Famiglia : Casuariidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Sembra strano, eppure, scorrendo le pagine del Guinness World Records troviamo tra le curiosità del mondo naturale, un uccello che viene additato come uno fra i più pericolosi animali terrestri e sicuramente il più temibile tra i suoi simili.
Un uccello schivo e ignoto ai molti, seppur massiccio e di grandi dimensioni che vive in luoghi nascosti in aree spesso inaccessibili e che non esita, per difendere sé stesso e la sua prole, ad attaccare l’essere umano con tale forza da poterne causare la morte.
Consideriamo di solito gli uccelli degli esseri gentili e timidi, assolutamente inermi nei confronti dell’uomo e così leggiadri ed irraggiungibili da invidiarli quando li vediamo librarsi nell’aria.
Eppure, conosciamo l’imprevedibile forza dello Struzzo (Struthio camelus), l’aggressività dei rapaci, l’insana ingordigia degli avvoltoi ma il tutto è perdonato dalla loro grazia e bellezza ma anche dal fatto che non mettono a repentaglio la nostra vita.
Il Casuario dal cimiero o Casuario australiano (Casuarius casuarius (Linnaeus 1758)) appartiene all’ordine degli Struthioniformes ed alla famiglia dei Casuariidae ed è, come tutti gli appartenenti a questo ordine, un uccello aptero cioè incapace al volo.
Sappiamo che lo Struzzo a volte ha reazioni molto forti verso gli aggressori.
Quando intravvede la possibilità di vincere lo scontro, eccolo affrontare un piccolo felino o gli sciacalli che tentano di aggredire un suo piccolo oppure, spalancando le ali e gonfiando le piume dei fianchi, moltiplicare le sue già notevoli dimensioni impressionando chiunque stia turbando la sua quiete.
In rari casi ha saputo affrontare anche l’essere umano mostrando una aggressività che solo un uccello di 150 kg sa dimostrare.
Il Casuario è diverso. Sia nelle misure sia nel comportamento. Non appena vede un essere attraversare il suo territorio ed ancor più mettere a repentaglio la sua prole, attacca a testa bassa senza fare distinzioni di mole od aggressività dell’intruso. Attacca e basta.
Ne sanno qualcosa gli australiani della penisola di Cape York nel Queensland orientale che hanno disseminato tutta l’area dove vive, con cartelli lungo le strade che invitano i passanti a non addentrarsi nella foresta senza precauzione, intervallati ad altri che invitano a prestare attenzione per gli esemplari che attraversano la strada.
Anche gli indigeni della Nuova Guinea e dell’Irian Jaya indonesiano ne conoscono la forza ma ciò non impedisce loro di cacciarlo per la carne e le strane piume ma ancor più per le ossa delle zampe con le quali preparano degli splendidi pugnali. Zampe così robuste e con ossa così spesse da poter ricavare lame di oltre 30 cm, forti come se fossero di acciaio e rese taglienti come rasoi.
L’etimologia del nome scientifico trae origine dal nome locale “kasuari”, dato dai malesi quando lo incontrarono secoli prima durante il loro girovagare fra queste isole remote.
I nomi volgari nelle varie lingue ripetono fedelmente questa tradizione verbale. In inglese Southern Cassowary, in francese Casoar à casque, in tedesco Helmkasuar ed in spagnolo Casuario Comùn.
Zoogeografia
Il territorio abitato da questo uccello è molto limitato e questa condizione lo colloca come specie a rischio. È presente in Nuova Guinea, in particolare nell’Irian Jaya, la parte indonesiana dell’isola e nel Queensland orientale nella fascia costiera della enisola di Cape York. Vive anche isolatamente nelle isole indonesiane di Aru e Ceram.
È un uccello di sovente allevato nei giardini zoologici e parchi naturalistici ma solo raramente si è riprodotto in cattività. Condivide in alcuni casi il territorio con le altre due specie: il Casuario di Bennett o casuario nano (Casuarius bennetti) proprio della fascia centrale montuosa della Nuova Guinea e il Casuario del nord o uniappendicolato (Casuarius unappendiculatus) specifico della costa nord occidentale della Nuova Guinea.
Ecologia Habitat
Uccello estremamente schivo, il Casuario vive in foreste pluviali dense e fitte, con sottobosco impenetrabile, preferibilmente lambite dal mare e costellate di paludi, corsi d’acqua e canneti. Una foresta isolata e poco frequentata al limite dell’inaccessibilità. Tant’è vero che l’unico modo di osservarlo in queste aree è quello di vederselo attraversare improvvisamente le strade che intersecano questi territori.
Questa caratteristica di invisibilità è causa anche dell’incapacità a valutare l’esatta consistenza delle popolazioni in quelle aree poco antropizzate o per nulla conosciute.
Anche in aree più abitate è comunque alquanto difficile farne una valutazione certa.
Morfofisiologia
Il Casuario dal cimiero ha dimensioni notevoli, sebbene molto più ridotte di uno Struzzo africano ma la sua struttura massiccia, le sue tozze zampe ed il corpo arrotondato, danno immediatamente l’idea di quanto possa essere forte e combattivo.
Insieme con l’Emu (Dromaius novaehollandiae) detiene il primato di uccello più grosso del continente asiatico e dell’Oceania ed il secondo in assoluto dopo lo Struzzo.
