Testo © Massimiliano Berretta
Famiglia: Meruliaceae Rea, 1922.
Genere: Bjerkandera Karsten, 1879.
Bjerkandera adusta (Willdenow : Fries) Karsten, 1879.
Il termine “adusta” deriva dal latino “ustus” = bruciato, bruciacchiato, per il colore tipico dell’imenio. In Italia e in Spagna non si usano nomi “comuni” per questa specie; in Francia, invece, è conosciuto come “Tramète brûlée”, “Polypore brulé”; in Germania “Angebrannter rauchporling”; nel Regno Unito “Smoky Bracket”.
Descrizione del genere
A questo genere appartengono basidiomi annuali, mensolati, spesso imbricati o fusi lateralmente, a consistenza coriaceo-elastica; la superficie sterile è finemente tomentosa e a volte zonata; l’imenio è poroide, grigio o bruno con pori piccoli e rotondeggianti, i tubuli sono concolore; il contesto è ocraceo, separato dallo strato dei tubuli da una linea nera. Sistema ifale monomitico (struttura formata da sole ife generatrici, senza ife di altro tipo), ife con giunti a fibbia; basidiospore ialine, bianche in massa, non amiloidi, lisce, da ellissoidali a subcilindriche. Sono saprofiti o deboli parassiti di latifoglie (raramente conifere), determinando una carie bianca. La specie typus è Bjerkandera adusta.
Descrizione della specie
Cappello: basidiomi annuali, mensolati, imbricati e fusi lateralmente, talvolta arrivano a coprire estese aree sui tronchi, il singolo corpo fruttifero va dai 3 ai 7 cm, la superficie pileica, quando è presente è finemente vellutata, con zonature concentriche brune con margini ondulati, inizialmente biancastri, specialmente nelle forme resupinate, poi grigio scuro.
Imenio: poroide, da grigio a nerastro, con 4-6 pori per mm, rotondeggianti, stirati e irregolari nelle forme cresciute più verticalmente; tubuli con spessore di 1-2 mm, grigio fumo, separati dal contesto da una sottile linea nera.
Gambo: assente.
Carne: il contesto è sottile, ha uno spessore che va da pochi millimetri fino ad un massimo di 10 mm, di consistenza coriaceo-elastica, il colore va dal biancastro all’ocra chiaro.
Odore: molto intenso e gradevole negli esemplari freschi, scompare nelle essic- cata.
Habitat: cresce tutto l’anno su ceppaie e tronchi morti di latifoglie, meno frequente su piante vive, raramente su conifere.
Commestibilità: senza alcun valore.
Microscopia: struttura ifale mono- mitica con ife generatrici provviste di giunti a fibbia e ramificate, a pareti sottili, con diametro di 2-4 µm nel subimenio.
Nel contesto le pareti sono ispessite o solide con diametro fino a 7 µm ad andamento irregolare.
Le ife pileiche sono riunite in cordoni che raggiungono una lunghezza di oltre 100 µm.
Basidiospore ellissoidali, lisce, ialine, non amiloidi, 4-6 × 2,3-3,5 µm.
Basidi clavati, con giunti a fibbia alla base, 10-18 × 3,5-6 µm.
Osservazioni: si tratta di una specie abbastanza diffusa in Europa, nell’ America del nord ed anche in Asia, sia nei boschi sia nei parchi o nei giardini, su legno morto di latifoglia, più raramente su aghifoglia, ed è causa di carie bianca del legno.
È un fungo parassita a crescita piuttosto lenta, una volta insediato nella pianta ne provoca la morte e continua a svilupparsi su di essa come saprotrofo.
Una confusione è possibile con Bjerkandera fumosa (Persoon : Fries) Karsten 1879, che però è molto meno diffusa, almeno in Italia, si differenzia per la colorazione più scura del carpoforo, le spore leggermente più piccole, la superfice poroide da biancastra a crema ed i pori leggermente più grandi, l’habitat è solo su piante di latifoglia.
Sinonimi
Boletus adustus Willdenow 1787 (basionimo); Gloeoporus adustus (Willdenow) Pilát 1937; Grifola adusta (Willdenow) Zmitrovich & Malysheva 2006; Leptoporus adustus (Willdenow) Quélet 1886; Polyporus adustus (Willdenow) Fries 1821; Polystictus adustus (Willdenow) Fries; Polystictus adustus (Willdenow) Gillot & Lucand 1890; Tyromyces adustus (Willdenow) Pouzar 1966.