Irena puella

Famiglia : Irenidae


Testo © Dr. Andrea Giordano

 

Irena puella, Irena dorsoazzurro

Animale leggendario, l’Irena puella è un passeriforme tropicale del Sud-est asiatico © Duy My

L’Irena dorsoazzurro o Irena asiatica (Irena puella (J. Latham, 1790)) è un passeriforme che appartiene alla famiglia degli Irenidi (Irenidae), protagonista dell’immaginario umano dall’alba dei tempi.

Irena, che costituisce anche il nome del genere di appartenenza, deriva dal greco antico Eirḗnē (Eἰρήνη) e identifica la dea della pace nella mitologia ellenica.

Eirḗnē è inoltre una delle “Ore”, custodi dell’Olimpo e figlie di Zeus e Temi, sempre associata ai preziosi frutti che solo la pace è in grado di portare, ovvero l’abbondanza e la ricchezza. In genere viene rappresentata come una giovane donna e questo potrebbe spiegare l’origine del nome scientifico della specie puella.

In latino “puella” può assumere numerosi significati, più comunemente quello di “fanciulla”, spesso secondo chiave romantica o affettiva. Il suo significato può essere ricondotto anche a quello di “figlia” o “ancella”, ma a prescindere dalla sua esatta traduzione sembra evidente che l’intento di John Latham fosse quello di rafforzare il legame che congiunge questo animale alla dea. Che l’irena dorsoazzurro sia una figlia, un’ancella o essa stessa l’incarnazione della pace (la “fanciulla” Eirḗnē), fedele discepola della non violenza rimane.

In effetti questo animale, assieme all’altro membro del genere, l’Irena delle Filippine (Irena cynogastra), è sempre stato associato a contesti di natura mistica: già la lingua inglese ne è un esempio, dove le Irene sono conosciute come “fairy-bluebirds”, ovvero “azzurri o azzurrini fatati”. Seppur le Irene presentino piumaggi più iridescenti, brillanti e cangianti, o forse dovremmo dire “fatati”, sono state associate agli azzurrini (“bluebirds”), passeriformi del genere Sialia presenti nel solo continente americano, per le similari tonalità azzurre.

Divinità della pace e dell’abbondanza, sembianze di “fata”… Le Irene sembrano effettivamente uccelli usciti da una fiaba, troppo belli per poter appartenere a questo mondo.

Fra la popolazione tagalog, uno dei principali gruppi etnici delle Filippine, le Irene erano spesso associate alla figura dei tigmamanukan: i tigmamanukan erano creature dotate di poteri magici inviate sulla Terra dalla divinità Bathala, creatore dell’universo in accordo con la religione tagalog o tagalismo. I tigmamanukan potevano essere rettili, uccelli o piccoli mammiferi, ma è soprattutto nelle Irene che i locali individuavano l’incarnazione di queste mistiche creature.

Irena puella, Irena dorsoazzurro

La livrea dei maschi è spettacolare, con quell’azzurro cangiante, secondo la luce, per le particolari barbe delle penne. Appare e scompare fugace fra il nero delle ali © Duy My

Non è chiaro se l’associazione riguardasse entrambe le Irene o soltanto una delle due, anche se la maggior parte degli studiosi vede nella più comune Irena delle Filippine la specie prescelta: all’interno dell’arcipelago filippino, l’Irena dorsoazzurro popola solamente l’isola di Palawan ed altre isole minori con la sottospecie I. p. tweeddalei, secondo alcuni studiosi da elevare persino a specie a sé stante, ma nulla garantisce che le distribuzioni delle due specie possano essere state differenti in passato. Dopotutto… L’unico elemento a noi noto è il fatto che comunemente i tagalog vedevano in “uccelli blu” i tigmamanukan.