La femmina ha dimensioni maggiori del maschio e può raggiungere i 190 cm di lunghezza ed arrivare a 70 kg (media 60) di peso.
Quest’ultimo arriva invece ai 170 cm e 35 kg di peso.
La livrea è totalmente grigiastra formata da piume finemente crespate e setolose, assolutamente inadatte al volo, tanto più che è praticamente sprovvisto di una struttura alare mancando delle penne remiganti e di quelle della coda.
Il collo è nudo nella parte superiore e presenta una colorazione azzurro turchese brillante che ricopre anche la testa fino alla nuca dove il colore diventa più chiaro.
Dalla parte anteriore del collo pendono due immensi bargigli lunghi anche 20 cm di colore rosso brillante.
Il becco è piuttosto corto e piatto sempre di color piombo.
Sulla testa è presente una stranissima ed arcaica cresta carnosa, di cheratina, di colore grigiastro che arriva a lambire la mandibola superiore del becco, anch’essa nuda e più o meno innalzata e sporgente secondo l’età ed il sesso ed alta fino a 18 cm.
Spesso è consumata e slabbrata per i continui sfregamenti fra la vegetazione e rivela crepe e fessure come se fosse modellata con la creta. Guardando questa appendice non è difficile ricordare quelle creste carnose dei dinosauri che vediamo ricostruiti nei musei di tutto il mondo.
Ancor più se osserviamo le zampe ed i piedi. Le prime sono tozze ricoperte da squame, con tarsi di un diametro che spesso supera gli 8 cm. Sono nude, di colore grigiastro e sono quasi totalmente occultate dalle piume setolose che pendono dal ventre in quanto l’uccello mantiene abitualmente una posizione accucciata come se stesse sempre chinato ed abbassato per penetrare meglio nel denso della vegetazione.
Il piede è smisurato ed ha solo tre dita, come abituale per gli appartenenti a questa famiglia, massicce e fortemente unghiate. Quella sul lato interno è fornita addirittura di un artiglio più lungo dello stesso dito che può superare i 10 cm ed è ritenuta un’arma micidiale negli attacchi difensivi.
Quando si parlava della pericolosità delle sue aggressioni, si faceva riferimento a questa arma letale che viene usata abitualmente sferrando violenti calci e provocando un vero squarciamento del corpo di qualsiasi aggressore. Un fatto ed un’arma che ricorda perfettamente le zampe e l’uso che faceva il Tirannosauro od il Velociraptor al tempo dei dinosauri. In effetti confrontando le rispettive zampe, è ben facile riscontrarne la somiglianza!
Il Casuario ha una corsa rapidissima e furiosa che può raggiungere i 50 kmh, anche quando percorre il fitto sottobosco, usando la cresta come un ariete per penetrare più facilmente nel denso della foresta, correndo a testa bassa come un toro, sfondando rami e rametti ed ogni altro ostacolo.
Una vera furia quando attacca ed un vero pericolo per chi se lo vede improvvisamente sbucare davanti.
Le livree degli adulti sono similari anche se la femmina mostra colori più accesi e misure del casco maggiori ma spesso è l’età che favorisce queste caratteristiche indipendentemente dal sesso.
I giovani hanno invece una livrea totalmente marrone con strisce longitudinali chiare su tutto il corpo che perdono gradatamente negli anni.
Etologia e Biologia riproduttiva
Il Casuario è un uccello poliandrico e la femmina si accoppia abitualmente in ogni stagione con un numero diverso di maschi.
Quindi durante la stagione riproduttiva si possono osservare per brevi periodi più maschi corteggiare una femmina e spesso assistere a brevi conflitti fra loro, anche se risulta più facile sentire i loro soffi ed i cupi suoni gutturali che emettono durante questi corteggiamenti, piuttosto che riuscire ad osservarli direttamente.
La femmina costruisce diversi nidi scavando una leggera depressione sotto un cespuglio od ai piedi di un grosso tronco, rivestendoli di fronde ed erba secca e riempiendoli poi con fogliame secco, nel quale depone in ognuno da tre a cinque uova di colore azzurrognolo e fortemente rugose e corrugate.
È il maschio che cura la cova e la crescita dei piccoli in quanto la femmina, completata la deposizione, si disinteressa completamente della nidiata e si ritira a vivere isolata.
La cova dura circa 50 giorni durante i quali il maschio difficilmente abbandona il nido perdendo fino al 30% del proprio peso.
Alla nascita i piccoli sono nidifughi e si riuniscono attorno al padre che li curerà per circa 9 mesi anche se nel frattempo saranno divenuti indipendenti.
Hanno una vita alquanto lunga che può arrivare fino ai 50 anni.
I Casuari sono largamente frugivori e mangiano frutti maturi caduti al suolo, semi, erbe e fiori ma anche insetti e piccoli animaletti. Dicono che sia anche un buon pescatore, favorito dalle sua audacia verso l’acqua e per l’abitudine a frequentare le spiagge dove, con molta probabilità, raccoglie i pesci spiaggiati dai marosi oceanici.
Come detto, i nativi Papua mangiano regolarmente la sua carne anche se è considerata durissima anche dopo lunga cottura.
Circola una fantasiosa ricetta in Australia sulla preparazione di questa carne. “Basta metterla a cuocere in una pentola con una grossa pietra. Quando il sasso è cotto la carne è pronta per essere consumata !”
Sinonimi
Struthio casuarius Linnaeus, 1758.