Pleuronectes platessa

Famiglia : Pleuronectidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Importante per l’alimentazione umana, la Platessa (Pleuronectes platessa) ha dato il nome a all’ordine dei Pleuronectiformes, che conta oltre 800 specie.

Importante per l’alimentazione umana, la Platessa (Pleuronectes platessa) ha dato il nome a all’ordine dei Pleuronectiformes, che conta oltre 800 specie © Giuseppe Mazza

La Platessa o Passera di mare (Pleuronectes platessa Linnaeus, 1758), appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate e all’ordine dei Pleuronectiformes, che prende il nome non a caso da questa specie importante per l’alimentazione umana, ed alla famiglia dei Pleuronectidae, che conta 28 generi 66 specie.

Il genere Pleuronectes deriva dal greco “πλευρόν” (pleurón) = fianco e “νήκτης” (nèktes) = nuotatore, per il fatto che questo pesce nuota inclinato su un lato, mentre il termine specifico platessa deriva dal latino “platus” = piatto, con ovvio riferimento alla morfologia.

Zoogeografia

La Platessa è diffusa nell’Atlantico nord-orientale, dalla Groenlandia alle coste atlantiche europee, incluso il Mar Baltico e fino al Golfo di Cadice. Manca invece nel Mediterraneo, dov’era forse presente nell’Era Glaciale. I presunti sporadici avvistamenti attuali dei pescatori italiani derivano probabilmente da confusioni con l’analogo Platichthys flesus. Troviamo dunque la Pleuronectes platessa nelle acque della Groenlandia, Islanda, Isole Faroe, Irlanda, Isola di Man, Regno Unito, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Russia, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Germania, Olanda, Belgio, Francia, Spagna e Portogallo.

Eccola, mentre nuota su un lato, in tutta la sua piattezza. Gli occhi di Pleuronectes platessa sono migrati sul lato destro e si notano, alla verticale, le pinne pettorali.

Eccola, mentre nuota su un lato, in tutta la sua piattezza. Gli occhi sono migrati sul lato destro e si notano, alla verticale, le pinne pettorali © Giuseppe Mazza

Ecologia-Habitat

È una specie demersale, che nuota cioè non lontano dal fondo. Gli adulti possono scendere fino a 200 m e con l’età anche più in basso, sembra fino a 400 m, mentre ai giovani basta meno di 1 m d’acqua. È un pesce notturno che passa le ore del giorno adagiato sui fondali, più o meno ricoperto da sabbia, fango e detriti. Compie migrazioni ed è presente anche alla foce dei fiumi, in acque salmastre, senza però avventurarsi, salvo rari episodi, nelle acque dolci.

Morfofisiologia

La Platessa può raggiungere i 7 kg e 1 m di lunghezza, anche se il pescato supera molto di rado 50-60 cm.

Così, a prima vista, si direbbe una “sogliola gigante” ma la sua taglia è niente paragonata ai famosi Halibut, l’Hippoglossus hippoglossus del nord dell’Atlantico e l’Hippoglossus stenolepis del nord del Pacifico, che sono i veri giganti dei Pleuronectiformes: pesci che superano i 300 kg con una lunghezza record, per il primo, di 470 cm.

Pleuronectes platessa può vivere 50 anni raggiungendo i 7 kg e 1 m di lunghezza, ma purtroppo viene pescata giovane, con reti a strascico, per finire surgelata o con le patatine nei “fast food”.

Può vivere 50 anni raggiungendo i 7 kg e 1 m di lunghezza, ma purtroppo viene pescata giovane, con reti a strascico, per finire surgelata o con le patatine nei “fast food” © Giuseppe Mazza

Il corpo, decisamente piatto, è grosso modo romboidale a pinne distese. Gli occhi, ravvicinati e rialzati, l’inferiore un po’ più in avanti verso la bocca, si sono spostati sul lato destro del pesce, di solito l’unico pigmentato, mentre il lato sinistro, bianco grigiastro, è quello che posa sul fondo. Non mancano tuttavia i “mancini”, con gli occhi migrati sul lato sinistro, e quelli con la livrea più o meno chiazzata su entrambi i lati.

Dietro agli occhi si nota una caratteristica cresta ossea formata da 4-7 tubercoli. La bocca è piccola, armata di file di denti tendenzialmente molariformi, con la mascella che arriva quasi a toccare l’occhio inferiore e la mandibola prominente.

Il colore del lato visibile, quello che non tocca il suolo, è grigio-marrone con caratteristiche e vistose macchie circolari rosse o arancio che si estendono fin sulle pinne. Macchie a parte, può mutare di colore mimetizzandosi rapidamente grazie al lavoro dei cromatofori che dilatano o contraggono i pigmenti. Del resto è già un animale poco visibile specie quando riposa sul fondo, mezzo insabbiato, con gli occhi che osservano a mo’ di periscopi i dintorni.

Il lato sinistro di Pleuronectes platessa, quello che posa sui fondali, è bianco grigiastro, mentre il destro mostra su un fondo variabile vistose macchie circolari rosse o arancio.