In veste di fedeli messaggeri del sommo Bathala, le Irene svolgevano un cruciale ruolo di mediazione fra i viaggiatori e la divinità. Gli umani infatti dovevano carpire i messaggi che Bathala voleva loro trasmettere osservando il volo delle Irene: attraverso il volo di un’Irena da destra verso sinistra, la divinità incoraggiava il viaggiatore a proseguire il proprio cammino, mentre un volo da sinistra verso destra lo metteva in guardia dal sicuro fallimento che gli avrebbe impedito di fare ritorno. Secondo altre credenze tagalog invece, le Irene contribuirono addirittura alla nascita della specie umana: fu proprio un tigmamanukan, le cui vesti assumono così persino natura mitologica, che su ordine di Bathala aprì col proprio becco il bambù primordiale da cui nacquero il primo uomo e la prima donna.

Irena puella, Irena dorsoazzurro

Lo stesso colore del cielo, raro negli uccelli, presente sul capo, il dorso e le copritrici. Talora blu intenso, talora celeste, talora lucente come l’occhio rosso © Bishan Monnappa

Lo stesso, al pari delle Irene, avrà cura di compiere un volo da destra verso sinistra per incoraggiare la coppia progenitrice a compiere i suoi primi passi nel mondo.

Alcune leggende locali narrano che l’uccello protagonista della leggenda si chiamasse “Manaul”, altre lo dipingono come incarnazione di “Amihan”, divinità del vento e della pace, mentre altre ancora ritengono che Manaul e Amihan fossero la stessa entità.

È affascinante constatare quanto le Irene abbiano catturato l’immaginario di studiosi e fedeli.

È spontaneo chiedersi cos’abbia suscitato cotanta considerazione da parte dell’uomo nei confronti di questi animali, incarnanti numerosi simbolismi e protagonisti di storie che oltrepassano i confini fra realtà e leggenda. Associazioni antiche e irrazionali sono probabilmente alla base della difficile reperibilità di fonti storiche esaustive. Come già accennato in precedenza, l’Irena dorsoazzurro, assieme all’Irena delle Filippine, è stata legata in più contesti alla pace, alla magia, a divinità e al loro “ordine celeste”.

Irena puella

Una livrea che ha stimolato l’immaginario umano dall’alba dei tempi. Dea della pace, come indica il nome scientifico, uccello magico su cui sono nate leggende © Duy My

Sappiamo che fin dai tempi più antichi l’uomo è sempre stato affascinato dalla colorazione azzurro/bluastra delle Irene, essendo in genere rara in molte specie animali. I colori influenzano i nostri stati d’animo e le nostre scelte; discipline come la psicologia dei colori potrebbero quindi essere in grado di fornirci le risposte che stiamo cercando: il blu e l’azzurro sono colori che il nostro inconscio associa all’immensità del cielo e dei mari, quindi a scenari capaci di farci provare un profondo senso di libertà e spensieratezza. Sono colori che in virtù di queste proprietà vengono associati alla calma, alla stabilità, alla purezza e pertanto… Anche alla pace, come l’Irena dorsoazzurro.

Sappiamo inoltre che in molte religioni le divinità vengono spesso associate al cielo, e anche questo non è un caso. È proprio dalla calma e dalla stabilità della mente che si origina la razionalità… La stessa che ha “portato” alla creazione della nostra realtà e all’ordine naturale delle cose. A tal proposito anche la magia è spesso interconnessa con questi elementi, e nel caso di questa specie probabilmente ancora di più.

L’Irena dorsoazzurro deve il proprio nome al caratteristico piumaggio del maschio; le vesti azzurre di cui è dotato variano la propria brillantezza a seconda dell’intensità luminosa a cui vengono esposte, grazie alla complessa struttura delle barbe che costituiscono le sue penne.

Irena puella

Il becco, lungo e poderoso, ha la forma tipica degli uccelli frugivori, ed infatti lo si trova spesso in cerca di frutti fra le fronde di molte specie di Ficus © Bitty Chong

Non solo la luminosità porta questo piumaggio azzurro a sviluppare tonalità più o meno intense, dal celeste al blu, ma talvolta la sua brillantezza diviene così intensa da favorire particolari effetti ottici, dando l’impressione che il piumaggio sia fluorescente o fosforescente.

