Famiglia : Onagraceae
Testo © Dr. Barbara Barisani
La specie è a diffusione circumboreale ed eurasiatica, cioè è presente nelle regioni a clima freddo di Europa, Asia centro-settentrionale, Nord America. È presente in ambienti alpini, subalpini e montani. Cresce nei pascoli naturali e nella vegetazione pioniera, su substrati rocciosi o detritici.
Il nome del genere Epilobium deriva dal greco (ἐπι) “epi” su, sopra e da (λοβóϛ) “lobòs” = legume, riferito alla forma del lungo ipanzio, involucro che circonda l’ovario. Il nome della specie angustifolium deriva invece dal latino “angustus” = angusto, stretto e da “folium” = foglia, lamella.
Alcuni nomi comuni: Epilobio a foglie strette, Gambi rossi, Garofanino maggiore, Camenerio a foglie strette, Fiore di Sant’Anna (italiano), Epilobe à feuilles étroites (francese), Rosebay Willowherb (inglese), Schmalblattriges Weidenröschen, Wald-Weidenröschen (tedesco).
L’Epilobium angustifolium L. (1753) è una pianta erbacea, perenne, stolonifera, con presenza di rizomi striscianti, molto ramificati, ricchi di gemme poste a livello del terreno. È alta da 40 a 150 cm.
Nei luoghi di diffusione è abbondante. Cresce preferibilmente su substrati silicei, umidi e luminosi.
IL fusto è eretto, angoloso, semplice o talvolta ramificato in alto, glabro, di colore rossastro alla base.
Le foglie sono sessili, disposte a spirale, verticillate o opposte in basso e alterne in alto, lanceolate, affusolate alle due estremità, in genere larghe più di 10 mm, a margine intero o leggermente dentellato, con nervature secondarie evidenti.
L’infiorescenza, alla sommità del fusto, di aspetto piramidale, è un racemo o una spiga. È composta da numerosi fiori ed è lunga da 20 a 25 cm.
La fioritura avviene tra giugno e settembre. Sbocciano prima i fiori più bassi e successivamente quelli posti in alto. I fiori sono di colore dal rosa al fucsia, talvolta molto chiari, raramente bianchi. Sono grandi, bisessuati, leggermente zigomorfi, cioè con la parte superiore un po’ più ampia dell’inferiore. Sono disposti orizzontalmente sull’infiorescenza.
I petali sono 4, obovati, a margine intero, lunghi circa 15 mm, un poco riflessi nel bocciolo. Lo stilo supera gli stami in lunghezza. Il calice è diviso in 4 lobi, di forma lanceolata-lineare, con apice acuto, di colore porporino.
Il frutto è una capsula cilindrica eretta, di 40-80 per 4 mm, di colore rosa porporino, con la presenza di peli appressati. Quando matura si apre in 4 sezioni incurvate verso l’esterno. I semi sono numerosi, lisci, di colore bruno e di forma affusolata. Presentano un vistoso pennacchio di setole bianche alla sommità. Sono leggerissimi e piumosi e vengono disseminati dal vento anche a notevoli distanza dal luogo di crescita.
L’Epilobium angustifolium si riproduce per seme o per via agamica attraverso i rizomi. In generale predilige gli ambienti umidi e i terreni pesanti, poco drenanti, in grado di trattenere l’umidità.
Forma abbondanti popolamenti in ambienti sia naturali che antropici. Popola boschi di conifere, faggete, arbusteti ad ericacee, radure, sponde di ruscelli, ghiaioni, scarpate, boscaglie.
Ė presente in ambienti ruderali, ai bordi dei campi e delle strade, colonizza con altre piante pioniere aree disboscate o incendiate.
A questo proposito negli Stati Uniti e in Inghilterra l’epilobio viene chiamato “Fireweed”, cioè “Erba del fuoco”, anche per la sua resistenza agli incendi. Fa parte della vegetazione nitrofila presente presso baite, stalle, luoghi di riposo o di stazionamento del bestiame e della fauna selvatica.
