Famiglia : Chromodorididae
Testo © Dr. Domenico Pacifici
Felimare picta Philippi, 1836 è un gasteropode conosciuto anche con il nome di Doride gigante o Doride dipinto.
Appartiene all’ordine Nudibranchia, un gruppo caratterizzato dall’assenza della conchiglia esterna, da branchie non protette o assenti e da colori sgargianti che, uniti alla strana morfologia delle diverse specie, ne hanno valso l’appellativo di “arcobaleni del mare”.
Inoltre la famiglia Chromodorididae, di cui il Doride gigante fa parte, è una delle più ampie e colorate famiglie che popolano i mari di tutto il mondo, racchiudendo ben 35 generi.
Il nome del genere Felimare ha sostituito solo recentemente quello di Hypselodoris e deriva dal latino “felis” = gatto e mare = mare, ovvero “gatto di mare”.
Si ritiene che l’origine di questo nome è da ricercare più nelle bizzarre denominazioni create dai malacologi brasiliani Eveline ed Ernst Marcus che ad un significato morfologico identificabile.
L’etimologia della specie picta proviene dal latino pictus = dipinto, colorato, mentre il nome comune prende ispirazione dal Sottordine Doridina e dalle dimensioni notevoli raggiunte da questa specie.
La colorazione del Doride gigante può variare considerevolmente da un esemplare all’altro, da un’area geografica all’altra e tra giovani e adulti.
Diversi autori hanno quindi proposto la divisione di questo gruppo in varie sottospecie, rendendo ancora una volta evidente l’enorme difficoltà nel classificare i gasteropodi ed i molluschi in generale.
Zoogeografia
Felimare picta presenta una ampia distribuzione attraverso tutto il bacino del Mediterraneo, l’Oceano Atlantico tropicale e subtropicale, compresi l’arcipelago di Capo Verde, le Canarie, l’isola di Madeira e le Azzorre.
Si può trovare anche nel Golfo del Messico a prova della straordinaria espansione della famiglia Chromodorididae.
Si ritiene, infatti, che la capacità di attraversare con successo le diverse barriere biogeografiche atlantiche sia correlata alla distinta storia evolutiva ed ai particolari tratti ecologici di questo gruppo.
Ecologia-Habitat
Felimare picta è un animale bentonico che può essere trovato su fondali molto differenti fra loro, come i fondi detritici o rocciosi, sulle praterie di posidonia oceanica o addirittura all’interno di relitti, arrivando ad una profondità massima di 60 m. Come tutti i nudibranchi è carnivoro, con un sistema digestivo ed enzimatico che si è adattato all’alimentazione animale piuttosto che a quella vegetale.
È particolarmente ghiotto di spugne del genere Sarcotragus che pascola strisciando e raschiando il substrato con la sua lingua specializzata a forma di seghetto chiamata radula. Saltuariamente è possibile incontrarlo anche in ambienti detritici alla ricerca della spugna Dysidea fragilis.
Morfofisiologia
Felimare picta è il doride più grande del Mediterraneo con una lunghezza che può raggiungere i 20 cm, anche se è molto più comune trovarlo di 10-15 cm.
La colorazione del mantello è blu scuro, quasi nero tendente al violaceo, attraversato da una serie di macchie, punti o sottili linee che decorrono lungo tutto il corpo di un colore giallo brillante opaco.
Il colore della livrea cambia con la crescita: gli esemplari giovanili presentano tre linee longitudinali dorsali gialle e ben marcate, con il bordo del mantello bianco, di larghezza irregolare e ondulato.
Con l’avanzare dell’età queste linee si frammentano ed aumentano di numero, formando dei cerchi irregolari che possono lentamente sbiadire o addirittura scomparire negli esemplari più anziani, solitamente scoloriti e di un colore azzurro chiaro.
La testa è caratterizzata da due corna bluastre ben visibili chiamate rinofori, degli organi tattili e chemiorecettivi adatti a captare i movimenti dell’acqua e le particelle in sospensione, che possono essere riposti in un’apposita tasca dermica quando si percepisce un pericolo.