Al diminuire dell’intensità luminosa invece, la porzione di piumaggio azzurra può scurirsi e opacizzarsi sensibilmente, favorendone il camuffamento nella vegetazione. Tutto ciò potrebbe aver favorito una percezione “magica” dell’Irena dorsoazzurro, la stessa che deve aver condotto gli studiosi a paragonare le Irene alle fate. C’è da dire che nell’Irena delle Filippine questo fenomeno è meno apprezzabile, avendo il maschio più piccole e localizzate aree del piumaggio dotate di simile struttura delle barbe.

Zoogeografia

Molto più diffusa dell’Irena delle Filippine, endemica dell’arcipelago, l’Irena dorsoazzurro gode di un’ampia distribuzione, specialmente nel sud-est asiatico dove può essere avvistata lungo tutti i paesi dell’Indocina e numerose isole, fra cui Sumatra, Giava, Borneo e Palawan. Si distribuisce anche lungo il subcontinente indiano e la Cina meridionale.

Irena puella

Frutti d’ogni sorta, ingoiati interi, anche in volo, o spezzettati col forte becco, senza trascurare il gustoso nettare dei fiori e gli insetti, ricchi di proteine per nutrire i nidiacei © Zaidie Abdul Aziz (sinistra) © Karyne Wee (destra)

Lo status dell’Irena dorsoazzurro è in genere considerato positivo proprio in virtù di questa grande distribuzione, classificata come specie a rischio minimo dalla IUCN.

Come spesso accade però, se la specie viene considerata localmente, può risultare comunque a rischio: fra le principali forme di minaccia vi sono la distruzione e la frammentazione dell’habitat, con conseguente formazione del cosiddetto “effetto margine”.

L’Irena dorsoazzurro è infatti fortemente legata agli alberi da frutto, specialmente ai fichi (Ficus spp.), su cui basa buona parte della propria alimentazione; la distruzione delle foreste legata alla crescente urbanizzazione dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico potrebbe divenire per lei sempre più compromettente. Le popolazioni isolane del sud-est asiatico sono considerate quelle più a rischio, in particolar modo le sottospecie I. p. tweeddalei (talvolta scritto anche tweeddalii o tweddalii) nelle Filippine occidentali, I. p. turcosa nell’isola di Giava e I. p. crinigera nell’isola di Sumatra e del Borneo.

Irena puella

La livrea della femmina è diversa: più omogenea, cangiante dal verde malachite al verde bluastro, talvolta persino acquamarina a forti intensità luminose, mentre le penne delle ali e della coda sono per lo più grigiastre © Mike Rose

Il bracconaggio che la coinvolge come animale domestico e di competizione canora costituisce un’altra importante forma di minaccia per la specie, anche se probabilmente in misura minore rispetto ad altre.

In genere l’Irena dorsoazzurro risulta essere una specie meno popolare e pertanto difficilmente reperibile, ma le sue sorti potrebbero presto cambiare a causa dei suoi sgargianti colori e del suo melodioso canto che ne stanno aumentando la richiesta.

Talvolta può conquistarsi le inimicizie degli agricoltori, nutrendosi di frutti e chicchi di caffè nei frutteti e nelle piantagioni, ma il fenomeno non sembra particolarmente preoccupante.

L’Irena dorsoazzurro in genere preferisce frequentare gli ambienti naturali, dove più facilmente abbondano alti alberi dai quali difficilmente ama separarsi.

Ecologia-Habitat

L’Irena dorsoazzurro è un tipico passeriforme delle volte forestali, o più precisamente della “canopia”, dove si mantiene per la maggior parte del proprio tempo.

Tende a volare da un albero all’altro alla ricerca di frutti con una predilezione per quelli del Ficus benjamina e della Macaranga bancana.

Talvolta può recidere i frutti anche in volo, sminuzzando quelli più grossi col suo poderoso e lungo becco.

I genitori hanno cura di procacciare gli insetti necessari all’alimentazione della prole, richiedendo un significativo apporto proteico per il proprio sviluppo. Anche gli stessi adulti possono nutrirsi di insetti, come di bacche e nettare dei fiori.