È una pianta mellifera, bottinata dalle api. Pur essendo molto diffusa, le sue proprietà erboristiche sono poco conosciute.
Si tratta di una pianta officinale, con applicazioni che riguardano l’apparato digerente, l’apparato urinario e la prostata. Le radici, le foglie e i fiori contengono diversi principi attivi (flavonoidi, tannini, mucillagini…) con proprietà astringenti e antinfiammatorie.
Le radici si raccolgono in primavera o in autunno, quando la pianta è dormiente. Si ripuliscono dalla terra e si tagliano a pezzi che si mettono ad essiccare al sole o in essiccatoio. Si conservano in sacchetti di carta o di tela.
I fiori si raccolgono freschi, in luglio o agosto, alla base, senza il picciolo. Si lasciano asciugare all’ombra, distesi su un foglio di carta, ricordandosi di rivoltarli spesso. Si conservano in vasi di vetro.
Nella medicina popolare viene impiegato per uso esterno come astringente generico, per alleviare le irritazioni delle mucose della bocca e della gola, le infiammazioni delle emorroidi e le ustioni leggere. Si utilizza inoltre per alleviare le irritazioni intestinali, quali enteriti, coliti e diarree (uso interno). Gli effetti benefici dell’epilobio nel trattamento dei disturbi della prostata e delle vie urinarie sembrano avvalorati da recenti studi scientifici.
L’utilizzo di questa pianta, come di altre piante officinali, non ha controindicazioni se prescritto e seguito da personale competente.
L’epilobio viene utilizzato anche in cucina. In primavera si raccolgono i giovani getti, alti circa 20 cm, con le tenere foglioline disposte appressate sul fusticino. Si consumano lessati e conditi con olio e aceto, eventualmente con l’aggiunta di una cipolla tritata fine e un uovo sodo, oppure ripassati in padella con burro e con l’aggiunta di una spolverata di formaggio grattugiato o di un uovo all’occhio di bue.
I fiori, le foglie e i germogli essiccati venivano utilizzati come tè o tisana. A questo proposito si racconta che il botanico svizzero Henry Correvon usasse spesso l’epilobio nella preparazione di bevande sostitutive del tè, poiché, in base alle sue osservazioni e alle sue conoscenze, i fiori di questa pianta, nel corso dell’essiccazione, si arricchiscono di una profumazione particolare e di sostanze zuccherine solubili in acqua calda.
Le setole presenti alla sommità dei semi venivano utilizzate nella produzione di stoppini.
Si tratta di una pianta di facile coltivazione, sia in vaso che in piena terra, da utilizzare sul bordo di laghetti artificiali o nei giardini rocciosi. Preferisce le esposizioni luminose, soleggiate per molte ore al giorno e il terreno fertile, fresco e umido. Se coltivata in vaso, ha bisogno di frequenti annaffiature e di un apporto di concime organico a lento rilascio a inizio e a fine stagione.
La pianta si riprodurre autonomamente per seme come in natura, ma si può anche moltiplicare per divisione dei cespi. Le piantine che nascono da seme possono presentare caratteristiche leggermente diverse dalla pianta madre, a causa della variabilità genetica, mentre le piantine ottenute per moltiplicazione portano alla produzione di individui identici alla pianta madre.
La divisione dei rizomi si pratica in primavera, prima del risveglio vegetativo. Le talee vanno disposte in vasi con terreno misto di torba e sabbia, mantenuto umido fino alla comparsa dei nuovi germogli e al loro trapianto in vasi più grandi o in piena terra.
Sinonimi: Epilobium spicatum Lam. (1779); Chamaenerion angustifolium (L.) Schur (1866); Chamerion angustifolium (L.) Holub (1972).
→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle ONAGRACEAE cliccare qui.