Il dorso del Doride gigante, liscio e privo di conchiglia, è una caratteristica distintiva dei nudibranchi, così come è distintivo in alcune specie l’imponente pennacchio branchiale che ne sovrasta la porzione caudale. Composto da undici fogli branchiali, contrassegnati ognuno da una sottile linea gialla interna ed una linea tratteggiata più ampia sul lato esterno, il pennacchio branchiale svolge una funzione respiratoria e, come i rinofori, può ritrarsi in una guaina dermica per proteggersi da eventuali attacchi.
Etologia-Biologia riproduttiva
I nudibranchi sono tutti ermafroditi simultanei incompleti (o insufficienti), ovvero possiedono gli organi riproduttivi maschili e femminili entrambi funzionali allo stesso momento.
Sebbene l’autofecondazione sia teoricamente possibile non è mai stata dimostrata ed è quindi necessario l’accoppiamento per lo scambio di gameti. Questo adattamento ha ovviamente i suoi vantaggi: un incontro casuale con un altro esemplare della medesima specie comporta il 100% di possibilità di scambio genico. Una strategia che nel mondo marino ha una grandissima efficacia data l’enorme possibilità di dispersione delle uova e degli organismi che lo popolano.
I Doridi non possiedono occhi particolarmente specializzati e si lasciano guidare prevalentemente dalla loro grande sensibilità alle sostanze chimiche per il riconoscimento del partner.
Non è mai stato osservato un rituale di accoppiamento vero e proprio ma solamente una sorta di comportamento comune riconoscibile in specie differenti: un individuo si accoda ad un altro seguendone la scia di muco fino a quando il capofila non inverte la marcia girando verso destra ed esponendo la parte del corpo con gli organi sessuali.
I nudibranchi, infatti, possiedono entrambe le aperture genitali sul lato anteriore destro del corpo e, pertanto, è facile trovarli attaccati fra di loro in una tipica posizione a spirale per la fecondazione incrociata.
Concluso l’accoppiamento, i due molluschi si separano pronti per deporre le uova in caratteristici nastri gelatinosi a spirale, larghi circa una decina di centimetri, di colore bianco giallastro e con i bordi smerlettati, a richiamare la forma di una rosa.
Dall’aspetto di questa deposizione è possibile risalire, non proprio facilmente, alla specie d’appartenenza poiché forma e colore del nastro sono specie-specifici.
Dalle uova si sviluppano larve chiamate veliger, capaci di nuoto attivo e di cibarsi autonomamente, per un periodo di tempo ancora non ben definito, fino alla forma adulta. La mutazione in adulto sembra essere legata ed attivata dalla presenza del cibo preferito ed esclusivo della specie, che permette l’accumulo di energie importanti per l’accoppiamento e per il ciclo vitale.
Infatti, non di rado, la deposizione avviene in vicinanza del cibo preferito dai doridi proprio per facilitarne la ricerca ai futuri nascituri.
Nonostante il Doride gigante sia molto apprezzato fra malacologi ed appassionati del settore, il suo stato di conservazione rimane tutt’ora sconosciuto e non è menzionato nella lista rossa dell’IUCN, che valuta la vulnerabilità ed il rischio di estinzione delle specie.
Sinonimi
Chromodoris cantrainii Bergh, 1879; Chromodoris elegans Cantraine, 1835; Chromodoris valenciennesi Cantraine, 1841; Doris calcarae Vérany, 1846; Felimare picta azorica Ortea, Valdés & García-Gómez, 1996; Felimare picta picta Philippi, 1836; Glossodoris edenticulata White, 1952; Glossodoris picta Philippi, 1836; Glossodoris valenciennesi Cantraine, 1841; Glossodoris webbi d’Orbigny, 1839; Goniodoris elegans Cantraine, 1835; Hypselodoris edenticulata White, 1952; Hypselodoris elegans Cantraine, 1835; Hypselodoris picta Philippi, 1836.
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