Il lato sinistro, quello che posa sui fondali, è bianco grigiastro, mentre il destro mostra su un fondo variabile vistose macchie circolari rosse o arancio © Giuseppe Mazza

Le pinne sono tutte senza spine. Si contano 65-79 raggi sulla dorsale, che parte accanto all’occhio posteriore, e 48-59 raggi sull’anale. Le pinne pelviche, poste sul lato cieco, sono le più piccole con 6 raggi, mentre le pettorali ne hanno 10-12. La robusta pinna caudale è più o meno troncata.

Le squame, minuscole, per lo più cicloidi, sono più evidenti sulla linea laterale che ne conta, quasi rettilinea, 88-115.

Etologia-Biologia Riproduttiva

La Platessa esce a caccia principalmente di notte con un nuoto anguilliforme, muovendo il corpo e la pinna caudale. Preda in acque poco profonde vari organismi bentonici: per lo più policheti, ofiure, crostacei, gasteropodi e bivalvi. Da notare che, specie in gioventù, i gamberetti sono fra le prede preferite, mentre poi gli individui di grossa taglia sembra rispettino alcuni di questi crostacei, come il Palaemon elegans ed i Palaemon adspersus, perché, mentre riposano durante il giorno adagiate sui fondali, le liberano dagli ectoparassiti, forse anche dalle sanguisughe che i pescatori trovano spesso attaccate alla testa.

La forma, a pinne distese, è romboidale e il colore di fondo marrone rossastro può diventare grigio o enfatizzare di colpo il mimetismo con macchie chiare.

La forma, a pinne distese, è romboidale e il colore di fondo marrone rossastro può diventare grigio o enfatizzare di colpo il mimetismo con macchie chiare © Giuseppe Mazza

La Pleuronectes platessa è a sua volta predata da molte specie di pesci, principalmente razze, squali e gronghi, per non parlare delle foche e dei delfini.

Si riproduce una sola volta all’anno, per lo più fra gennaio e aprile quando l’acqua raggiunge i 6 °C, ma anche in novembre o giugno secondo le zone. Sembra avvengano migrazioni annuali verso i luoghi più propizi alla riproduzione.

I maschi raggiungono in genere la maturità sessuale verso i 3-4 anni d’età, quando misurano 18-26 cm, le femmine più tardi, verso i 30-40 cm intorno ai 5-9 anni.

Si è visto, dal pescato nella stagione riproduttiva, che una femmina reca 50.000-500.000 ovuli. Pare che la fecondazione avvenga a 20-50 m di profondità con uova rilasciate ogni 3-5 giorni per circa un mese. Sono galleggianti, misurano poco meno di 2 mm e vengono affidate alle correnti. Schiudono in una settimana circa, secondo la temperatura dell’acqua.

Eccola, mentre imita una roccia, semicoperta dalla sabbia su un fondale. Riposa così durante il giorno ed esce a caccia di notte esplorando i fondali.

Eccola, mentre imita una roccia, semicoperta dalla sabbia su un fondale. Riposa così durante il giorno ed esce a caccia di notte esplorando i fondali © Giuseppe Mazza

Quando le larve raggiungono i 10 mm, l’occhio sinistro inizia a migrare sul lato destro, operazione che richiede una decina di giorni, mentre la pigmentazione si completa più tardi intorno ai 15 mm di lunghezza. Crescono lungo le spiagge, in acque basse, e solo verso il settimo mese di vita si spostano in acque profonde.

La Platessa è il pesce piatto più pescato in Europa, principalmente con reti a traino. Si parla, globalmente, di 100.000-120.000 tonnellate all’anno. Nei paesi nordici è servita spesso nei “fast food” con le patatine fritte; esemplari in gran parte troppo giovani per un pesce destinato a crescere, con una speranza di vita di 50 anni.

In alcune località gli effettivi sono crollati, e le zone di riproduzione del Kattegat, lungo le coste danesi, sono state abbandonate per i veleni legati alle attività agricole che giungono in mare con le piene dei fiumi. Il Mare di Wadden, fra Olanda e Germania, è ancora invece un buon vivaio.

Pleuronectes platessa, Pleuronectiformes

Si nutre di policheti, ofiure, crostacei e molluschi. È predata da molti pesci, come razze, squali e gronghi, ma anche da mammiferi come foche, delfini e soprattutto l’uomo © Giuseppe Mazza

Quindi, anche se teoricamente la Platessa è un pesce molto diffuso e prolifero, i punti di vista sulla vulnerabilità della specie sono oggi (2020) alquanto diversi.

Per l’IUCN che utilizza per il calcolo parametri come la tendenza di crescita delle popolazioni, la distribuzione geografica e la popolazione totale, è una specie “LC, Least Concern”, non ancora quindi da “lista rossa”, tanto più che le popolazioni decimate dagli eventi possono raddoppiare nell’arco di 1,4-4,4 anni.  Per contro FishBase è meno ottimista. Mettendo in conto le attività umane e considerando che è una specie troppo pescata le assegna già un indice di vulnerabilità alla pesca di 71 su una scala di 100.

Sinonimi

Platessa platessa (Linnaeus, 1758); Platessa vulgaris Cloquet, 1826; Pleuronectes borealis Faber, 1828; Platessa latus Cuvier, 1829; Pleuronectes latus (Cuvier, 1829); Pleuronectes platessa baltica Nilsson, 1855.

 

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