L’Irena puella svolge così numerosi ruoli ecologici di cruciale importanza per gli ecosistemi forestali, ponendosi come regolatrice delle popolazioni d’insetti e disperditrice di semi e polline.

Popola e frequenta diverse tipologie di associazioni botaniche, comprese le foreste montane, le zone umide alberate e le brughiere della Sonda. Si tratta di animali stanziali che come già accennato amano mantenersi lungo gli apici delle foreste ma possono spostarsi significativamente per ricercare il cibo di cui hanno bisogno, spingendosi anche nelle aree coltivate. Difficilmente l’Irena dorsoazzurro ama stare da sola, formando piccoli gruppi o spostandosi in coppia.

Morfofisiologia

Spesso negli uccelli capita di poter apprezzare caratteristiche morfologiche ricercate soltanto nei maschi, ma in questa specie entrambi i sessi presentano un aspetto nel loro complesso vistoso, elegante e raro.

Irena puella

Irena puella è monogama. I legami fra il maschio e la femmina sono molto forti e affettuosi, con reciproca toelettatura e frequenti richiami © Duy My

La conformazione dell’Irena dorsoazzurro è vigorosa, conferendole un volo e un portamento possente. Può raggiungere i 27 cm di lunghezza, con le femmine leggermente più piccole dei maschi. Le femmine sono inoltre più leggere, seppur non in modo significativo, dai 52 ai 71 g, mentre i maschi hanno un peso compreso fra i 56 e i 75 g.

Già dai loro occhi possiamo apprezzare colori sgargianti grazie alla caratteristica iride rosso cremisi, talvolta più aranciata nella femmina. Entrambi i sessi presentano becco e arti inferiori nero grigiastri, anche se nella femmina possono risultare più chiari. I loro piumaggi sono molto differenti, consentendone un’immediata distinzione.

Il piumaggio del maschio è nero, su cui si adagia la celebre colorazione azzurro brillante, dalla prossimità del becco alla coda. Ad ali chiuse il piumaggio azzurro sembra spesso interrompersi fra dorso e coda, dando l’impressione di essere meno esteso di quanto realmente sia, spingendosi anzi persino nel sottocoda. L’estremità della coda è nera, come buona parte delle ali. Abbiamo accennato al fatto che a seconda della luminosità la colorazione azzurra del maschio può opacizzarsi e variare le proprie tonalità sensibilmente, dal celeste al blu, creando talvolta particolari effetti ottici.

Irena puella, Irena dorsoazzurro

Il nido, poco profondo e ben nascosto, contiene 2-4 uova. La cova, affidata alla femmina, dura circa due settimane © Kevin Wells

La femmina non è dotata di vesti capaci di ostentare effetti altrettanto complessi, ma le barbe del suo piumaggio possono comunque dar vita ad intriganti riflessi metallici, sempre a seconda dell’incidenza luminosa. Il suo piumaggio si presenta maggiormente omogeneo, dal verde malachite al verde bluastro, talvolta persino acquamarina se interessato da forti intensità luminose. Le penne delle ali e della coda sono in genere di tonalità più scure, tendenti al grigio; a seconda dell’individuo, possiamo inoltre identificare distribuzioni più o meno estese di sfumature grigiastre lungo tutto il piumaggio, spesso predominanti attorno al becco.

I giovani presentano colore dell’iride tendente al bruno e piumaggi molto simili a quelli delle femmine adulte, con i maschi in genere leggermente più bluastri. Nei maschi il tipico piumaggio definitivo si forma gradualmente, favorendo nei giovani la formazione di macchie nerastre più o meno evidenti. Con la crescita, anche le livree bluastre brillanti si manifestano a poco a poco; i giovani maschi possono così presentare una sorta di piumaggio ibrido fra i due sessi, nuovamente a vantaggio del loro riconoscimento.

Attualmente l’Irena dorsoazzurro annovera ben sei sottospecie, anche se alcuni studiosi vedono fra queste delle specie a sé stanti: l’I. p. andamanica delle isole Andamàne e Nicobar e la già citata I. p. tweeddalei.

