Famiglia : Mullidae
Testo © Giuseppe Mazza
La Triglia di scoglio (Mullus surmuletus Linnaeus, 1758) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Mulliformes ed alla piccola famiglia dei Mullidae che conta 6 generi ed un centinaio di specie.
Il nome del genere Mullus è quello che i romani davano alle triglie, un pesce molto apprezzato fin dall’antichità, tanto che si racconta che Ottavio acquistò per l’imperatore Tiberio un esemplare gigantesco, che sfiorava i 2 kg, per la folle somma di 5.000 sesterzi.
L’origine del nome specifico surmuletus è più complessa.
Il “sur-” deriverebbe da “sor-“, che nel francese antico vuol dire “rossastro”, e “muletus” verrebbe da “mullet”, il nome che i francesi e gli inglesi danno alla triglia.
Col nome scientifico di Mullus surmuletus Linneo ha dunque voluto sottolineare la notorietà europea di questo pesce ed il suo colore inconfondibile.
Zoogeografia
È presente in tutto il Mediterraneo, compreso il Mar Nero, e lungo le coste atlantiche orientali dall’Inghilterra e Norvegia occidentale alla Mauritania.
Ecologia-Habitat
Vive in genere in prossimità della costa, spingendosi raramente sotto i 90 m, ed in barba al nome volgare di triglia di scoglio, si trova più facilmente sulla sabbia che sulle rocce, meno al largo ed a minori profondità dell’affine Triglia di fango (Mullus barbatus), anche se va aggiunto, a onor del vero, che per taluni ittiologi queste due triglie sarebbero in realtà le varianti di un’unica specie.
Morfofisiologia
A parte il leggendario esemplare sopra citato, la Triglia di scoglio raggiunge al massimo i 40 cm di lunghezza e 1 kg di peso.
Reca due pine dorsali triangolari separate, una pinna anale quasi speculare alla seconda dorsale, una pinna caudale forcuta, due pettorali e subito sotto due ventrali di taglia analoga. I due lunghi barbigli mobili hanno un’importante funzione tattile per esplorare il fondo alla ricerca del cibo.
Più scarlatto del Mullus barbatus si distingue per la fascia rossa e soprattutto le bande gialle sui fianchi. Ma è bene aggiungere che la colorazione delle triglie dipende dalla contrazione o espansione dei cromatofori, le cellule, sotto le squame, che contengono il colore. Così, sui fondi sabbiosi chiari, la triglia di scoglio diventa giallo-pallido col rosso della fascia marrone-scuro, e nelle praterie sommerse tutta la livrea tende al verde.
Da notare che il vermiglio tipico che troviamo in pescheria, appare solo quando l’animale è traumatizzato, per esempio se viene arpionato da un sub. Ben lo sanno i pescatori, che quando estraggono le triglie dalle reti le grattano un po’ con le unghie, perché muoiano con un colore più attraente.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Al tramonto il Mullus surmuletus è in piena attività. Va alla ricerca di crostacei, molluschi, vermi e, se capita, qualche giovane echinoderma o un pesciolino. Ingoia senza sosta le piccole prede insieme alla sabbia risputandola subito rapidamente.
Si riproduce fra aprile ed agosto. Le uova vengono fecondate sui fondali e salgono poi in superficie diventando pelagiche. I piccoli, semitrasparenti, a 5 mm assumono una colorazione azzurra che durerà finché vivono in alto mare. Raggiunti i 30 mm s’avvicinano alle coste, ma nuotano ancora in superficie con la loro livrea pelagica che mantengono più a lungo del Mullus barbatus, fino a 60 mm circa, quando guadagnano il fondo assumendo progressivamente le tinte degli adulti. La Triglia di scoglio raggiunge la maturità sessuale a 15-26 cm di taglia a può vivere anche 11 anni.
L’indice di vulnerabilità alla pesca è moderato segnando attualmente 42 su una scala di 100. La resilienza è mediocre, con un possibile raddoppio delle popolazioni in 1,4-4,4 anni e la specie figura “LC, Least Concern”, cioè non a rischio, nella Lista Rossa IUCN.
Sinonimi
Mullus barbatus surmuletus Linnaeus, 1758; Mullus fuscatus Rafinesque, 1810.
→ Per nozioni generali sui pesci vedere qui.