Lepisosteus osseus

Famiglia : Lepisosteidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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Il Lepisosteus osseus è un fossile vivente, ma non è una specie a rischio © Giuseppe Mazza

Nel lontano passato l’ordine degli Amiformi (Amiiformes Hay 1929), era ricchissimo di specie.

Sono state rinvenute dai biologi (nello specifico ittiopaleontologi), numerose forme fossili risalenti al periodo Permiano, era Primaria o Paleozoica (299-251 milioni di anni fa), tanto nel Vecchio quanto nel Nuovo Mondo; il termine “Permiano”, deriva dagli strati di rocce rosse che occupano un vasto bacino ad ovest degli Urali, nell’antico stato di Perm in Russia, a questo periodo, o più precisamente nella sua parte finale, corrisponde una delle più grandi estinzioni di massa nella storia del Pianeta Terra, l’estinzione del Permiano-Triassico.

Solo due famiglie di questi pesci sono sopravvissute fino ai giorni nostri, senza notevoli cambiamenti, nelle acque continentali americane.

Una, quella degli Amidi (Amiidae), comprende un solo genere, l’ Amia, l’altra, quella dei Lepisosteidi (Lepisosteidae) ne contiene due: il Lepisosteus e l’ Atractosteus.

Trattasi di veri e propri fossili viventi, alla stregua del celacanto o dei dipnoi. Come i lontani antenati, posseggono uno scheletro notevolmente ossificato, scaglie cicloidi o ganoidi, vescica natatoria bilobata ed una valvola rudimentale a spirale, nell’intestino.

Alcuni biologi tassonomisti considerano quest’ordine come sufficientemente originale, tanto da poter forse formare una sottoclasse a sé stante, nell’infraclasse dei pesci ossei Olostei (Holostei).

Le famiglie che afferiscono all’ordine degli Amiformi (Amiiformes), come dicevamo sono due, quella degli Amidi (Amiidae) con il solo genere Amia (Amia) e, quella dei Lepisosteidi (Lepisosteidae) con il genere Lepisosteo (Lepisosteus), a cui afferisce la specie Lepisosteus osseus oggetto di questa scheda e in passato, anche il Lepisosteus spatula, oggi invece inserito nel genere Attrattosteo (Atractosteus), con il nome Atractosteus spatula.

Il Lepisosteo osseo o Pesce con il becco o ancora Luccio dal lungo muso (Lepisosteus osseus – Linnaeus, 1758), afferisce alla classe degli Attinotterigi (Actinopterygii,) all’ordine degli Amiformi (Amiiformes , altri biologi ittiologi lo inseriscono nei Semionotiformes), alla famiglia dei Lepisosteidi (Lepisosteidae) e al genere Lepisosteo (Lepisosteus).

Zoogeografia

Vive nella regione dei Grandi Laghi americani e nei corsi d’acqua degli Stati Uniti orientali e dell’America centrale e lungo il corso del Mississippi, in Alabama e Texas, come nelle paludi della Florida dove raggiunge numeri sproporzionati. Lo si ritrova anche nei laghi del Quebec, Canada francese e, nella parte più meridionale dell’Ontario, Canada inglese.

Habitat-Ecologia

Questo pesce trascorre l’inverno in letargo, sul fondo del corpo d’acqua in cui vive, rimanendo immobile e cessando di nutrirsi; l’estate è vorace predatore, si nutre di altri pesci, molluschi, crostacei, sfruttando la capacità di nuotare molto velocemente e quella di risalire correnti impetuose cacciando all’agguato, spalancando la bocca e con un rapido movimento laterale del capo, afferrando la preda con i denti affilati.

Morfofisiologia

È lungo da un metro a un metro e mezzo, ha la parte superiore del corpo verdastra, cosparsa di macchie scure più o meno arrotondate, particolarmente visibili nei giovani e ventre bianco.

Il muso si produce in una struttura tubulare affusolata che gli ha fatto assumere il nome di pesce becco, con una mascella ricca di denti. La pinna caudale è eterocerca, la pinna anale e dorsale, sono simmetricamente opposte e rivolte all’indietro, le pelviche sono a metà del corpo.

Durante l’estate, specialmente nelle regioni meridionali, quando la concentrazione dell’O2 in acqua scende notevolmente, si porta frequentemente in superficie ponendosi su un fianco e aprendo la bocca ingoia un buon volume di aria, quindi di ossigeno atmosferico, che verrà immagazzinato nella vescica natatoria bilobata, la quale in collegamento con il faringe e le branchie, permette lo scambio gassoso respiratorio.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Le uova, all’incirca grandi come quelle del salmone, vengono deposte fra le alghe in primavera, da fine aprile a giugno-maggio. In questo periodo, la femmina si sposta verso le rive ove le acque sono più basse e calme e ci sono piante acquatiche. Quivi, seguita da diversi maschi, subentrano forme rituali di lotta per la conquista della femmina. Le uova, di color verdognolo, vengono fecondate esternamente, le piccole larve escono dopo circa 13 giorni dalle uova fecondate, si ancorano anche esse alle piante acquatiche, per mezzo di una ventosa buccale, nutrendosi del materiale di riserva presente nel sacco del tuorlo.

A metà sviluppo, circa sette giorni, che coincide con il dimezzamento del sacco del tuorlo, la colonna vertebrale si allunga in uno dei due lobi (quello superiore), della pinna caudale, rendendola “eterocerca”; dopo 14 giorni di questo tipo di vita, le larve sono in grado di fare vita indipendente e nuotare.

In tutto questo tempo, i genitori si sono disinteressati della prole.

Vive mediamente 18-20 anni e per la International Union for Conservation of Nature (IUCN), non è assolutamente a oggi, una specie a rischio.

Sinonimi

Esox osseus Linnaeus, 1758; Esox viridis Gmelin, 1789; Lepidosteus ayresii Duméril, 1870; Lepidosteus bison DeKay, 1842; Lepidosteus clintonii Duméril, 1870; Lepidosteus copei Duméril, 1870; Lepidosteus crassus Cope, 1865; Lepidosteus elisabeth Duméril, 1870; Lepidosteus harlani Duméril, 1870; Lepidosteus horatii Duméril, 1870; Lepidosteus lamarii Duméril, 1870; Lepidosteus leptorhynchus Girard, 1858; Lepidosteus lesueurii Duméril, 1870; Lepidosteus louisianensis Duméril, 1870; Lepidosteus milberti Duméril, 1870; Lepidosteus otarius Cope, 1865; Lepidosteus piquotianus  Duméril, 1870; Lepidosteus rostratus Cuvier, 1836; Lepidosteus smithii Duméril, 1870; Lepidosteus thompsonii Duméril, 1870; Lepidosteus troostii Duméril, 1870; Lepisosteus gavial Lacepède, 1803; Lepisosteus gracilis Richardson, 1836; Lepisosteus huronensis Richardson, 1836; Lepisosteus lineatus Thompson, 1842; Lepisosteus longirostris Rafinesque, 1820; Lepisosteus oxyurus Rafinesque, 1820; Lepisosteus treculii Duméril, 1870; Macrognathus loricatus Gronow, 1854; Sarchirus vittatus Rafinesque, 1818.

 

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