Irena puella, Irena dorsoazzurro

I piccoli vengono nutriti con insetti da entrambi i genitori. A 12 giorni dalla schiusa sono già in grado di volare, a 40 giorni autonomi © Duy My

Nonostante la grande diffusione di questo animale, non sono presenti fra le sottospecie differenze particolarmente significative; queste sono apprezzabili a livello delle dimensioni corporee, con le popolazioni settentrionali in genere leggermente più grandi (vero soprattutto per la sottospecie nominale, l’I. p. puella, diffusa in India, Nepal, Cina meridionale ed Indocina), del piumaggio azzurro dei maschi e della forma e lunghezza delle copritrici sopracaudali. Le copritrici sopracaudali spesso sono considerate il parametro di principale distinzione: in questo caso sono le sottospecie meridionali a disporre delle dimensioni maggiori, con copritrici più lunghe. Parliamo dell’I. p. malayensis, nella penisola malese e Singapore, dell’I. p. turcosa e dell’I. p. crinigera.

Etologia-Biologia riproduttiva

La vita di coppia costituisce un’importante componente in questi animali, monogami per eccellenza. In cattività è stato possibile constatare la formazione di legami molto forti e affettuosi fra il maschio e la femmina, con reciproca toelettatura e richiami. L’osservazione degli individui nei loro habitat naturali non è altrettanto facile ma anche in questo caso spiccano varie forme di affinità fra la coppia quali la tendenza a muoversi sempre all’unisono, anche in presenza di altri individui, e ad isolarsi nel periodo riproduttivo.

Irena puella, Irena dorsoazzurro

Maschio subadulto. La livrea dei giovani è simile a quella delle femmine, meno vistosa e decisamente più mimetica agli occhi dei predatori. Nei maschi spuntano poi, progressivamente, delle macchie nere © Bishan Monnappa

La stagione riproduttiva si distribuisce in un arco temporale che varia in modo significativo a seconda della specifica area geografica; solitamente le fasi più importanti si collocano tra febbraio e aprile.

La maturazione sessuale giunge in entrambi i sessi già ad un anno di vita, sufficiente ad incoraggiare le prime ricerche dell’anima gemella. Il corteggiamento del maschio nei confronti della femmina si basa principalmente sull’emissione di canti melodiosi frequentemente accompagnati da rapidi scatti della testa e della coda.

Il maschio può anche rannicchiarsi compiendo oscillazioni del corpo accompagnate da allungamento del collo, vibrazioni della coda e leggera apertura e vibrazione delle ali volte ad esaltare il piumaggio azzurro agli occhi della potenziale compagna; se la femmina subisce il fascino maschile salta ogni convenevole mostrando il proprio interesse reciproco procedendo subito con la costruzione del nido.

Durante il corteggiamento sono stati osservati anche inseguimenti fra i due sessi e richiami da parte della femmina, come lo sviluppo di un rosso cremisi più chiaro negli occhi del maschio.

Materiali di vario genere come ramoscelli, erbe, foglie e muschio vengono elaborati dalla femmina in modo da camuffare il nido alla vista dei predatori e dargli una forma a coppa poco profonda. La facoltà del piumaggio di entrambi i sessi di opacizzarsi e scurirsi nella vegetazione costituisce un ulteriore fattore di camuffamento a tutela del nido, costruito sugli alberi o in alti cespugli.

La femmina depone dalle due alle quattro uova dotate di color grigio verdastro con chiazze marroni e lunghezza fino ai 3 cm. La cova è a carico della femmina, di circa due settimane, mentre la cura della prole rientra nei doveri di entrambi i genitori.

Alla nascita i piccoli sono ciechi e incapaci di nutrirsi da soli, divenendo completamente indipendenti intorno ai quaranta giorni di vita. In compenso dopo solo circa dodici giorni dalla schiusa sono già capaci di volare. La vita media in natura varia dagli otto ai dodici anni, mentre in cattività può raggiungere anche i venti.

Sinonimi

Coracias puella (J. Latham, 1790).

 

→ Per apprezzare la biodiversità dei PASSERIFORMES cliccare qui.