore è il pesce, con particolare attrazione per lucci, salmoni e trote nelle aree fredde e branzini, muggini per le popolazioni marine mediterranee. Raramente la cattura interessa pesci al di sotto dei 100/200 g, giusta la quantità di carne giornaliera di cui necessita.

Oltre a godere di una protezione globale questo falco è particolarmente amato e ampiamente rispettato in tutto il mondo. La specie non è minacciata ed è inserita nella Lista rossa IUCN (2013), come stato di conservazione least Concern.

Sinonimi

Falco haliaetus Linnaeus, 1758.

 

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