Famiglia : Pieridae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Il Pieride del biancospino (Aporia crataegi Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Lepidoptera ed alla famiglia dei Pieridae un raggruppamento alquanto vasto che include farfalle di varia grandezza, presenti in ogni continente e che in Europa comprende le cosiddette “bianche“ e cioè le cavolaie, le rapaiole, le napi e le sinapis.
In aree tropicali questa famiglia include farfalle di notevole bellezza e di fantastici colori ma anche nel nostro continente alcuni generi mostrano incantevoli tonalità (Colias, Anthocharis, Gonepteryx).
Il pieride del biancospino è una farfalla comunissima anche se soggetta a forti fluttuazioni annuali. In taluni anni è addirittura infestante e si può assistere ad assembramenti sui prati fioriti che vedono la presenza di centinaia di individui in spazi ridottissimi.
Prediligendo la vicinanza dell’acqua, spesso sui sentieri di montagna a ridosso di piccoli rivoli, si vedono migliaia di esemplari praticamente addossati uno sull’altro, intenti a succhiare i sali che permeano il terreno. La loro attrazione verso questa attività le rende estremamente vulnerabili ad eventuali pericoli in quanto possono persino essere toccate senza il timore che fuggano.
È una specie che sta mostrando nell’ultimo secolo una graduale tendenza a portarsi ad altitudini più elevate al loro tradizionale habitat, abbandonando gradualmente la pianura e preferendo le zone collinari. Ama prati fioriti senza avere una preferenza per qualche essenza particolare.
Il nome scientifico Aporia è stato oggetto di diverse interpretazioni. L’etimologia greca dice che A-alpha privativo unito a “poros” = angusto passaggio, identificherebbe la difficoltà a transitare per un percorso stretto e complicato e Macleod a tale proposito lo fa riferire alla difficoltà a capire la forte fluttuazione che questa farfalla, unica appartenente a questo genere, ha nei diversi anni.
Riferendosi a questo senso di difficoltà e di carenza, Westwood e Spuler abbinano questo fatto alla scarsità di scaglie che questa farfalla ha sulle ali e che spesso le fa diventare rapidamente ialine e trasparenti. Altra possibilità concerne la rarità o la forte riduzione di questa farfalla in alcuni periodi ed in certe aree. Spiegazione data in Germania nel secondo decennio del XIX secolo e che potrebbe portare definitivamente a concordare questa interpretazione come concetto prevalente.
Il nome specifico crataegi deriva semplicemente dal genere Crataegus , il nome scientifico del biancospino, la sua pianta ospite. I nomi volgari europei sono: Black-Veined White in Inglese, Baum Weissling in Tedesco, Gazé o Piéride de l’Aubépine in Francese, la Blanca del Majuelo in Spagnolo.
Zoogeografia
Il pieride del biancospino è una farfalla paleartica diffusa in tutta l’ Europa con esclusione della parte settentrionale. È comune nel bacino del Mediterraneo coste africane comprese, Asia temperata fino alla Corea e Giappone. È considerata minacciata in diverse nazioni nord Europee ed è estinta nelle isole Britanniche mentre è molto abbondante nelle altre nazioni ove presente. Manca totalmente in Sardegna ed in Corsica. Vive dal livello del mare fino ai 2000 m di altitudine.
Morfofisiologia
Il Pieride del biancospino è una farfalla di notevole grandezza che raggiunge i 75 mm di apertura alare. È totalmente bianca con nervature molto pronunciate su entrambi le ali, di colore nero molto accentuato nei maschi e di marrone scuro nelle femmine. Come detto, agli apici delle ali anteriori mostra una scarsità di squame che mette a nudo la superficie lucida ed ialina dell’ala che risulta pertanto trasparente.
L’intera squamatura di questa farfalla risulta oltretutto alquanto debole e dopo alcuni giorni di volo gli esemplari perdono gran parte di questa copertura lasciando scoperta larga parte della superficie alare. Hanno un corpo massiccio di colore nerastro che diviene lucido ed untuoso dopo alcuni giorni di vita. Come in tutti i pieridi, le antenne sono robuste e clavate e di lunghezza pari circa alla metà dell’ala anteriore. È una farfalla fortemente sociale e si raduna spesso in gran numero nelle aree visitate.
Ama frequentare prati aperti e soleggiati con una forte presenza di infiorescenze che visita in continuazione svolazzando di fiore in fiore e creando, ove presente in grande quantità, quel movimento disordinato ed ondeggiante che le fa sembrare da lontano un mare in movimento. Particolare e curioso il comportamento di queste farfalle all’ improvviso scomparire del sole: si appendono ai fiori sui quali sono posate, restando ferme a grappoli fintanto che i raggi non riappaiono.
Biologia riproduttiva
È una specie monovoltina e gli adulti si involano da maggio a luglio. Depone un grandissimo numero di uova in quanto durante lo sviluppo è spesso soggetta ad una micidiale falcidia. A volte intere generazioni si riducono a pochissimi esemplari mentre in altri anni la sopravvivenza risulta quasi totale.
Le uova sono deposte tra giugno e luglio e sono generalmente posi- zionate direttamente sulla faccia superiore delle foglie.
Le larve rimangono durante i primi stadi, raccolte in un unico e grande nido costruito attorno all’intera pianta ospite e nel quale trascorreranno l’inverno. Sebbene questo bozzolo protegga l’intera colonia dai nemici naturali, il numero finale dei sopravvissuti risulterà d’abitudine alquanto esiguo. All’ultimo stadio i bruchi abbandonano questo nido e cercano un luogo isolato per impuparsi.
I bruchi sono di colore biancastro con un’ampia linea dorsale giallastra e tutto il corpo è cosparso di finissime spine bianche.
Le crisalidi, di colore giallo con una leggera e rada punteggiatura nera, sono fissate saldamente ad un rametto.
Alla schiusa questa farfalla espelle un liquido di spurgo color rosso sangue, chiamato meconio, che imbratta inevitabilmente l’albero sul quale è collocato il bozzolo, una situazione che ha dato credito nel passato a credenze e leggende tra le più strane. In Inghilterra quando questa farfalla era ancora molto diffusa, all’apparire di questi alberi e dell’erba sottostante insanguinati, si riteneva l’avvenimento come un segno divino di cattivo presagio per la popolazione e per i raccolti.
Il bruco si alimenta principalmente su Prunus, Crataegus e Spiraea ma anche su altre Rosaceae ed alberi da frutto. Talvolta è parassita nei frutteti.
Sinonimi
Papilio crataegi Linnaeus , 1758
→ Per nozioni generali sui Lepidoptera vedere qui.
→ Per apprezzare la biodiversità delle FARFALLE cliccare qui.